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Scrivici |Nagasaki
- L'escursione a Nagasaki durante la missione in Cina dell'Incrociatore Trento -
Panorama del porto di Nagasaki nel 1932
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
L'incrociatore Trento si fermò nel porto di Nagasaki dal 26 aprile al 1 maggio 1932 durante una visita di rappresentanza. Nagasaki distava da Shanghai circa una giornata di navigazione.
Giochi giapponesi nel 1932
Nagasaki e il Giappone
L’arcipelago del Giappone è stato caratterizzato per secoli da un relativo isolamento, impegnato e diviso nella lotta tra le varie signorie locali per avere il predominio del territorio. Il presidio di forze sempre agguerrite e la scarsità di risorse o territori ambiti scoraggiava forse le intrusioni esterne e quindi il Giappone non subì mai invasioni, con scarsi contatti con l’esterno. Tuttavia la Cina, vasto e complesso paese ricco di culture millenarie, ha avuto influenze profonde sul Giappone. La presenza del vicino universo cinese talvolta stimolava sogni e progetti di una dominazione completa e permanente, difficile da attuarsi per la sua immensità. Il porto naturale di Nagasaki, una delle cinque città più importanti del Giappone, era situato nella regione di sudovest, sull’isola di Kyushu, uno dei nuclei più antichi della popolazione indigena. Nagasaki era in una posizione privilegiata per i collegamenti con la Cina e per intrattenere contatti con le potenze europee, essendo uno dei primi approdi venendo dalle rotte dell’Occidente. Nella prima metà del millecinquecento i primi portoghesi fecero conoscere ai giapponesi le armi da fuoco, subito copiate da esperti artigiani. Negli stessi anni sbarcò il missionario gesuita Francesco Saverio ed iniziò la diffusione del cristianesimo soprattutto nella zona di Nagasaki dove i signori locali videro nei cristiani degli alleati alternativi rispetto ai troppo potenti monaci buddisti. Ma la situazione sarebbe cambiata in seguito. Nei duecentocinquanta anni del periodo Tokugawa il Giappone aveva conosciuto una organizzazione di tipo “feudale”, con una impostazione più unitaria che nel passato. L’isolamento sarebbe potuto continuare , ma nel 1853 una squadra navale americana guidata dal Commodoro Perry si presentava a chiedere l’apertura di rapporti diplomatici e commerciali. Cinque anni dopo vennero aperti al commercio quattro porti, tra cui Nagasaki, mentre in Giappone vi erano forti contrasti fra i nazionalisti ostili agli occidentali e chi invece preferiva la strada di una apertura prudente agli stranieri “inseguendo la saggezza in ogni parte del mondo” (dal programma del primo imperatore Meji, che segna la fine dell’era degli shogun). Il paese, con l’apertura alle conoscenze occidentali, subì una forte accelerazione nello sviluppo e nelle ambizioni, divenendo espansionista ed aggressivo. Nel 1894 entrò in lotta con la Cina per la Corea, suscitando la preoccupazione della Russia. Nel 1904 avvenne lo sbarco in Corea e l’attacco ai Russi a Port Arthur. La sconfitta navale russa a Tsushima dimostrò ancora le capacità militari del nuovo Giappone. Dal 1926 l’ascesa al trono di Hirohito, la crisi economica, l’unificazione della Cina, stimolarono il nazionalismo nipponico. Il governo civile lasciò il potere ai militari e si affermò una politica più decisamente imperiale ed orientata alla conquista della Cina. Negli anni trenta gli occidentali assistevano da spettatori al conflitto cino-giapponese e all’avanzata dei nipponici, con l’invasione della Manciuria nel 1932 e della Cina nel 1937. Come necessario supporto di risorse minerarie ed energetiche venne invasa nel 1941 anche l’Indocina. A questo punto gli Stati Uniti ed altre potenze occidentali avrebbero voluto imporre al Giappone non solo il ritiro dall’Indocina, ma anche dalla Cina: un ripiegamento praticamente inaccettabile con poco spazio e tempo per cercare un compromesso. Di fronte alla certezza della guerra, il Giappone colpì per primo a Pearl Harbour nel dicembre 1941. Seguirà una fulminea avanzata in tutto l’Oriente e in seguito una altrettanto lenta e difficile riconquista da parte alleata. La bomba atomica su Nagasaki il 9 agosto 1945 è il tragico atto conclusivo della Seconda Guerra Mondiale.
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