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Scrivici |Regata di velieri d’epoca
- Garibaldi Tall Ships Regatta 2010 -
La Goletta Oosterschelde e la Nave Scuola Palinuro.
Vele di ieri e di oggi.
Le “navi dagli alti alberi” si cimentano in una regata a vela da Camogli a Trapani (11-16 aprile 2010), ma prima si fanno ammirare sia in porto a Genova, che nel trasferimento fino alla partenza. Si pone quindi un dilemma: vederle mentre navigano a vela o salirci sopra? Vederle in mare aperto o studiarle da vicino? Sembra banale, ma non si può fare tutto e bisogna scegliere.
Secondo noi bisogna vederle da vicino. Se queste navi, maestosi edifici di vele spiegate, silenziosi sull’acqua, sono un'apparizione emozionante, vale anche la pena ammirarle nei momenti di riposo. Osservarle in banchina, come ogni barca da diporto. Tra superfici in legno lucide per l’uso, cime di canapa e ottoni, si vedono anche accessori moderni a ricordarci che sono vere navi, destinate ad andare per mare. Antenne, radar, mezzi di salvataggio, idranti, e altri oggetti che normalmente passano inosservati, qui si notano sullo sfondo da mobile antico. Comprendiamo che ci sono esigenze reali prima dell’estetica. Attraversare il Mediterraneo a bassa velocità con un ingombrante apparato di propulsione come le vele comporta competenza, esperienza, destrezza, previdenza e tante altre virtù dell’uomo di mare d’altri tempi. Il vero marinaio si vede non solo nelle tempeste ma anche nella cura per la sua nave, casa e strumento di salvezza assieme. Chi mette in vista il veliero sotto gli occhi curiosi di tutti, sa che sarà giudicato per i dettagli. Il passante può tentare di elencare col giusto nome le singole parti, meglio che su un libro, cercando di impressionare gli amici, sapendo che nessuno coglierà gli errori. Se la memoria fa difetto, meglio portarsi il compito a casa con uno scatto. Fotografare è fonte di costante imbarazzo: la nave è troppo grande per entrare tutta quanta nella macchinetta e allontanandosi entrano in campo degli intrusi a rovinare l’atmosfera di un secolo fa. Meglio usare il teleobiettivo, per togliere turisti, container, palazzi, pubblicità. Ecco dei marinai che siedono pensierosi, soggetto ideale da ritrarre. Ma hanno tutti in mano il telefonino, che le ciurme dell’ottocento non usavano. Esausti possiamo sederci a un tavolo vista barche ordinando un piatto di mare, rimirando la nave preferita, accarezzata da una brezza deliziosa. Riprese le energie e divenuti intraprendenti, possiamo provare a salire a bordo.
Una selva di manovre dormienti e correnti, tanto lavoro.
Alcuni protagonisti della Regata
Navi interessanti e dalla forte personalità hanno spesso una storia da raccontare (cenni informali, con beneficio di inventario).
Palinuro, 1934, Italia, goletta a tre alberi da 68 metri (68,9).
Varato a Nantes (Francia) e impiegato in Atlantico settentrionale. Acquistato nel 1950 dalla Marina Italiana e ristrutturato come nave scuola. Dotato di 1000 mq di velatura. Motto: “faventibus ventis” (che i venti ti siano favorevoli).
Astrid, 1918, Olanda, brigantino da 41 metri (41,35).
Fu un peschereccio per le aringhe, usato a motore nel Baltico. Negli anni settanta fu poi impiegato per traffici illegali nel Mediterraneo orientale. Semidistrutto da un incendio vicino alle coste inglesi, dopo molti anni fu profondamente ristrutturato nel 2000.
Far Barcelona, 1874, Spagna, goletta a due alberi da 30 metri (30,74).
“Jakt” norvegese, molto antico. Restaurato dal cantiere del Consorzio El Far. Grazie a finanziamenti di Barcellona, della Catalogna, ed europei, è stata impiegata per la formazione negli ultimi dieci anni ed è oggi una nave scuola per la navigazione tradizionale.
Tenacious, 2000, Gran Bretagna, brigantino a tre alberi da 66 metri (66,57).
La più grande nave del mondo in legno di questo tipo. E’ attrezzata per disabili, che presero parte anche alla costruzione.
Pogoria, 1980, Polonia, goletta a tre alberi da 49 metri (49,52).
Costruito per un progetto di educazione marinara fondato nel 1971, poi sostenuto da sponsor privati polacchi. Gestito dal club velico polacco, può ospitare fino a 50 membri d’equipaggio e studenti.
Oosterschelde, 1918, Olanda, goletta a tre alberi da 48 metri (48,62).
Costruito in Olanda per la compagnia di navigazione Haas di Rotterdam. Fu impiegato sotto bandiera danese per trasporto (centinaia di tonnellate) di merci come mattoni, aringhe , banane. Venduto nel 1921, cambiò più volte proprietario e venne trasformato in motorsailer. Restaurato a partire dal 1990 e nuovamente varato nel 1992.
Tecla, 1915, Olanda, ketch a due alberi da 35 metri (35,9).
Costruito per la pesca delle aringhe, venne impiegato per almeno dieci anni nella pesca con il nome di Graaf van Limburg Stirum. Venduto alla Danimarca prese il nome di Tecla. Ritornato all’Olanda nel 1980, venne restaurato come veliero.
Maybe, 1929, Gran Bretagna, bermudian ketch da 26 metri (26,13).
Varato nel 1933 ad Amsterdam, era progettato per la navigazione intorno al mondo. Occultato durante l’ultima guerra mondiale venne ristrutturato e impiegato prima nel Mediterraneo e poi negli oceani. Acquistato nel 1989, fu nuovamente restaurato e ha ripreso l’attività nel 2007.
Orsa Maggiore, 1994, Italia, bermudian ketch da 19 metri.
Progettato dal cantiere navale Vallicelli, costruito a Venezia nel cantiere Tencara, lo stesso del Moro di Venezia. Equipaggio di 20 membri. Impiegato dalla Marina Italiana per l’addestramento di cadetti e ufficiali.
Den Store Bjorn, 1902, Danimarca, goletta a tre alberi da 49 metri.
Nato e impiegato come faro galleggiante, con struttura rinforzata, partecipò alla prima e seconda guerra mondiale. Acquistato e restaurato dal 1980.
Pandora, 1994, Italia, goletta a due alberi da 22 metri (22,9).
Riproduzione di una goletta a gabbiola russa del 1700. 350 mq di vele.
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In questa rassegna di velieri, dalla loro storia vecchia e nuova, con grande impatto visivo, emergono alcuni aspetti interessanti della vela oggi:
- La capacità riconosciuta da più nazioni di allenare al lavoro di squadra e al superamento delle difficoltà (nonostante la vela non sia più usata come propulsione competitiva).
- Il grande fascino universale che interessa diverse categorie di persone, dal neofita all’appassionato, dal praticante a chi non salirà mai su una barca.
- L’opportunità di ospitare a bordo nella pratica della navigazione, come imperdibile esperienza o vacanza, costituendo fonte di reddito per chi mantiene il veliero.
- Il valore storico di barche, tecniche e materiali da preservare nel tempo, che possono convivere con le non trascurabili esigenze di un uso funzionale efficace.
- La promozione di nazioni e regioni con il loro passato e tradizioni marinare, attraverso un visibile ambasciatore. Inoltre anche luoghi e tappe attraversate da regate e trasferimenti hanno la loro promozione.
- La possibilità di raccogliere fondi e sponsor privati, pubblici, nazionali ed europei, sia per la fase di acquisto e restauro che per il mantenimento.
- L’indiscussa bella presenza in immagini e video, oltre che in interviste e testi, tanto da farne un soggetto mediatico insuperabile.
La visita ai velieri è l’occasione per apprezzare il lungomare di Genova nella sua trasformazione. Per lungo tempo la sopraelevata (e prima ancora la ferrovia) ha deturpato e tolto alla città il mare. Oltre quel confine esisteva un porto e spazi cintati poco frequentabili. Ma l’avere ristrutturato il porto, investendo in esposizioni, attività, servizi, legati fra loro, dove si possa passeggiare con continuità, ha creato al di là del traffico un nuovo spazio attraente sia per i cittadini che per i forestieri. Il porto turistico è intrattenimento per chi la barca non ce l’ha e generatore di indotto lavorativo. Attività artigianali e terziarie, musei, ristorazione, si intrecciano in una diversità di proposte. Si può passare la giornata anche godendo il sole e l’orizzonte, insieme al movimento che rende sempre interessante un porto.
Passeggiando si può anche vedere una stupenda mostra di modellismo navale nel Palazzo San Giorgio.
Poco lontano, vicino al Museo del Mare, il sommergibile Nazario Sauro è in allestimento, presto visitabile...
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