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Scrivici |Le navi italiane, durante il secondo conflitto mondiale
- L'impiego della flotta e la guerra dei convogli -
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Nel corso del conflitto emersero le difficoltà oggettive e la minore efficacia della Regia Marina, rispetto a quella Britannica. Nonostante l'intensa attività marinara italiana in Mediterraneo e sugli oceani, solo un conflitto con un valido antagonista poteva evidenziare limiti e debolezze. In fondo il precedente conflitto mondiale si era svolto nel ristretto mare Adriatico con un impiego di unità minori e sommergibili che sarebbe stato completamente diverso nella Seconda Guerra Mondiale. Inoltre l'isolamento dell'Italia portò a cambiare forniture, a utilizzare produzioni nazionali, impiegando armi pesanti e leggere, munizionamento, apparecchiature, tecniche, con condizioni nuove e tutte da sperimentare . Il rapido ritmo degli eventi lasciò poco tempo per verificarle e adeguarsi alle esigenze belliche.
Fatto importante nella conduzione dei confronti navali, fu la preoccupazione dei vertici di non poter rimpiazzare eventuali perdite della flotta da battaglia, come invece poteva fare la Gran Bretagna. A questa saltuaria prudenza nel comando delle grandi unità si contrappose comunque la grande dedizione nello scortare e garantire i traffici mercantili, senza che vi fosse mai interruzione nelle comunicazioni, tanto da poter dire che l'Italia non perse certo la “battaglia dei convogli”. La estrema urgenza dei rifornimenti, insieme alla scarsa disponibilità di merce da caricare, portarono a un maggior numero di viaggi con navi semivuote. Con viaggi tanto numerosi prima o poi si veniva intercettati. Questo processo portò alla perdita di gran parte della flotta mercantile e del naviglio minore di scorta, sia pure con un’alta percentuale di trasporti riusciti. Nel frattempo le unità maggiori avevano tale scarsità di combustibile da non potersi praticamente muovere.
Durante il conflitto, fino al settembre 1943, le grandi navi da battaglia non subirono perdite, a parte i gravi danni di Taranto. Invece quasi tutti gli incrociatori, che furono impiegati maggiormente, vennero perduti o gravemente danneggiati. Notevoli anche le perdite delle unità minori, tra le più usate e logorate, sacrificate nelle situazioni più diverse, dove l'esposizione continua al rischio aumentava la probabilità di affondamento.
Continua...
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