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Scrivici |Il siluro
- I siluri italiani e di altre nazioni -
Schema descrittivo di un siluro (Tempo N.119 - 4 settembre 1941 - Articolo di Nicola Balistreri)
Il siluro
Lo sviluppo del sommergibile è dovuto al siluro, arma eccezionale e forse superiore a tutte le altre.
Il siluro mantiene fino all'ultimo il fattore sorpresa.
Al contrario, bombe d'aereo e proiettili d'artiglieria fanno rumore ed espongono subito chi le lancia, che deve tenersi a debita distanza. Così sono poco precise, e bisogna sprecarne un certo numero per avere qualche probabilità. Spesso il combattimento si prolunga e il bersaglio risponde con violenza. Se si vuole essere efficaci, il peso di bombe e proiettili deve aumentare, e in proporzione crescono le dimensioni di chi le trasporta. Ci vogliono navi da battaglia grandi e visibili, enorme investimento da mettere a repentaglio, oppure bombardieri grandi e lenti. Insomma, con bombe e proiettili bisogna esagerare, e al crescere dell'effetto voluto bisogna rischiare in proporzione. A conti fatti, il siluro (apparentemente più costoso) è in realtà la soluzione più intelligente ed economica.
Ma il siluro è anche più preciso e potente. Ha un proprio sistema di propulsione e di guida che gli fa tenere la direzione e la profondità. Arriva dunque nel punto voluto, il giusto numero di metri sott'acqua per colpire la nave dove non è più protetta. Bombe e proiettili devono aprirsi la strada attraverso le corazze e i punti più difesi della nave, e hanno successo soltanto se raggiungono un punto vitale. Invece il siluro, per il solo fatto di entrare (sott'acqua: è tutta qui la differenza) produce già una ferita mortale. Inoltre ha più possibilità di raggiungere le eliche o le macchine, fermando la nave. I suoi quintali di tritolo, che hanno già una potenza tremenda, vengono usati al meglio.
Infine il suo motore alleggerisce chi lo lancia, rendendo possibile l'uso a piccoli battelli come i sommergibili e le motosiluranti , e addirittura ad agili aerei come gli aerosiluranti.
L'uso bellico
Grazie ai siluri, a parità di equipaggi e di investimento cantieristico, una flotta di sommergibili rende di più rispetto alle grandi navi da battaglia.
In caso di guerra le azioni dei sommergibili si rivolgono sia al naviglio militare che a quello mercantile, per interrompere i rifornimenti. L'ampiezza dei possibili obiettivi, e l'incertezza su dove si colpirà, costringe il nemico ad un notevole impegno preventivo e a grandi limitazioni del traffico. Psicologicamente il sommergibile è un'arma potente.
Per i numerosi affondamenti di inermi navi passeggeri, e per la riprovazione morale dell'attacco "a tradimento", si tentò fra le due guerre di vietare la costruzione di sommergibili, ma nessuno era convinto fino in fondo di rinunciare a questo efficace mezzo di combattimento.
Nella prima guerra i tedeschi operavano in acque nordiche ed oceaniche e maturarono quindi una esperienza che assicurò loro una supremazia operativa e tecnologica indiscussa. Anche gli italiani fecero notevoli esperienze, ma in acque adriatiche più che mediterranee, in particolare con attacchi in porto e agguati vicino alla costa, di tipo individuale.
Le caratteristiche dei sommergibili italiani della seconda guerra mondiale, rivelano una molteplicità di versioni sempre legate alla stessa impostazione, abbastanza tradizionale. Molti comandanti italiani preferivano gli scontri in superficie, con le artiglierie, anche quando erano poco convenienti. Paragonate alle unità tedesche contemporanee, i battelli italiani erano meno spartani ma avevano torrette più grandi (avvistabili più facilmente), una maggiore lentezza nell'immergersi (circa un minuto contro mezzo minuto), profondità massime inferiori (mediamente novanta-cento metri contro centocinquanta).
Lo svolgersi degli scontri aeronavali in mediterraneo e in atlantico imponevano un adattamento alle mutate condizioni, ma i sommergibili italiani poterono applicare limitate modifiche, come la riduzione delle torrette. Nonostante fosse stata provata una soluzione tipo schnorkel, non fu mai adottata sui sommergibili italiani.
Anche i tedeschi produssero molte versioni, ma realizzarono settecento battelli solo del tipo VII, molto riuscito ed efficace, con cui ottennero la metà dei quattordici milioni di tonnellate affondate. Questo dimostra la capacità di industrializzare le loro esperienze. Sotto la pressione degli attacchi aerei, usarono bunker per i sommergibili e i cantieri non si fermarono , anche grazie allo sviluppo decentrato di sezioni dello scafo da assemblare, per minimizzare i rischi di permanenza sullo scalo. I tedeschi arrivarono a 18 secondi di tempo di immersione, 17 nodi sott'acqua , 200-300 metri di profondità massima, nelle ultime versioni.
I siluri italiani e delle altre nazioni
Prima della guerra i siluri italiani erano conosciuti per il buon livello qualitativo. La propulsione era ad aria compressa surriscaldata con motore alternativo. Mio padre mi raccontava che nelle prove al banco si spingevano i motori fino a divenire incandescenti. Il siluro, soprattutto per l'uso aereo, doveva essere ben progettato per infilarsi in mare da quell'altezza senza spezzarsi o esplodere, e doveva mantenere le proprie caratteristiche di propulsione e guida anche dopo il tremendo impatto. Molte nazioni acquistarono i siluri italiani per studiarli e copiarli.
I siluri italiani furono comunque sempre affidabili e di ottime prestazioni. Non ebbero mai inconvenienti sistematici come quelli avuti da siluri tedeschi, americani e inglesi all'inizio del conflitto. Tuttavia vennero superati da altri tipi di propulsione (es.elettrica) che non rivelassero la scia e provenienza, o da siluri magnetici in grado di esplodere solo per vicinanza al bersaglio. Il principale limite nell'uso era nelle tecniche di lancio, approssimative e ormai superate da strumentazioni più precise. La Regia Marina impiegò 3.700 siluri nel conflitto, tutti di progettazione e costruzione nazionale.
I migliori siluri erano forse quelli giapponesi ad ossigeno, senza scia rivelatrice e capaci di essere lanciati a 37 chilometri di distanza con velocità di 41 nodi, oppure potevano raggiungere i 50 nodi a distanze più brevi.
Continua...
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