Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |I siluri di produzione nazionale
- Soluzioni affidabili e tradizionali -
Imbarco di un siluro sull'Incrociatore Trento nel 1934 (archivio Trentoincina)
Le armi della Regia Marina
La Regia Marina impiegò durante la seconda guerra mondiale circa 3.700 siluri di produzione nazionale e impostazione tradizionale, affidabili e di buone prestazioni, preferendo la sicurezza di funzionamento a novità sicuramente utili ma di difficile messa punto. Il tipico siluro italiano era mosso dall’aria compressa, contenuta in un serbatoio da 600 litri a 200 atmosfere. L’aria in uscita veniva riscaldata ad alta temperatura, con un bruciatore a petrolio, e l’elevato volume d’aria espansa muoveva un motore alternativo (ovvero a pistoni), che trasmetteva il moto a due eliche, rotanti sullo stesso asse in senso contrario tra loro, per dare stabilità. Si otteneva una corsa di 4.000 metri a 50 nodi, o una corsa doppia riducendo la velocità a 40 nodi. Direzione (angolazione) e profondità erano regolabili prima del lancio. Un giroscopio garantiva che venissero mantenute durante la corsa. Il siluro aveva un diametro standard di 533 millimetri (450 per le versioni precedenti, più piccole) e una lunghezza tra 6,50 e 7,20 metri. La carica esplosiva era di 250-270 chili, attivata da acciarini universali a pendolo, ovvero azionati dall’urto contro il bersaglio.
Lancio di un siluro dall'Incrociatore Trento nel 1934. La spinta avviene con l'esplosione di una carica (archivio Trentoincina)
I siluri di questo tipo avevano il difetto di lasciare una scia evidente che permetteva ad unità veloci di manovrare per evitarli e magari rintracciare chi li aveva lanciati. Per questi motivi altre Marine si orientarono verso i siluri elettrici, senza scia. Inoltre l’esplosione solo per contatto poteva vanificare l’effetto per errori di quota o scarso pescaggio del bersaglio, per cui si preferirono acciarini magnetici che si attivassero passando sotto la chiglia. Considerati gli insuccessi incontrati da altre nazioni in piena guerra, anche la tecnologia tradizionale impiegata dagli Italiani ebbe i suoi vantaggi. Normalmente il lancio avveniva attraverso un tubo lanciasiluri, che nei sommergibili spingeva fuori il siluro con l’aria compressa. Anche questa operazione generava una bolla d’aria visibile.
Schema descrittivo di un siluro (Tempo N.119 - 4 settembre 1941 - Articolo di Nicola Balistreri)
I tubi lanciasiluri, non orientabili, si trovavano sia a prora che a poppa dei sommergibili, chiusi da cappelli stagni e fondo mobile per introdurli. Sui sommergibili tascabili vennero adottate altre soluzioni più semplici come la spinta autonoma del siluro, contenuto in una gabbia dove circolava l’acqua. Sulle unità di superficie i tubi lanciasiluri erano quasi sempre orientabili, singoli e multipli, con la spinta iniziale data da una carica esplosiva. Sulle unità più piccole venivano lanciati anche lateralmente. La produzione dei siluri nazionali veniva dal Silurificio Whitehead di Fiume, dal Silurificio Italiano di Baia-Napoli, dal Silurificio Motofides di Livorno.
Immagini del silurificio Whitehead di Fiume (7 anni di guerra).
199