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Scrivici |Ricordi di marinai dell'Incrociatore Colleoni
- Alcune immagini e il ricordo dei marinai -
Lo zio Andrea nelle foto di Giuseppe Magazzù
Ringraziamo il Signor Giuseppe Magazzù per le fotografie gentilmente fornite.
Ringraziamo inoltre Giuseppe Braccolino per le testimonianze che ci ha cortesemente trasmesso del padre Salvatore.
Le foto pubblicate in questa pagina, relative al Colleoni, hanno una storia particolare. Furono scattate durante la Campagna in Estremo Oriente dell'incrociatore su cui era imbarcato lo zio del Signor Magazzù, Andrea.
Sono state conservate in famiglia sin dal tempo della guerra. Nel maggio 1940 lo zio Andrea tornò a casa in licenza per un grave lutto, portando con sé queste poche fotografie.
Disse ai suoi familiari che data l'affrettata e imprevista venuta a casa, non aveva potuto portare la maggior parte delle fotografie scattate nella missione in Cina, ma certo l'avrebbe fatto la volta successiva.
Purtroppo il Colleoni affondò in combattimento
il 19 luglio di quello stesso anno, portando con sé anche lo zio Andrea.
Su quella stessa nave si trovava anche Salvatore Braccolino, che invece riuscì a salvarsi e di cui riportiamo una testimonianza.
La mappa della missione dell'Incrociatore Colleoni in Estremo Oriente nel 1938 - 1939
Gli Incrociatori della classe Condottieri
La storia e la drammatica fine dell’Incrociatore Colleoni evidenziano i problemi di progettazione e impiego delle navi da guerra. Negli anni venti la Marina Francese, che sembrava il più probabile futuro antagonista in Mediterraneo per la Regia Marina, varava dei cacciatorpediniere pesanti e bene armati (5 pezzi da 138 mm).
Per contrastarli efficacemente ci volevano unità con armamento maggiore (8 da 152 mm) che non fossero semplici cacciatorpediniere, ma incrociatori leggeri. Dovevano avere anche velocità elevata (sui 35 nodi) per poter inseguire i caccia francesi, tanto da poterli bersagliare a lungo e colpirli. Per avere armamento e velocità si sacrificò la protezione, riducendola al minimo. Si prevedeva che i colpi di calibro inferiore o equivalente non recassero danni gravi, ritenendo che le sottili paratie interne (1,8 cm) potessero bloccare le schegge. In ogni caso non dovevano confrontarsi con incrociatori meglio armati.
Gli incrociatori leggeri, di circa cinquemila tonnellate, della classe “Condottieri” furono 4: Alberto di Giussano, Alberico da Barbiano, Bartolomeo Colleoni, Giovanni delle Bande Nere.
Marinai del Colleoni in Cina, estate 1939. Il secondo da sinistra è il Capo cannoniere Salvatore Braccolino.
Il Colleoni in Cina
Preso in consegna dalla Regia Marina il 10 febbraio 1932, l’Incrociatore svolse normale attività fino al novembre 1938 quando si recò in Cina a sostituire l’Incrociatore Montecuccoli. Apertasi la guerra in Europa, il Colleoni lasciò Shanghai il 1 ottobre 1939 per rientrare a Gaeta.
Probabilmente Andrea Magazzù e Salvatore Braccolino furono entrambi presenti sul Colleoni in Cina, come mostra una foto scattata all'epoca. Si sarebbero trovati a bordo anche in guerra.
A bordo del Colleoni in navigazione
Il Colleoni in guerra
La guerra iniziava per l’Italia il 10 giugno 1940. Contrariamente a quanto ci si aspettava, sul mare l’avversario non era più la Francia ma la Gran Bretagna, dotata di unità più protette e più efficaci nel contatto balistico, caratteristiche a cui si univano la tradizionale esperienza e decisione, tipiche della Royal Navy.
Il 19 luglio 1940 Colleoni e Bande Nere intercettarono una formazione di cacciatorpediniere britannici, ponendosi al loro inseguimento. Ma la formazione avversaria comprendeva l’Incrociatore australiano Sidney, lo stesso che aveva affondato il caccia Espero.
Nello scontro imprevisto le unità italiane accettarono il confronto, ma il Colleoni fu centrato da vari colpi del Sidney e immobilizzato. I caccia inglesi lo attaccarono da vicino con i siluri, asportandone la prora, e l’incrociatore affondò rapidamente.
Nel frattempo il Sidney si dedicava all’attacco del Bande Nere, che in condizioni di inferiorità era costretto a sottrarsi. Ne seguì un lungo inseguimento sul filo dei trenta nodi (navi cariche, in pieno assetto di combattimento) con scambio reciproco di colpi, alcuni a segno. Alla fine, mentre il Bande Nere rallentava per una avaria alle macchine, il Sidney rompeva il contatto, essendosi reso conto che aveva una pericolosa scarsità di munizioni.
Il Comandante del Colleoni, gravemente ferito, fu soccorso dal nemico e portato ad Alessandria dove spirò in seguito, ricevendo gli onori militari.
I ricordi di un superstite: Salvatore Braccolino.
Il Capo cannoniere Salvatore Braccolino, detto Gino, classe 1915, era imbarcato sul Colleoni, quando questi fu attaccato e affondato dagli Inglesi. Raccolto fra i superstiti, in acqua salvò la vita al marinaio Bruno Codina di Trieste. Avendo conoscenza della lingua, fu incaricato dagli Inglesi di stilare la lista dei sopravvissuti: incluse tutti i nomi tranne il suo e quindi fu dato per disperso. Passò la notte a bordo della nave Inglese, tenendo tra le sue mani quella di un altro marinaio napoletano gravemente ferito, ma stanco s’addormentò. Quando si risvegliò all’alba, stringeva ancora una mano ormai inerme.
Arrivò alla famiglia la notizia che era disperso; tutti lo credettero morto tranne sua madre. Si riabbracciarono alla fine della guerra, dopo 6 anni e 20 giorni di prigionia nei campi Inglesi, in India.
Racconti riportati dal figlio Giuseppe.
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