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Scrivici |Ricordi di guerra in mare - Navi sfortunate
- Vittorio Dini sul Trento, Trieste, Gorizia, Gioberti, Scillin,... -
Dal "Libretto personale" del RadioTelegrafista Vittorio Dini.
Ringraziamo Vittorio Dini per le testimonianze e ricordi che ci ha gentilmente trasmesso.
In cima al molo
Vittorio passeggia fino in cima al molo di Viareggio, da cui può guardare il mare e conversare con gli amici. Assieme ad altri ricorda episodi del conflitto mondiale, quando era un Radiotelegrafista. Ascoltiamo anche noi i suoi frammenti di memorie, dettagli che si intrecciano con fatti storici noti. Le nostre richieste stimolano a ricordare e questo completa la narrazione con altri particolari. Vittorio fu imbarcato sugli incrociatori Trento, Trieste e Gorizia, sul caccia Gioberti, sul piroscafo Scillin, ed è stato fortunato a poterci trasmettere le sue esperienze perché tutte queste navi furono colpite o affondate. Certamente si parla di Storia già scritta e documentata ed è quindi normale considerare meno importanti i punti vista personali dei testimoni, quasi fossero solo accessori che al massimo confermano i fatti senza aggiungervi molto. Eppure la presenza di esseri umani, le loro situazioni, la normalità abbinata con il dramma rende tutto più vero, come fosse accaduto ora.
Le posizioni approssimate del Trieste e del Gorizia presso La Maddalena in Sardegna, distanziati per non concentrare in un solo punto i possibili obiettivi; foto aeree USA del bombardamento.
Bombardamento dell’Incrociatore Gorizia
Vittorio, dopo essere stato su Trento e Trieste, salì sul Gorizia nel novembre 1941, partecipò ai due scontri della Sirte e alla battaglia di Mezzo Giugno 1942, rimanendovi fino all’estate del 1943.
“Vorrei precisare che non sono sempre stato in Protetta (la stazione radiotelegrafica al chiuso, difesa da corazzatura), ma sul Gorizia un bellissimo giorno fui promosso alla plancia. Per me migliorò tutto: addio alla claustrofobia, ero all'aria aperta , vedevo il mare, stavo gomito a gomito con la cifra (gli addetti alla codifica/decodifica dei messaggi tra RT e Comandante).”
10 aprile 1943. Bombardieri quadrimotori americani bombardarono gli incrociatori Trieste e Gorizia ancorati alla Maddalena in Sardegna. Il Trieste venne affondato e il Gorizia fu gravemente danneggiato. Fu poi trasferito alla Spezia tre giorni dopo e messo in bacino.
“Dovevamo andare a giocare a calcio. Non era proprio una partita ma solo una sgambata per avere un po’ di distensione, obbligatoria per noi R.T. L'ormeggio era molto lontano dalla città (il Trieste era più vicino) ed essendoci li vicino una spianata con un campo, per modo di dire, si andava a sgranchirci le gambe.
Io ero proprio fra quelli che dovevano andare a giocare a calcio. Quando suonò l'allarme aereo, mentre qualcuno era già sulla motobarca e altri scendevano dal barcarizzo, io ero ancora a bordo. Quegli allarmi si susseguivano in continuazione e quindi ci si interrogò cosa fare, finché il "padrone" della motobarca disse che era meglio aspettare. E furono parole sante. Io mi incamminai, come al solito per salire in plancia quando a metà strada cominciarono a sparare i cento (i cannoni antiaerei). Io con le ali ai piedi feci appena in tempo a giungere in plancia che cadde la "grandine". La motobarca e il barcarizzo furono sbriciolati. Da lì fino alla torre tre sul lato sinistro della nave fu tutto un buco.
Il Gorizia fu colpito da tre bombe. Due sull'ala sinistra della nave che trovarono il ponte di batteria più duro di loro, che non si fece perforare, e che pur avvallandosi quasi fino al galleggiamento, non fece entrare un goccio d'acqua nello scafo. La terza cadde sulla torre tre. Nella parte posteriore della torre, il lastrone corazzato a semicerchio si staccò schiacciando dei poveretti che sotto avevano trovato rifugio. Fu difficile liberarli e uno ci lasciò le gambe che furono tolte a La Spezia. Il Gorizia riuscì ad arrivarci con le proprie eliche.”
Al momento dell’armistizio il Gorizia fu catturato alla Spezia dai tedeschi. Alla fine della guerra era semiaffondato, piegato sulla dritta. Fu recuperato e demolito. Sull'Incrociatore Gorizia avevamo già pubblicato una testimonianza.
Il piroscafo Scillin
A questo piroscafo italiano, affondato con prigionieri inglesi a bordo, abbiamo già dedicato una pagina sui retroscena dello spionaggio. All’inizio del racconto si trovava in nord Africa, ma come era giunto là? Ce lo spiega Vittorio.
“Era durante il mio periodo di imbarco sul Gorizia. Un giorno io, un altro R.T., un segnalatore, un motorista, un direttore di macchina, due o tre ufficiali di plancia, fummo “impacchettati”, portati alla stazione di Messina e via senza sapere nulla di nulla. A Palermo ci caricarono su un camion da trasporto e ancora via fino a Trapani. Finalmente si seppe cosa dovevamo fare. Traghettare lo Scillin, questa nave civile militarizzata fino a Tripoli. E così fu. Lo Scillin aveva il suo equipaggio adeguato in tutto e per tutto che era si militarizzato ma sempre civile: però dovendo navigare da solo aveva bisogno di consigli militari. Lo scopo non era portare di la lo scafo ma bensì il carico, importantissimo, e la strategia doveva essere quella di non dare nell'occhio, navigando fuori dal convoglio. Finiti i preparativi, la sera, partenza scortati. Per poco, perché poi restammo in totale solitudine. Dopo tre giorni e tre notti giungemmo a Tripoli. Un aereo ci prese e ci riportò in Sicilia. Mi sembra di ricordare che il R.T. civile che avevamo aiutato si sia salvato.
Dopo questo successo, encomio solenne ai partecipanti e poi perchè non riprovare?..."
Dunque lo Scillin era un piroscafo isolato e senza scorta, con l’equipaggio civile assistito da militari, su una rotta pericolosa. La modalità di convocazione dei membri militari dell’equipaggio e la navigazione fuori convoglio dimostrano la ricerca di riservatezza, accortezza dovuta ai numerosi affondamenti di quel periodo, attribuiti alle spie. Ma in un viaggio di ritorno lo Scillin sarà comunque intercettato e silurato.
Cacciatorpediniere Gioberti
Abbiamo già presentato una testimonianza in una pagina sulla attività in guerra e affondamento del Gioberti.
“Per mia fortuna, il giorno dell'affondamento del Gioberti non ero a bordo. Ricordo che qualche giorno prima di sbarcare, il Gioberti era quasi giunto a La Maddalena quando vedemmo due colonne d'acqua sulla destra. Erano due siluri (lanciati contro di noi) che esplosero contro la terra che stavamo costeggiando. Subito messi in allarme, cercammo il sommergibile per lo speronamento che non poté avvenire, poi lanciammo le bombe di profondità. Entrammo infine ad ancorarci proprio là dove avevano bombardato il Gorizia. In seguito, quando Supermarina confermò che il sottomarino era stato affondato, il Comandante offrì due giorni di licenza premio. Però io li ho persi.
Dopo l’affondamento del Gioberti, avvenuto durante la mia sosta a terra, ricordo le facce stupite dei tanti amici e anche miei paesani che mi incontravano dopo il fatto. A La Spezia si mettevano le mani nei capelli come se vedessero un fantasma. Un mio paesano, mi raccontò che gli R.T. si salvarono tutti, compreso quello che mi aveva sostituito. Il disastro fu dalla metà verso poppa.
Ricordo anche " Alina ", una simpatica cagnetta che percepiva il pericolo. Quando vedeva un po’ di confusione tremava tutta e ci faceva pipì sulle scarpe. Chi sa che fine abbia fatto!”
La presenza di una mascotte, generalmente un cane, era abbastanza frequente a bordo delle navi, un animale che seguiva le sorti dell’equipaggio, un elemento di diversità e distrazione nella vita quotidiana, oggetto di attenzione e simpatia da parte di tutti.
Il relitto del Gioberti, nei due tronconi in cui si spezzò, si trova là sotto, presso Punta del Mesco. Una tomba per diversi marinai, non sappiamo quanti. Forse qualcuno conosce il punto dove giace.
La fine del Gioberti, spezzato in due (interpretazione di una foto dell'affondamento).
Trento e Trieste
Vittorio si alternò più volte su questi incrociatori della stessa classe, sin dal marzo 1940. Nel chiuso della stazione radiotelegrafica “Protetta”, visse Punta Stilo, Capo Teulada, l’affondamento del convoglio Duisburg, oltre che essere a bordo durante la notte di Taranto. Ci ha raccontato diversi particolari della sua esperienza R.T., rispondendo alle nostre domande.
Il discorso prosegue. Vittorio ricorda sempre qualcosa di inedito, che noi pubblicheremo. Tornate a trovarci.
Continua...
Altri ricordi di Vittorio Dini nella pagina successiva...
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