Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |Vita sulle navi passeggeri
- Dettagli della vita quotidiana sui transatlantici -
Il Conte Grande con i colori del Lloyd Sabaudo
Linee celerissime di lusso per il Mediterraneo e le Americhe - Collezione Trentoincina
Equipaggio
L’equipaggio della grande nave passeggeri, oltre allo Stato Maggiore (comandante e ufficiali), comprendeva 3 grandi categorie: il personale di coperta (marinai, vedette, timonieri, mozzi…), di macchina (fuochisti, elettricisti, frigoristi,…), e di camera, cioè alberghiero, diviso per servizio (cucina, cambusa, alloggi, lavanderia,…), più altre funzioni, come quella sanitaria e religiosa. Sui piroscafi di fine ottocento il personale di macchina poteva essere più numeroso, a conferma del notevole impegno che richiedeva la gestione della forza motrice . Sul Nord America (1884) vi erano 41 persone di coperta, 27 di camera e ben 97 di macchina. Con l’aumentare dell’efficienza delle macchine, fu possibile dedicare maggiore personale ai servizi passeggeri. Sul Regina Margherita di fine ottocento il personale di camera era di 32 persone, sul Duilio degli anni venti arrivava a 300 persone, ed erano 462 sul Conte di Savoia degli anni trenta.
Conte Biancamano del Lloyd Sabaudo
Sala per bambini - Arti Grafiche Alfieri e Lacroix Milano - Collezione Trentoincina
L’acqua
Nella navigazione dei primordi l’acqua era razionata e proveniva da serbatoi, una risorsa da usare con parsimonia. Scarsità e uso collettivo dell’acqua potabile potevano essere fonte di contagio. Anche quando si cominciò a distillare o dissalare l’acqua (1856) ci volle del tempo prima di arrivare a volumi accettabili. A fine ottocento i bagni potevano essere usati solo a certi orari, ad esempio tra le 5 e le 8 del mattino. Se possibile si usava l’acqua di mare per i consumi maggiori. Di necessità si fece virtù negli anni venti, promuovendo il bagno terapeutico in acqua di mare, privilegio difficile da avere a terra.
Su Conte Rosso e Conte Verde nel 1922 venivano prodotti 50.000 litri di acqua dolce al giorno, quantità che permetteva un consumo abbastanza normale, per le principali necessità e per i servizi di cabina. Su un transatlantico come il Conte di Savoia, il bagno della cabina di prima classe aveva la vasca con 4 rubinetti per l’acqua di mare e l’acqua dolce, calda e fredda.
In generale la lavanderia di bordo provvedeva solo ai capi dei passeggeri mentre la biancheria alberghiera veniva lavata a terra, in apposite lavanderie nei luoghi di sbarco.
Conte Biancamano del Lloyd Sabaudo
Salone da pranzo - Arti Grafiche Alfieri e Lacroix Milano - Collezione Trentoincina
A tavola
Acqua e gallette? Si era cominciato così e salamoia, essiccatura, salatura, sabbia, venivano utilizzate per la conservazione dei cibi. All’inizio dell’ottocento la latta stagnata sottovuoto consentiva di conservare alimenti cotti, probabilmente non entusiasmanti. Per fortuna i Florio in Sicilia inventarono il tonno sott’olio, ricetta che ha molto successo ancora oggi. Il latte fresco (per i pochi fortunati) veniva dalla mucca nella stalla di prora. La carne fresca poteva arrivare solo da animali vivi, macellati a bordo (pratica usata anche sul ponte delle navi da guerra). Insomma, l’alimentazione era oggetto di limitazioni finché non venne inventato il frigorifero (1852) e introdotto sulle navi, grazie alla disponibilità dell’energia elettrica dalle macchine. In poco tempo cambiò qualità e abbondanza del cibo. Sul transatlantico degli anni venti e trenta le occasioni conviviali scandivano i ritmi della giornata. Colazione al mattino, brodo e tramezzini sul ponte, seconda colazione, tè con pasticcini nei saloni, pranzo, buffet di mezzanotte. Il menù del giorno dell’Augustus nel 1928 poteva offrire 10 antipasti, 6 minestre, 2 piatti di pesce e 6 di carne, 4 verdure, 14 varietà al buffet freddo, 4 insalate, 6 dolci e gelati, 6 formaggi, frutta anche tropicale.
In ogni momento i camerieri accorrevano a servire ovunque i passeggeri con bevande calde, cioccolate, tartine, aperitivi, drinks, amari, champagne. Le navi italiane furono rinomate e apprezzate per il livello della gastronomia, in perfetta continuità con una cucina nazionale celebre in tutto il mondo.
Conte Biancamano del Lloyd Sabaudo
Salotto di appartamento - Arti Grafiche Alfieri e Lacroix Milano - Collezione Trentoincina
In cabina
Alla fine dell’ottocento, i piroscafi avevano ancora ridotti spazi per i passeggeri: le cabine erano nella tuga di coperta e nei ponti sottocoperta, dove l’alloggio per gli emigranti era costituito da cameroni comuni. La prima classe era a poppa, con il salone, come nella tradizione dei velieri, ma poi, a causa di fumi, vibrazioni e beccheggio, si sarebbe spostata a centro nave. Le cabine erano molto semplici, senza acqua corrente e in tutti gli ambienti gli arredi e mobili erano fissati. Vi poteva essere una sala da fumo, per la musica, una per le signore. I cameroni della terza classe, senza luce e acqua, erano provvisti di cuccette ed erano divisi per uomini e donne. Le condizioni igieniche erano spesso critiche e talvolta si manifestava la diffusione di malattie o una epidemia, che potevano comportare il dramma di una quarantena, con l’isolamento della nave e l’impossibilità di sbarcare. Con il novecento gli spazi e il numero dei ponti iniziarono a crescere, come pure si elevò (grazie a leggi e regolamentazioni) anche il livello degli alloggi più economici, sia per evitare le disumane situazioni del passato, sia perché la borghesia voleva viaggiare, in modo sopportabile a costo contenuto. Tra gli anni venti e trenta l’alloggio dei passeggeri aveva ormai raggiunto un livello eccezionale (comunque buono per ogni classe). Gli architetti disegnavano anche le cabine delle classi inferiori, comunque sobrie, complete e funzionali. Fuori dalla cabina ambienti collettivi includevano il salone delle feste, piste da ballo, piscine coperte e all’aperto, passeggiate, giardino d’inverno, sale da gioco e di scrittura, sale da fumo, palestra, cappella, sale da pranzo. Dimensioni, numero e qualità degli ambienti da armonizzare imponevano il contributo di abili progettisti, artisti, artigiani. Già le navi di Piaggio avevano notevole qualità e ricercatezza degli ambienti. I Fratelli Coppedé furono gli artefici dell’arredamento di Conte Rosso, Conte Verde e Conte Biancamano. Gustavo Pulitzer Finali progettava e realizzava l’allestimento del Conte di Savoia, considerato il migliore esempio italiano di architettura navale tra le due guerre. Le ditte Ducrot e Monti curavano invece l’arredamento del Rex, molto apprezzato per la notevole qualità delle realizzazioni. La ricchezza decorativa e il richiamo storico degli ambienti piacevano alla clientela americana ma cominciavano a sembrare superati. Neptunia e Oceania, innovative dal punto di vista tecnico e artistico, vennero allestite dallo Studio Stuard di Pulitzer. Non erano le navi più grandi ma erano razionali ed efficienti, moderne ed eleganti, e furono considerate vere navi del novecento.
Continua...
230