Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |I Sommergibili britannici
- Agguati sottomarini in Mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale. -
Sommergibile della Classe U, piccola e letale.
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Ringraziamo il signor Giulio Cofano per i disegni d'epoca gentilmente forniti sulla azione antisom della Antares ai danni del sm Proteus.
La Gran Bretagna e i sommergibili
I sommergibili erano un’arma insidiosa particolarmente utile alle Marine deboli che avessero voluto contrastare Marine di superficie più forti. La Gran Bretagna, detentrice della maggiore Marina sul teatro europeo e fortemente dipendente dal traffico marittimo, fu dunque contraria all’uso dei sommergibili e favorevole ad accordi internazionali di limitazione che l’avrebbero tutelata, senza però avere molto seguito. Anche le sue strategie belliche per i due conflitti mondiali non si basavano sull’arma sottomarina, in quanto il principale antagonista (la Germania) era una potenza continentale che non dispiegava un traffico marittimo pari al suo. Questo spiega il limitato impegno tra le due guerre della Royal Navy nel numero di sommergibili (che comunque non potevano mancare in una grande Marina), preferendo rinnovare e migliorare la qualità delle unità, pensando ad un uso prevalentemente tattico: i sommergibili non erano l’arma di punta ma solo una delle componenti da coordinare con le altre all’interno
di una strategia coerente.
Disegni dell'epoca (collez.Cofano) raffiguranti il siluramento del Sardegna da parte del sommergibile nemico Proteus, la caccia della torpediniera Antares, lo speronamento e fine del Proteus: una tipica azione antisommergibile.
Sommergibili britannici in Mediterraneo
Durante l’ultimo conflitto mondiale, i sommergibili britannici furono impiegati intensamente e con successo in Mediterraneo, con un elevato numero di navi e di tonnellate affondate rispetto ai battelli impiegati. Si pensa subito che sia dovuto a scelte giuste, mezzi adatti, comandanti ed equipaggi esperti. Tutto questo c’era, ma fu anche determinante la concentrazione in uno spazio ristretto del prevalente traffico militare e mercantile italo-tedesco, una ghiotta opportunità senza la quale i risultati sarebbero stati scarsi. I sommergibili britannici furono inoltre avvantaggiati dalla limitata efficacia dell’Aeronautica nemica, che era fra l’altro poco integrata con la Marina: una differenza importante rispetto all'uso esteso e puntuale che la Gran Bretagna faceva dell'aviazione sul mare. I sommergibili britannici in Mediterraneo effettuarono moltissimi agguati nei passaggi obbligati per l’Africa Settentrionale silurando unità da guerra e transatlantici. Inoltre si rivelarono particolarmente efficaci in agguati antisommergibile, distruggendo un numero elevato di battelli nemici, anticipando una strategia moderna dove il peggiore nemico di un sommergibile è un altro sommergibile. Unità semplici e affidabili, estrema concretezza, ricerca di risultati redditizi, coraggio e spirito di sacrificio, furono ulteriori fattori vincenti. Pagarono tuttavia un prezzo elevato, in quanto un sommergibile su due non fece ritorno, quasi sempre con la morte dell’intero equipaggio.
Sommergibili affondati, ma da chi?
L’arma sottomarina britannica ebbe un elevato numero di battelli dispersi per cause sconosciute, anomalia che merita una riflessione. La mina è la più probabile spiegazione per un battello disperso e le 54.000 mine che infestarono il Mediterraneo furono un problema: 9 su 10 erano italo-tedesche e spesso i britannici non sapevano dove fossero. Questo porta a valutare maggiormente la guerra italiana con le mine, alquanto sottovalutata per la mancanza di evidenza nei successi antisommergibile. E’ anche possibile che molte unità italiane antisom abbiano affondato sommergibili britannici senza averne certezza, con i limitati strumenti che avevano. Nel dopoguerra si è cercato di fare un quadro congiunto fra italiani e britannici sugli affondamenti ma non era facile conciliare la data del mancato ritorno con quella dell’attacco, anteriore di giorni o settimane. Anche verificare la zona era difficile con tante unità in azione durante la guerra: nella consuetudine della Royal Navy si lasciava autonomia ai comandanti in mare e un sommergibile poteva trovarsi ovunque. Mezzo secolo fa, se non si raggiungeva la certezza non ci si sbilanciava, ma oggi migliori approfondimenti, correlazioni o fatti nuovi potrebbero indicare ipotesi credibili. Oggi si può andare più profondi sott’acqua e gli scandagli più moderni rivelano la forma degli oggetti sul fondo: pertanto si scoprono spesso relitti di sommergibili dove non si pensava che fossero. Su circa ottanta battelli britannici attivi in Mediterraneo, 40 furono perduti. Fra questi 1 su 4 per "cause ignote", che potrebbero essere lo sfortunato incontro con una mina posata dagli italiani, oppure una azione antisom riuscita, nonostante le apparenze. Viene da pensare che gli italiani abbiano conseguito più risultati contro i sommergibili avversari di quanto potrebbe apparire a prima vista, dagli affondamenti sicuramente accertati. E' un riconoscimento a tutti coloro che si impegnarono nella posa di mine e sorveglianza antisom.
Affondamento del Proteus. Sulla torpediniera Antares era imbarcato il padre di Giulio Cofano. Dopo la scomparsa del padre, al figlio sono rimasti questi disegni (autore sconosciuto).
Nel Database Trentoincina
Nel nostro Database abbiamo correlato gli affondamenti mercantili e militari di unità italiane con gli avversari britannici (e di altre nazioni), per ognuno dei quali abbiamo cercato di delineare una scheda, compreso l’eventuale affondamento finale. Si scopre così che molti sommergibili, che hanno affondato impunemente navi italiane, sono finiti anche loro in fondo al mare: la guerra è stata dura per tutti. Sono dati di varia provenienza, non ufficiali e in evoluzione.
Consulta nel Database la Lista dei principali Avversari causa di affondamento di navi mercantili, navi militari e sommergibili italiani. Consulta anche la Lista dei principali Avversari che sono stati affondati.
Nonostante la distanza dagli eventi e l'apparente staticità della Storia acquisita, qualcosa di nuovo c'è sempre. Scopriamo così che il sommergibile Urge, che affondò vari piroscafi, silurò la corazzata Vittorio Veneto e spezzò in due l'Incrociatore Bande Nere, fu a sua volta affondato da un biplano Fiat. Un aeroplano obsoleto di cui abbiamo già parlato: lento e vulnerabile eppure agile e preciso. Occhi tedeschi l'hanno visto tirare le sue bombe giusto sul sommergibile inglese. Forse è l'unico caso di un aereo italiano che abbia affondato un sommergibile.
Riguardo all'affondamento del Proteus da parte della Antares, raffigurato in questa pagina, bisogna dire che era un sommergibile greco. Diversi affondamenti di navi italiane furono infatti compiuti da sommergibili di altre nazioni in guerra con le forze dell'Asse. In generale, la Gran Bretagna offrì a equipaggi o unità di altre nazioni (occupate) di operare all'interno del sistema militare e logistico britannico, in mancanza di basi proprie. In alcuni casi si trattava anche di sommergibili ceduti dalla Gran Bretagna. Il Proteus fu l'unico sommergibile greco che non operò in modo dipendente, perché fu affondato prima che gli altri sommergibili greci passassero sotto il controllo della Royal Navy. Nota: esisteva anche un Proteus britannico.
Principali classi di sommergibili britannici impiegati in Mediterraneo
Presentiamo dati puramente indicativi, senza le variazioni delle molte versioni.
Classe O
Oceanica, 1784/2038 tonnellate, lung. 86 metri, 17,5/9 nodi, 4400/1320 hp, 56 uomini, 6 lanciasiluri, cannone da 102/40. 9 unità: Odin, Olympus, Orpheus, Osiris, Oswald…
Classe P
Oceanica, 1760/2040 tonnellate, lung. 88,8 metri, 17,5/9 nodi, 4400/1320 hp, 56 uomini, 8 lanciasiluri, cannone da 102/40. 6 unità: Pandora, Parthian, Perseus, Proteus…
Classe R
Oceanica, 1740/2015 tonnellate, lung. 88,8 metri, 17,5/9 nodi, 4400/1320 hp, 56 uomini, 8 lanciasiluri, cannone da 102/40. 4 unità: Rainbow, Regent, Regulus, Rover.
Classe River (Thames)
Oceanica, 2165/2680 tonnellate, lung. 105,1 metri, 22/10 nodi, 10000/2500 hp, 61 uomini, 6 lanciasiluri, cannone da 102/40. 3 unità: Thames, Severn, Clyde.
Classe Porpoise
Posamine, 1772-1782/2117-2053 tonnellate, lung. 89,1-87,6 metri, 16/8,5 nodi, 3300/1630 hp, 59 uomini, 6 lanciasiluri, cannone da 102/40. 6 unità: Porpoise, Rorqual, Cachalot…
Classe S
Media crociera, 814-872/990 tonnellate, lung. 65,9 mt, 15/10 nodi, 1900/1300 hp, 48 uomini, 6-7 lanciasiluri, cannone da 102/40 (o 76/50). 63 unità: Sahib, Saracen, Safari, Seraph, Sybil…
Classe T
Oceanica, 1321-1422/1571-1573 tonnellate, lung. 83,1 metri, 15/8,5 nodi, 2500/1450 hp, 56-61 uomini, 10-11 lanciasiluri, cannone da 102/40. 53 unità: Taku, Tetrarch, Thorn, Thrasher, Torbay, Triumph…
Classe U
Costiera, 630-648/730-735 tonnellate, lung. 58,1-59,6 metri, 11,5/9 nodi, 615/825 hp, 33 uomini, 6-4 lanciasiluri, cannone da 76/50. 49 unità:. Unbending, Unbroken, Unseen, Upright, Upholder…
L’Upholder, al comando di Malcolm David Wanklyn, fu il maggiore affondatore britannico con oltre 128.000 tonnellate: un piccolo battello della classe U da 630 tonnellate e soli trenta uomini di equipaggio, che non poteva immergersi oltre i 60 metri. Non fu una eccezione perché molti altri sommergibili della classe U ottennero notevoli successi. Questi battelli , inizialmente destinati all’addestramento, si erano rivelati maneggevoli e di facile conduzione e vennero armati per un uso offensivo occasionale. Nel Mediterraneo non era necessaria una grande autonomia e di fronte a un crescente contrasto antisom, i sommergibili di ridotte dimensioni potevano trovarsi avvantaggiati rispetto a quelli oceanici. Nella classe U la propulsione era fornita unicamente da un motore elettrico, alimentato in superficie da un generatore, a sua volta mosso da un diesel. Invece in immersione il motore elettrico veniva ovviamente alimentato da batterie, ricaricate durante la marcia in superficie: una soluzione semplice, affidabile, facile da gestire. Questa e altre semplificazioni permettevano di avere un equipaggio di 30 uomini invece dei 45 necessari a un battello italiano (o tedesco) di dimensioni analoghe.
Per quanto riguarda l'attivita antisommergibile, i sommergibili britannici affondarono 18 battelli italiani. 16 in Mediterraneo: Acciaio, Capponi, Diamante, Granito, Guglielmotti, Jantina, Malachite, Medusa, Micca, Millo, Porfido, Remo, Saint Bon, Salpa, Tricheco, Velella. 2 in Atlantico: Bianchi e Tarantini. Affondarono anche diversi sommergibili tedeschi. In questo ruolo insidioso e redditizio dimostrarono una tremenda efficacia.
Considerando tutta la II G.M. la Gran Bretagna affondò 1.524.000 tonnellate mercantili, impiegando 215 sommergibili di cui ne furono persi in combattimento e per incidenti 75 (30 negli oceani e 45 in Mediterraneo) con 3142 caduti e 359 prigionieri (dati da “I Sommergibili della Seconda Guerra Mondiale – E.Bagnasco ).
Maggiori informazioni su tutte le flotte subacquee straniere si possono trovare in “I Sommergibili della Seconda Guerra Mondiale" di Erminio Bagnasco – E.Albertelli Editore - 1973/1997.
323