Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |Il convoglio H
- La distruzione del convoglio H (2/12/42 – ore 00.37) -
Prore Armate - Numero speciale del 10 giugno 1943
Sintesi dei fatti
Il convoglio partito da Palermo per Biserta comprendeva le navi Aventino, Puccini, KT1 e Aspromonte, con a bordo 1766 militari e circa settecento tonnellate tra munizioni e materiali. Era scortato dai caccia Da Recco, Camicia Nera, Folgore e dalle torpediniere Procione e Clio. I movimenti del convoglio “H” e di altri erano stati decifrati da Ultra e la forza britannica “Q” (tre incrociatori e due caccia) inviata per intercettarlo era stata avvistata, segnalandola alle unità italiane. Nonostante un tentativo di cambiare rotta, che aveva disperso le unità, queste furono raggiunte e prese sotto tiro dalle ore 00.37. Dapprima fu colpito e affondato il KT1 senza superstiti. Il Camicia Nera andò all’attacco tre volte, anche con i siluri, ma senza risultati, inseguito dal tiro nemico. Anche il Folgore lanciò siluri e nel combattimento con i cannoni fu centrato da nove colpi. Continuò a sparare fino all’esaurimento delle munizioni ed affondò con il Comandante Bettica, che non volle abbandonare la nave. Il Procione fu colpito, tentò invano il lancio di siluri, e rimase in avaria. Il Clio coprì i mercantili con cortine nebbiogene e cercò di rispondere al fuoco. Il Da Recco fu scoperto mentre tentava il lancio ravvicinato di siluri. Fu cannoneggiato e devastato da esplosioni e fiamme. Col personale gravemente o mortalmente ustionato mantenne le comunicazioni, e fu poi rimesso in funzione e rimorchiato.
Considerazioni
Quella notte c’erano altri tre convogli che si salvarono e Supermarina potè fare poco per il convoglio “H”. Lo “scontro del banco Sherki” fu uno dei combattimenti più lunghi ed accaniti dove i marinai delle piccole unità dimostrarono la loro determinazione. I Britannici, superiori come forze, mostrarono notevole precisione nell’uso delle artiglierie di notte (a cui erano ben addestrati) mentre le unità italiane non riuscirono a mettere a segno i siluri, che costituivano la loro unica carta.
Vittime sull'Aventino
Sul piroscafo Aventino era imbarcato il capo di 3^ cl., radiotelegrafista, Riccardo Brandi. Dai ricordi dei familiari, dopo un periodo (circa un anno) a “Marina Fiume” venne in licenza a casa (Trieste) a trovare la moglie e i due figli. Prima di partire per imbarcarsi sull’Aventino si confidò con suo cugino (ufficiale medico) di un doloroso mal di schiena. Prontamente suo cugino gli disse che se voleva gli faceva “marcare visita” immediatamente per poter riposare e curarsi il mal di schiena, ma lui rifiutò perché “il dovere chiama”. Dopo l’affondamento dell’Aventino molti furono dati per dispersi, Dopo circa 35 giorni furono trovati i loro corpi sulle spiagge delle Egadi o della Sicilia Occidentale. In particolare finirono sulla spiaggia ovest dell’isola di Levanzo. Furono dapprima seppelliti sull’isola, poi portati al Cimitero Militare di Palermo e poi, dopo 10-12 anni inviati nelle città di appartenenza. Sull’Aventino c’erano numerosi radiotelegrafisti novizi: durante la traversata doveva svolgersi una specie di corso, poi avrebbero dovuto raggiungere le loro destinazioni in Africa (informazioni gentilmente fornite da Alessio Brandi di Trieste, nipote dello scomparso).
Continua...
14