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Scrivici |Attacco notturno a Taranto
- L’attacco alla base di Taranto (11/11/40 – ore 23.30) -
La corazzata Cavour, rimodernata nel 1938, che non rientrò mai più in servizio (7 anni di guerra).
Ringraziamo Ferdinando Torterolo per averci gentilmente trasmesso la testimonianza del padre, presente a Taranto quella notte.
Sintesi dei fatti
La Royal Navy si era posta l’obiettivo di colpire le maggiori avi da battaglia della Flotta Italiana all’ancora nella base navale di Taranto, nel corso di una vasta ed articolata operazione. Furono compiuti trasferimenti di mercantili, incursioni aeree sulla Sardegna e incursioni navali contro il traffico con l’Albania, con l’intento di affermare il dominio del mare e nascondere il principale obiettivo. Una parte della flotta britannica con la portaerei Illustrious si portò a 170 miglia da Taranto lanciando bombardieri e aerosiluranti biplani Swordfish. Nonostante la Regia Marina fosse in allarme e a conoscenza della presenza Britannica, l’attacco la colse di sorpresa. In due ondate, fra le 23.30 e le 00.30, aerosiluranti plananti col motore spento, a bassa quota, colpirono gravemente con i siluri le corazzate Duilio, Cavour e Littorio, che affondarono sui bassi fondali del porto. La Cavour non sarebbe più rientrata in servizio.
7 anni di Guerra - Aerosilurante Swordfish, imbarcato sulla portaerei Illustrious
Considerazioni
L’organizzazione e l’esecuzione da parte Britannica furono accurate ed esemplari, procurando un grande successo militare e psicologico. Nonostante la base fosse molto ben difesa contro gli attacchi aerei e bombardamenti da alta quota, risultò vulnerabile contro gli aerosiluranti. La Regia Marina attribuiva scarso valore a questo tipo di attacco e all’uso delle portaerei, che permettevano l’impiego di piccoli velivoli, capaci di avvicinarsi a volo radente. I risultati furono notevoli anche perché le reti parasiluri erano incomplete ed in ogni caso sarebbero risultate inutili, dato che vennero utilizzati siluri magnetici. Questi esplodevano solo per vicinanza, anche passando sotto le navi, e quindi potevano essere lanciati profondamente al di sotto delle reti. L’operazione e il modo in cui fu compiuta costituivano una relativa novità per l’epoca, tanto che i giapponesi la studiarono per Pearl Harbour. Comunque rappresentò la più clamorosa ed evidente smentita delle radicate convinzioni che avevano molti nei vertici della Regia Marina, in particolare riguardo all’efficacia di portaerei ed aerosiluranti.
La Corazzata Cavour transita a Taranto, nel riquadro Pietro Torterolo.
Una testimonianza della notte di Taranto – Pietro Torterolo
Pietro Torterolo, classe 1917, era sergente cannoniere sulla Corazzata Cavour. Prima della guerra aveva partecipato alla Rivista Navale del 1938 a Napoli, alla presenza del Duce e di Hitler. Aveva anche partecipato agli scontri navali che avevano visto la Cavour come protagonista nel primo periodo del conflitto. Era a bordo della nave anche durante l’affondamento in porto. Quel momento è ancora scolpito nella sua memoria come un avvenimento trascorso da pochi giorni:
" ... All'alba un siluro ha colpito il deposito del grosso calibro, che fortunatamente non è esploso dandoci il tempo di raggiungere la poppa della nave ormai innalzata sul pelo dell'acqua mentre la prua stava affondando.
In acqua c'erano già molti altri marinai gettatisi dalle murate. Tragicamente rimasero uccisi dalle eliche delle navi cisterna accorse in aiuto.
Dalla sommità della poppa ho atteso ancora qualche istante prima di tuffarmi in acqua lontano dalle navi cisterna. A nuoto ho raggiunto una boa di sbarramento. Sono rimasto aggrappato alla boa per alcune ore sino a quando non è sopraggiunto un rimorchiatore che mi ha portato in salvo..."
Nota:
Quando si racconta l’episodio di Taranto, così importante per la perdita immediata di tre corazzate senza un grande dispiegamento di mezzi e di fuoco da parte del nemico, spesso si trascura di citare anche le vittime da parte italiana e alcuni aspetti cruenti che comunque ci furono. Vi sarebbero stati almeno 52 morti tra gli equipaggi delle navi.
La Cavour era stata colpita al centro, verso la prora, lato sinistro, da un siluro che aveva provocato una falla di 12 x 18 metri. La nave fu portata su un basso fondale per evitare la perdita, poi fu sgomberata completamente per pericolo di rovesciamento.
Continua...
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