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Scrivici |I Marinai delle Corvette - Brunello Danti sull'Euterpe
- Un diario ritrovato -
Brunello ed altri fiorentini dell'Euterpe, a Napoli, il 9 aprile 1943, poche ore prima del bombardamento di cui parla nel diario.
Ringraziamo Marco Giachetti per averci trasmesso la sintesi del diario dello zio, Brunello Danti.
Dopo la scomparsa di Brunello Danti (1922-2006) il nipote Marco Giachetti ha rinvenuto il suo diario, che narra la guerra del 1943 a bordo della corvetta Euterpe. Giachetti ci ha gentilmente inviato una sintesi commentata del diario, con dettagli interessanti su cui soffermiamo la nostra attenzione, aggiungendo qualche nota. Per chiarezza sulla fonte, le “Note” sono aggiunte da noi, il testo base è sostanzialmente la sintesi commentata, mentre in corsivo dovrebbero essere le parti originali del testo di Danti.
Nota (riassunto): A vent’anni, in piena guerra, dopo il preliminare fascista obbligatorio, Brunello Danti godeva di una permanenza prolungata al CAR (Centro Addestramento Reclute) di Pola prima di essere assegnato a un imbarco su una unità navale militare. Brunello era già dipendente delle Officine Galileo.
Brunello fu “…destinato così alla corvetta Euterpe, ancora in allestimento ai cantieri di Monfalcone.
L’ Euterpe, varata nell’ottobre ‘42, fu nel febbraio ‘43 inviata a La Spezia per l’addestramento antisommergibile; il diario inizia in una buia notte d’aprile 1943 con l’incontro, in navigazione presso l’Arcipelago Toscano, di una bianca nave ospedale completamente illuminata, di ritorno dalla Tunisia. Il giorno successivo (9/4/43) l’attracco al porto di Napoli, con l’occasione per una foto con lo sfondo del Maschio Angioino; appena qualche ora dopo, un bombardamento alleato causò danni anche alla nave. La successiva destinazione, Messina, fu base operativa di numerose missioni, di scorta a naviglio sempre più indifendibile.”
Nota: Le navi ospedale dovevano per convenzioni internazionali evitare l’oscuramento, in modo da poter essere distinte dagli obiettivi militari; tuttavia in alcune occasioni (per errori o per colpevole intenzione dei piloti) subirono comunque attacchi aerei, con danni gravi e alcuni affondamenti. Interessante la coesistenza (a cui spesso non si pensa) tra foto ricordo quasi turistiche e bombardamenti aerei, tipico esempio di una vita di guerra dove i pericoli mortali erano all’ordine del giorno.
L'aspetto della corvetta Euterpe con la mimetizzazione a zone.
La caccia ai sommergibili britannici Sahib e Ultor
“Il 24/4/43, l’Euterpe, con la gemella Gabbiano e le torpediniere Cascino e Climene, scortava fino in Tunisia il trasporto Galiola, carico di munizioni (era forse l’ultimo tentativo di rifornire le truppe dell’Asse via mare); partito a mezzanotte da Messina, il convoglio costeggiava il lato nord della Sicilia; alle ore 6,00 il mercantile veniva silurato a poppa da un sommergibile in agguato (il Sahib), presso Vulcano ed esplodeva, spaccandosi in due ed affondando in tre minuti. Con le torpediniere al salvataggio dei pochi naufraghi, si scatenava la caccia del Gabbiano e dell’Euterpe al sommergibile che, colpito, emergeva. L’equipaggio fu salvato e fatto prigioniero mentre il sommergibile affondava. Il Bollettino di Guerra n.1074, vantando l’affondamento del sommergibile, tace invece sulla nostra perdita, più importante...”
Nota: secondo l’USMM furono lanciate 30 cariche di profondità e l’affondamento del Sahib fu concluso con il cannoneggiamento. Furono salvati 46 uomini con una sola vittima. Consulta sul nostro Database maggiori informazioni sul sommergibile Sahib.
Nota: Giachetti nelle sue ricerche ha ricostruito la storia degli equipaggi dei sommergibili Sahib e Saracen (di cui si parla successivamente), che si ritrovarono assieme da prigionieri. Dopo l’armistizio furono deportati in Germania dove uno di loro tenne un interessante diario, corredato di disegni, tra i quali uno sull'affondamento del Sahib: si vede il sommergibile con la prora sollevata che sta per affondare, l'equipaggio in acqua, sullo sfondo l'Euterpe con la mimetizzazione a zone e il fumo che sale dal Galiola colpito.
“Le corvette Euterpe e Gabbiano si trasferirono a Palermo, in scorta a convogli e caccia ai sommergibili; il 30/4 con due vedette antisom, perlustrarono il Canale di Sicilia fino a 30 miglia da Capo Bon; ormai la morsa degli Alleati si stringeva sempre più su gli Italo-Tedeschi al punto che 8 giorni dopo veniva perduta Tunisi. Domenica 9 maggio, mentre sulla nave, in porto a Palermo, si stava distribuendo il rancio all’equipaggio, suonò l’allarme aereo; cercarono scampo, correndo a terra, il più possibile fuori dal porto; Danti raccontava che in due minuti era arrivato appena al cancello di Porta Felice, quando avvistò gli apparecchi vicinissimi, per cui si rifugiò in un paraschegge (sorta di rifugio precario, con sacchetti di sabbia) dei finanzieri.”
”Alle 12.47 udii il rombo degli aerei, mentre ero appena entrato nel ricovero e quasi istantaneamente il fischio delle bombe che cadevano, fischio che durò qualche secondo ma che mi sembrò un’eternità e consecutivamente l’esplosione delle bombe a pochissimi metri. Passato questo, pensavamo fosse finita, ma alle 13 precise, ecco di nuovo.. e così si ripetè alle 1310 e alle 1320. Durante questi intervalli piombarono nel rifugio due tedeschi che erano all’armamento di due mitraglie nelle vicinanze, che si lanciarono a capofitto tra di noi gridando: Kaputt, Kaputt. Dopo quest’ultima ondata seguì un silenzio mortale sulla città e tutti noi che eravamo nel ricovero lo abbandonammo di corsa, arrivando in periferia, in tempo per scampare alla ripresa dei bombardamenti alle 17.00”. “Sul taccuino è annotato: 350 bombardieri – C41 (Euterpe) unico battello rimasto a galla.”
“Partirono da Palermo l’11/5 per Messina e poi Catania, assieme alla corvetta Driade, incontro alla motonave Tommaseo danneggiata da un sommergibile (essa finirà i suoi giorni in un bombardamento a Catania) e poi ancora, verso Stromboli, Crotone, Augusta, Catania al soccorso di naufraghi di altre navi, tra cui una petroliera silurata e incendiata; in un bombardamento a Messina, con continue evoluzioni nello stretto per non essere presa di mira, fu invece affondata la nave in quel momento in coppia, la torpediniera Groppo. Ad un ritorno notturno da Augusta, il 9/6, presso Catania, l’Euterpe e la Driade furono fatte segno da fuoco amico dalle batterie antisbarco, scambiate per due caccia americani, passati poche ore prima (per fortuna il tiro risultò inefficace). Il giorno dopo, ripartendo da S.Agata (Messina) con un cacciasommergibili tedesco e tre piroscafi, l’Euterpe incontrò, sopra Stromboli, vari relitti, tra cui cadaveri con salvagente. A detta di Brunello i giubbotti di salvataggio italiani, garantivano una galleggiabilità solo di alcune ore, poi il sughero si impregnava di acqua e andavano a fondo, quando non era l’ipotermia ad uccidere i naufraghi.”
“Il 15/6 l’Euterpe era in squadra con la corvetta Gabbiano e la torpediniera Animoso, alla caccia di un sommergibile che aveva silurato un piroscafo tra Capo Vaticano e Pizzo.”
”ore 1745 ci viene segnalato che nella stessa zona è stato silurato uno Iatch (motoveliero) sempre ad opera di smg. Ore 2020, mentre navighiamo in direzione del Capo, notiamo sulla nostra sinistra una scia che aumenta gradatamente; notifichiamo ciò al Gabbiano ed accostiamo immediatamente a sinistra (incontro al sommergibile, ndr). Intanto la scia, che era a circa 2500-3000 metri è aumentata e mentre accostiamo, ci passa di prua a pochissimi metri; adesso l’ecogoniometro (strumento per la ricerca subacquea) segnala il smg a 1500 metri, a prora. Prepariamo i pacchetti ed alle 20.30 lanciamo le bombe con salve precise. Immediatamente dopo lo scoppio si nota una grossa bolla, leggermente a sinistra della nostra scia; invertiamo la rotta ma l’ecogoniometro non ode più niente; anche il Gabbiano, transitato sul posto dopo il lancio ode una eco, la oltrepassa, inverte la rotta, la ode ancora per qualche secondo, poi più niente; secondo il nostro comandante è sicuramente affondato; rientrando a Messina, il Gabbiano ci informa di aver notato 4 siluri diretti contro di noi”.
Nota: Giachetti, con la traccia dell’affondamento di un battello a Capo Vaticano, ha potuto ricostruire che il sommergibile coinvolto fu l’Ultor, sfuggito all’attacco posandosi sul fondo e restando immobile per far credere di essere stato affondato, probabilmente effettuando anche l’emissione di una bolla d’aria ingannatrice. Il piroscafo affondato (con 3 siluri) era un piccolo dragamine ausiliario di 137 tonnellate, il Tullio. L’Ultor sarebbe stato tra i maggiori affondatori di successo britannici e sopravvisse al conflitto. Consulta sul nostro Database maggiori informazioni sul sommergibile Ultor.
L'affondamento di S.Lucia, Alfieri, e del sommergibile Saracen.
“L’Euterpe, in giugno e luglio fu impegnata in missioni con le similari Persefone, Driade, Ibis, Gazzella; il 24 luglio, nei pressi di Procida, fu comandata di andare a raccogliere i naufraghi di un vapore silurato tra Ventotene e S.Stefano, ma sul posto notarono solo relitti, qualche cadavere ed una gran quantità di pesci morti. Si trattava del Santa Lucia, il vaporetto Ponza/Ventotene/Gaeta che, quella mattina aveva caricato più di cento ponzesi, tra cui 7 coppie appena sposate; attaccato da 4 aerosiluranti, fu colpito all’altezza della caldaia vapore, che esplose e spaccò in due la nave, ricadendo a mezzo miglio dal punto dell’istantaneo affondamento. Vi fu un unico superstite (che rimase vittima di un altro naufragio, dopo la guerra). “
Nota: Il Santa Lucia, piccolo piroscafo passeggeri di sole 452 tonnellate, costruito nel 1912, fu attaccato, silurato e affondato verso le 10.00, come riportato da pubblicazioni ufficiali. Qui viene precisato il particolare, non trascurabile, che l’affondamento avvenne con la morte di quasi tutti i civili che trasportava. Purtroppo in piena attività bellica nell’Italia meridionale, non si faceva molta distinzione tra unità civili e militari, sia per oggettiva difficoltà a distinguere, sia perché la pressione militare veniva esercitata anche sulle popolazioni civili (es. bombardamenti urbani).
“Rientrata a Napoli, la corvetta venne inviata con altre al soccorso della motonave Alfieri, silurata, al traino di un rimorchiatore, sotto Capo Palinuro, ma alle 1645 la formazione fu attaccata da 7 aerosiluranti che, finita la motonave, si buttarono a mitragliare la scorta; Brunello si trovò, seduto sopra una bomba di profondità (era il suo posto di combattimento), faccia a faccia con uno dei bimotori che aveva preso di mira l’Euterpe, ma questo dovette deviare per il fuoco delle mitragliere contraeree. La scorta virò attorno all’Alfieri che affondava, colpita da altri 2 siluri, quasi a tributargli l’ultimo saluto, e rientrò a Napoli, con l’Euterpe segnata da parecchi colpi di mitragliatrice. Il 3 agosto era di pattuglia attorno a Ponza, a causa della presenza del sig. Mussolini là detenuto.”
Nota: Benito Mussolini fu destituito (e arrestato) dopo il 25 luglio 1943. Ma la guerra continuava, come aveva affermato Badoglio, nuovo capo del governo. Infatti, con la presenza tedesca in Italia e i rapporti esistenti di alleanza, si cercava di far credere che la partecipazione italiana alla guerra non venisse interrotta, anche se in segreto erano in corso le trattative separate di armistizio. Gli angloamericani, di fronte al pubblico messaggio “la guerra continua”, non potevano che continuare l’azione militare, bombardamenti compresi. Purtroppo questo significava ancora vittime civili e militari, con le relative sofferenze.
“L’Euterpe venne poi inviata a La Maddalena. Brunello avrebbe poi raccontato al nipote dell’acqua trasparente dell’arcipelago, tanto da poter recuperare dal fondo della baia, con un lanciasagole, il suo cappello caduto in mare per un colpo di vento. Da lì, la nave venne inviata con la gemella C42 (Minerva) a Bastia. Nei pressi di Bastia, le corvette Euterpe e Minerva attaccarono e colpirono il 14 agosto 1943 il sommergibile Saracen; anche questo venne a galla per salvare l’equipaggio, che fu catturato (meno 4 persone, decedute per il fatto bellico).”
Nota: consulta nel nostro Database maggiori informazioni sul sommergibile Saracen.
L'armistizio, la sorte dell'Euterpe e di Brunello.
“Il 20 agosto l’Euterpe dovette recarsi a La Spezia per riparazioni e carenaggio ed è lì che si trovava al momento dell’armistizio dell’8 settembre. Brunello, dopo una breve licenza a casa, si trovava, quella sera, in libera uscita; d’improvviso sentì urlare e festeggiare, per le vie di La Spezia (la notizia dell’armistizio fu data alla radio alle 19.45); tornando di corsa all’Arsenale, a bordo dell’Euterpe trovò il massimo fermento; il comandante ordinò di prepararsi alla partenza. Al mattino, nell’impossibilità di riprendere il mare, fu abbandonata la nave, aperti i rubinetti dell’autoaffondamento ed aperte le valvole di riempimento del bacino. L’Euterpe fu quindi affondata in bacino, ma la sua tormentata storia non sarebbe finita qui: in seguito sarebbe stata recuperata dai tedeschi, denominata UJ 2228 ed inviata a Genova per il ripristino, dove fu di nuovo affondata il 25 aprile ‘45, ancora recuperata dopo la guerra e infine demolita nel 1947. Ormai persa la sua nave, Brunello, come tanti altri, fu costretto ad eclissarsi per evitare di essere catturato dai tedeschi. Dovendo passare con i bagagli davanti a un cacciasommergibili tedesco, salutò militarmente la sentinella, ma questa, contrariamente alla sera precedente, non si mise sull’attenti. Alla stazione, con l’amico polese Cherin ed altri marinai dell’Euterpe, presero un treno per Aulla, da dove, attraverso la Garfagnana, evitando Viareggio e Pisa, forse già occupate dai tedeschi, giunsero a Lucca, e con un altro treno arrivarono a Sesto Fiorentino (casa di Brunello) dove vestirono abiti civili, separandosi. Qualche tempo dopo, a seguito del “Bando Graziani”, che aveva portato alla fucilazione di 5 renitenti alla leva a Firenze, Brunello, con un avventuroso viaggio in bicicletta, andò a rifugiarsi da parenti nella campagna senese, evitando di presentarsi alla chiamata della RSI, subendo tuttavia il licenziamento, alle Officine Galileo.”
Nota: dopo avere tanto combattuto, gli sconvolgimenti dell’armistizio coinvolsero la corvetta Euterpe, il suo equipaggio e con esso anche Brunello. Come avvenne a tanti, che avevano fatto in pieno il loro dovere, Brunello e altri furono costretti a compiere scelte difficili e correre nuovi rischi. Iniziò un altro lungo periodo di guerra, ricco di amarezze e sofferenze, prima di arrivare alla definitiva conclusione del conflitto.
La parte principale di questo interessante diario si concentra in un solo anno, il 1943. Fu vissuto da un giovane alle sue prime esperienze militari che si trovò a fare la guerra sulle corvette.
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