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Scrivici |Radar
- I motivi per cui l'Italia rimase sprovvista di sistemi radar -
La difficile reperibilità di componenti durante l'autarchia metteva in difficoltà le produzioni nazionali
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Perchè le navi italiane non avevano il radar?
E' una domanda spontanea. Strano che una nazione di solide tradizioni scientifiche (si pensi a Volta, Marconi, Fermi) non l'avesse. Ma non basta fare le scoperte, bisogna anche metterle in pratica e diffonderle.
Sicuramente la mancanza del radar al momento dell'entrata in guerra decideva già il destino di molti scontri navali. Viene quindi da chiedersi per quali ragione le navi italiane non ne fossero dotate. La tesi che non se ne conoscesse l'esistenza o che mancassero le tecnologie è contestabile: si potevano reperire le necessarie informazioni e si poteva superare il problema di componenti irreperibili a causa dell'autarchia.
Se non si fece, questo è allora imputabile ad una scarsa convinzione dell'utilità dello strumento nei vertici della Regia Marina.
Chi doveva promuovere lo sviluppo del radar era forse contrario alle innovazioni. In mare ci si confronta con forze tremende da millenni, e quello che sembra funzionare a terra cessa di farlo in mare, tra scossoni, umidità, corrosione. Anche oggi, chi va per mare preferisce congegni noti e collaudati. Le novità sono viste con diffidenza, perché possono guastarsi e in mare non ci si può fermare. Però se questo ragionamento fosse vero, varrebbe anche per la Royal Navy. Probabilmente questa si avvantaggiò di uno strumento che veniva sviluppato per la difesa del territorio, portata avanti da Churchill. Lo strumento, come vero e proprio sistema di avvistamento, fu perfezionato in un'isola sempre in guardia verso la vicina Europa. Ma anche in Germania era a buon punto e l'Italia poteva richiedere aiuto all'alleato, sempre che questo fosse sollecitato con convinzione. Se si sapeva che altre nazioni avevano fatto progressi e il tema non fu approfondito, se ne deduce che il radar fu sottovalutato. Bisogna ricordare che le normali tattiche escludevano il combattimento navale notturno. Così aveva sempre fatto la Marina Britannica, maestra e modello di riferimento, per cui sembrava poco necessario avere uno strumento di rilevazione quando i combattimenti erano sempre a vista. Gli inglesi avevano visto i limiti di questo conformismo nella prima guerra mondiale, ed erano pronti ad abbandonarlo se ci fosse stato un vantaggio. Forse, quando si accorsero che gli italiani erano sprovvisti del radar e ciechi al buio, furono spronati a scegliere proprio queste situazioni a loro favorevoli.
Il radar negli attacchi notturni
Alcuni tragici scontri in cui il radar fu determinante, come quelli citati nella cronologia degli attacchi notturni, ebbero effetti devastanti per la sorpresa e la rottura delle regole, e non perché ci fosse una particolare incapacità nel prevederli o nel rispondere. Alcuni dettagli di queste battaglie, come le armi non pronte all'uso durante la notte, sembrano sorprendenti ma dovevano rientrare nella normale prassi operativa.
E' probabile che i comandanti in mare fossero meno informati sulla eventualità di attacchi guidati dal radar, rispetto ai vertici della Regia Marina. Dopo alcune gravi sconfitte, l'uso da parte del nemico di un tale strumento risultò evidente a tutti. Comprendere che certi dogmi erano caduti non voleva dire riuscire subito a procurarsi gli strumenti per essere ad armi pari.
Il radar, ma in ritardo
Dopo opportune prove, nell'ultimo anno di guerra fu possibile installare radar di progettazione e produzione sia tedesca che nazionale, come il "Gufo", un radiotelemetro, sulla Littorio, Vittorio Veneto, Roma, Montecuccoli, Eugenio di Savoia, Regolo, Scipione e sui caccia Carabiniere, Fuciliere, Pancaldo, Velite. Accettabile come prestazioni, aveva alcune limitazioni d'orizzonte per la collocazione su unità non progettate per questo. Comunque era tardi per compensare uno svantaggio ormai sostanziale.
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