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Scrivici |L'affondamento del sommergibile Guglielmo Marconi
- Chiarita la sorte di un sommergibile scomparso -
In alto: Il sommergibile Marconi prima di essere modificato a Bordeaux nel 1941, riducendo la torretta e le camicie dei periscopi.
In basso: Il sommergibile Guglielo Marconi a Betasom. Si perse verso la fine di ottobre 1941 senza lasciare alcuna traccia della sua fine. Oggi possiamo sostenere, con quasi assoluta certezza, che fu vittima della caccia cui fu sottoposto nel pomeriggio del 28 ottobre dal cacciatorpediniere di scorta britannico Duncan.
Ringraziamo lo storico Francesco Mattesini per l'approfondita ricerca, con testo e immagini, che ci ha gentilmente inviato.
Il sm Marconi e il convoglio HG.75
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un importante articolo di Francesco Mattesini che chiarisce in modo approfondito la fine del sommergibile Guglielmo Marconi, scomparso misteriosamente in Atlantico nel 1941.
Durante l’inseguimento e l’attacco dei sommergibili tedeschi e italiani contro il convoglio HG.75, partito da Gibilterra il 22 ottobre 1941 e diretto a Liverpool, Betasom, il Comando dell’11° Gruppo Sommergibili di Base a Bordeaux, impiegò nell’operazione il Guglielmo Marconi, l’Archimede, il Galileo Ferraris e l’Agostino Barbarigo.[1]
Di essi il Ferraris (tenente di vascello Filippo Flores) fu affondato il 25 ottobre dal cacciatorpediniere britannico Lamerton (capitano di corvetta Hugh Crofton Simms), mentre del Marconi (capitano di corvetta Livio Piomarta) non si seppe più nulla e la sua fine è rimasta per settantacinque anni un mistero, oggi da noi scoperto.[2]
Il sommergibile Marconi, sulla base dell’ordine di operazione n. 81 in data 29 settembre 1941-XX con protocollo n. 582/SRP di Betasom, lasciò la base di La Pallice il 5 ottobre per raggiungere, con rotta diretta per parallelo, dalla fine della rotta di sicurezza il meridiano 12°. Quindi raggiunse la Zona 1, compresa fra i meridiani 9° e 10° ovest e fra i paralleli 40°42’Nord, con lo scopo di attaccare il traffico navale nemico sulle coste settentrionali della costa portoghese, proveniente dall’Inghilterra. Dopo cinque giorni di permanenza nella zona assegnata al largo di Oporto, evitando di farsi avvistare navigando durante le ore diurne in immersione e durante le ore notturne in emersione, il Marconi segnalò di non avere avvistato alcuna nave riconosciuta per nemica ma soltanto otto piroscafi neutrali. Poi conformemente a quanto era fissato nell’ordine di operazioni, si spostò a nord delle Isole Azzorre, nella Zona A compresa fra i meridiani 20° e 24° ovest e i paralleli 38° e 40° nord.
Nessun particolare scambio di comunicazioni si svolse sino al giorno 16 ottobre, quando Betasom ordinò al Marconi e Archimede di spostarsi su nuove posizioni di agguato, per operare contro il traffico nemico nelle zone a nord delle Azzorre fra i meridiani 20° e 40° ovest. Nella stessa zona il 20 ottobre avrebbe dovuto arrivare il sommergibile Barbarigo, che però partì da La Pallice (alla foce della Gironda il fiume che conduceva alla base di Bordeaux) con un ritardo di due giorni per riparare una sopraggiunta avaria che lo aveva costretto a rientrare in porto.
Alle 19.15 del 22 ottobre Maricosom, il Comando in Capo della Squadra Sommergibili, comunicò l’uscita da Gibilterra del convoglio HG.75 (17 navi mercantili e 13 unità di scorta) e ordinò ai sommergibili Marconi e Ferraris di raggiungere nuove posizioni di agguato alla velocità di 10 miglia, e alle 12.00 del giorno 23, di proseguire a velocità di crociera, nella speranza di “ricercare, segnalare, attaccare” il convoglio ad iniziare dall’indomani. Alle posizioni di agguato cui partecipò l’Archimede, che trovandosi a ponente dello Stretto di Gibilterra diretto in Mediterraneo fu trattenuto in Atlantico su richiesta di Betasom autorizzata da Supermarina, ricevendo l’ordine dal capitano di vascello Romolo Polacchini (comandante di Betasom) di trovarsi al tramonto del 23 ottobre in una posizione di probabile passaggio del convoglio. Si aggiunse alla ricerca, dal 26 ottobre, anche il Barbarigo, che fu mantenuto in posizione di attesa nella zona a ovest-sudovest dell’Irlanda, dove il convoglio si sarebbe dovuto trovare al tramonto del medesimo giorno. Tra il 24 e il 30 ottobre, per ordine di Betasom le zone di agguato dei sommergibili furono continuamente cambiate entro settori definiti, in conformità agli spostamenti del convoglio britannico diretto a Liverpool alla velocità media di 7-8 nodi.
In più occasioni, tra il 23 e il 28 ottobre, l’HG.75 fu attaccato con successo da cinque U-boote tedeschi del Gruppo “Breslau” (U-71, U-83, U-202, U-563, U-564), che inizialmente dislocati a ponente dello Stretto di Gibilterra, tra la costa meridionale della Spagna e la costa del Marocco, stavano inseguendo l’HG.75, con l’appoggio della ricognizione aerea che, con base a Merignac (Bordeaux), trasmetteva per i sommergibili segnali direzionali radiogoniometrici (RG). Invece, nonostante il continuo cambiamento di posizioni ordinato da Betasom, che continuamente fu tenuto informato sulle posizioni e rotte del convoglio britannico dagli aerei a grande autonomia tedeschi FW.200 del 1° Gruppo del 40° Stormo (I./KG.40) e dal Comando degli U-boote (B.d.U.), nessun contatto ottennero i quattro sommergibili italiani, dei quali, come detto, il 25 ottobre andò perduto il Galileo Ferraris.
Alle 10.41 del 25 ottobre il Ferraris (tenente di vascello Filippo Flores) stava portandosi in superficie sul punto d’incontro con il convoglio britannico segnalato da Betasom, e attendeva le ore 12.00 stabilite per intercettare le comunicazioni radiogoniometriche trasmesse da un aereo tedesco FW.200 del I./KG.40. Trovandosi a 240 miglia per 280º da Capo San Vicenzo, il sommergibile fu avvistato e attaccato dall’idrovolante Catalina AH538 del 202° Squadron della R.A.F. di Gibilterra, pilotato dal comandante del reparto maggiore Norman F. Eagleton. Il velivolo britannico era stato scambiato per l’atteso FW.200. Il comandante Flores non si rese conto del suo errore fino a quando l’aereo britannico attaccò con due bombe di profondità, che pur cadendo vicine al sommergibile non esplosero. Nel successivo mitragliamento il Ferraris riportò danni allo scafo e, a causa di una pericolosa perdita di olio che avrebbe fatto rilevare la sua posizione, Floris decise di non immergersi. Poco dopo, sulle segnalazioni del Catalina che aveva mantenuto il contatto con il sommergibile, sopraggiunse nella zona a grande velocità il cacciatorpediniere Lamerton (capitano di corvetta Hugh Crofton Simms), che individuato il Ferraris alle ore 12.00 aprì il fuoco con il complesso binato prodiero “A” da 120 mm. Il sommergibile rispose al fuoco con il cannone da 100 mm, ma pur avendo colpito a prua con un proietto il Lamerton, e non avendo riportato danni per colpi diretti e soltanto per colpi caduti vicino allo scafo, dovendo combattere in condizioni di netta inferiorità, il comandante Flores, per evitare la cattura del Ferraris ordinò di autoaffondarlo; ciò avvenne, secondo i britannici, alle 12.33 nel punto lat. 37°25’N, long. 14°33’W. Il Lamerton recuperò l’equipaggio meno cinque uomini, tra cui due ufficiali, andati perduti con il sommergibile.
Giugno 1941. Il rientro del vittorioso sommergibile Marconi (tenente di vascello Mario Pollina), dopo l’affondamento della grossa petroliera di squadra britannica Cairndale e di tre piroscafo, due dei quali in convoglio, ad ovest di Gibilterra.
Nel riquadro: Capitano di corvetta Livio Piomartta, comandante del Guglielmo Marconi. Sostituì nel comando del sommergibile il capitano di corvetta Mario Pollina che si era ammalato.
La scomparsa del sm Marconi
L’indomani 26, alle ore 13.00, il Marconi trasmise l’avvistamento del convoglio, con velocità 7 miglia, in lat. 38°45’N, long. 16°55’W, posizione che Betasom ritenne attendibile in base alle notizie precedenti. Ma alle 17.45 il sommergibile perse il contatto, e poiché nello stesso tempo un aereo tedesco FW.200 del I./KG.40 cominciò a trasmettere segnali RG sulla posizione del convoglio nemico, il Marconi trasmise a Betason “la propria posizione e il rilevamento goniometrico dei segnali RG”. Poiché anche l’Archimede aveva fornito le stesse informazioni, Betasom ordinò ai sommergibili di ricercare ed attaccare il convoglio, trasmettendo appena a contatto rilevamenti RG, altrimenti di passare, a iniziare dalle ore 20.00, su nuove posizione ordinate, con inizio all’alba del 27 ottobre.
Alle 18.20 del 26, Betasom ordinò al Marconi: “Date bollettino meteorologico et condizioni di mare”. Il sommergibile rispose alle 19.15 che vi era “mare mosso” e “cattiva visibilità tutto coperto”. Alle 06.00 del 27 ottobre, durante lo spostamento su nuovi settori di ricerca, il Marconi comunicò di avere avvistato due cacciatorpediniere, e alle 09.15 lo segnalò a Betasom.[3]
Dopo aver segnalato di avere avvistato alle 05.15 del 28 ottobre tiro illuminante a grande distanza in lat. 40°45’N, long. 21°45’W, posizione che risultava a sud del convoglio, che alle 00.30 del medesimo giorno, e quindi quasi cinque ore prima, era stato segnalato dal B.d.U. in lat. 40°55’N, long. 20°55’W, con rotta 50°, velocità 6 nodi.
Alle 11.30 (secondo la prima relazione del comandante Polacchini, alle ore 11,50 secondo una seconda relazione sulla perdita del sommergibile) il Marconi, in seguito a richiesta di Betasom, comunicò di trovarsi in lat. 42°55'N, long. 21°55'W. In quel momento, in base alle segnalazioni radiogoniometriche del sommergibile tedesco U-564 (tenente di vascello Reinhard Suhren), che teneva il contatto con l’HG.75 assieme all’U-563 (sottotenente di vascello Klaus Bargsten), il convoglio risultava essere in lat. 42°15’N, long. 21°45’W.
Dal Marconi seguì il silenzio, e quindi nessuna risposta alle chiamate ripetute continuamente da Betasom, che inutilmente stava cercando di mettersi in contatto anche con l’affondato Ferraris.[4]
Il Marconi, distintosi per l'affondamento in Mediterraneo del cacciatorpediniere britannico Escort, e in Atlantico di sette navi mercantili per 19.887 tsl, si perse con cinquantanove uomini dell'equipaggio, e tra di essi non fece ritorno il capitano di corvetta Livio Piomarta, che fu poi decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
E’ stato scritto che avendo il proprio sommergibile in arsenale per lavori, Piomarta si era offerto di sostituire nel comando del Marconi il tenente di vascello Mario Pollina che si era ammalato.[5]
La Commissione d’inchiesta Speciale (C.I.S.) della Marina, nella sua inesattissima Relazione sulla perdita del Marconi datata 25 luglio 1947, in cui ha fissato la perdita del sommergibile addirittura al 26 ottobre, dopo aver fatto una breve storia del comandante Piomarta, lo ha considerato “una delle figure più meritevoli di esaltazione e di ricordo”.
In realtà, da quanto risulta nel messaggio di Betasom n. 92621, trasmesso a Maricosom e a Supermarina il 17 settembre 1941, l’autorizzazione ad impiegare Piomarta nel comando del Marconi, pronto per missione alla fine del mese, in sostituzione di Pollina indisponibile per due mesi, era stata proposta dall’ammiraglio Parona, ma soltanto per la “prossima missione”. In base a questo movimento, autorizzato da Roma, era rimandato il trasferimento in Mediterraneo del Ferraris, il sommergibile di Piomarta, al quale l’ammiraglio Parona proponeva di assegnargli il comando del nuovo grande sommergibile oceanico Ammiraglio Saint Bon che, entrato in servizio il 12 giugno 194,1 a Betasom si riteneva di poter impiegare in Atlantico.[6]
Il cacciatorpediniere Duncan ripreso da bordo dello sloop Fowey nel settembre 1941. il 27 ottobre attaccò il sommergibile Archimede e l’indomani giorno 28, secondo la nostra ricostruzione, affondò il sommergibile Guglielmo Marconi.
Il cacciatorpediniere Duncan mentre, con mare agitato, procede ad alta velocità.
Lo sloop britannico Rochester la nave comando della scorta diretta del convoglio., che con il suo moderno radiogoniometro HF/DF intercettò una comunicazione del Marconi, che riconobbe per essere un sommergibile italiano dalla sigla 67/N impiegata nelle trasmissioni di collegamento radio con Betasom. Ebbe quindi una parte importante nell’affondamento del Marconi da parte del cacciatorpediniere Duncan.
La ricostruzione della fine del sm Marconi
Secondo le nostre ricerche si deve ritenere che il Marconi sia andato perduto nel corso di una caccia iniziata subito dopo la sua ultima trasmissione del 28 ottobre per l’attacco del cacciatorpediniere britannico Duncan.
Alle 12.30 su indicazione di un contatto radio in approssimativamente lat. 42°N, long. 21°W, ottenuto alle 12.14 al radiogoniometro HF/DF dallo sloop Rochester, indicante la presenza di un "sommergibile italiano" che da qualche tempo stava seguendo il convoglio, il Duncan del capitano di corvetta Arthur Nichol Rowell diresse verso la posizione segnalata e diciannove minuti dopo, alle 12.33, avvistò l’unità subacquea a una distanza di circa 6 miglia. Aumentata la velocità a 26 nodi raggiunse la posizioni in cui il sommergibile si era prontamente immerso, e ne iniziò la ricerca con l’asdic.
Ottenuto il contatto con il sommergibile in profondità, alle 12.47 il Duncan ridusse la velocità a 15 nodi, e alle 13.00 iniziò l’attacco lanciando sul rilevamento asdic un primo pacchetto di cinque bombe di profondità.
Dopo questo primo attacco, alle 13.04, dal cacciatorpediniere furono viste in acqua piccole macchie di olio dalla densità sottile. Ma poi, mentre si preparava il secondo pacchetto di cinque bombe di profondità, l’asdic, che non era perfettamente efficiente, si guastò completamente, e la causa del danno fu scoperta per una frattura nel cavo con la cabina dell'oscillatore.
Alle 13.09 il Duncan, per realizzare il secondo attacco, aumentò la velocità per poi sganciare a caso le cinque bombe regolate per grande profondità con un intervallo di caduta di sette secondi. Circa due minuti dopo che le cariche di profondità erano esplose, una vasta bolla d'aria fu osservata alla superficie del mare.
Alle 13.24 il Duncan realizzò il suo terzo attacco nel punto della bolla d’aria sganciando una singola carica di profondità regolata alla quota di 500 piedi (152 metri). La posizione dell’attacco avvenne vicino alla piccola macchia di olio rilevata dopo il primo attacco. Al 1340 due piccole esplosioni subacquee, distanziate di due secondi, furono sentite a bordo del Duncan.
Riparato lo scandaglio acustico che a iniziare dalle 15.35 era nuovamente operativo, il Duncan fu raggiunto dal cacciatorpediniere Lamerton del capitano di corvetta Hugh Crofton Simms, che dopo aver affondato il Ferraris stava rientrando nel convoglio da un rifornimento a Porto Delgada (Azzorre); ma la ricerca del sommergibile, iniziata dalle due unità alle 13.45, non ebbe successo, e alle 17.00, non avendo ottenuto alcun contatto asdic, la caccia durata quattro ore e mezzo fu abbandonata dai due cacciatorpediniere per raggiungere il convoglio.
Trattandosi di un" sommergibile italiano", come scrisse la Sezione Storica dell'Ammiragliato britannico all'Ufficio Storico della Marina Militare (lettera H.S.L. 129/58 del 31 dicembre 1958), non poteva essere che il Marconi, ma all'epoca dai due enti storici non fu compreso.[7]
Ecco il testo originale dalla lettera H.S.L. 129/58:
“At 1214/28 October an Italian submarine, call-sign 67N [segnale di chiamata 67/N], was placed by W/T in approx 42° N, 21° W and 19 minutes later (1233/28) the destroyer DUNCAN attacked a submarine contact with depth charges, results not known. The DUNCAN reported having first sighted the submarine on the surface six miles away”.
Differente, sul risultato dell’attacco, fu invece il parere del comandante del Duncan, che nella sua relazione scrisse: il sommergibile doveva essere l’Italiano "67" per le dimensioni della torretta, come dichiarato dal Rochester in una sua comunicazione delle ore 16.44. E aggiunse, “si ritiene che questo sommergibile sia stato distrutto, poiché al suo arrivo, il Lamerton non è riuscito ad ottenere il contatto asdic”:[8]
Occorre precisare che l’orario usato dalle navi britanniche in quella zona dell’Atlantico era un’ora indietro rispetto a quello italiano e tedesco. Pertanto le 12.33, ora dell’inizio dell’attacco del Duncan al Marconi, corrispondeva a Betasom alle ore 13.33.
E’ anche fermamente da escludere che l’attacco del Duncan possa avere avuto come obiettivo l’Archimede, l’altro sommergibile italiano che il 28 ottobre si trovava a sud del convoglio HG.75, poiché, come risulta nella relazione del capitano di vascello Paladini, “alle 12.30 comunica di aver subito caccia prolungata, riportando leggere avarie. A richiesta dà la sua posizione: lat. 41°05’N. long. 21°55’W, che è a 90 miglia a sud del previsto”. In queste condizioni, all’Archimede, che era ad almeno 60 miglia dalla posizione del Marconi, anche se avesse spinto le macchine alla massima velocità consentita dal mare grosso (13 nodi ?), navigando sempre in superficie, ci sarebbero volute almeno quattro ore per raggiungere la posizione di attacco del Duncan, e a quel punto, nonostante le sollecitazioni di Betasom, difficilmente avrebbe potuto raggiungere il convoglio che si trovava molto più avanti.
Il piroscafo britannico Ulea che fu affondato il 28 ottobre dal sommergibile tedesco U-432.
Altri elementi da considerare
Mentre le due navi scorta britanniche, dopo l’attacco e la permanenza in zona per controllare l’effetto del loro attacco, dirigevano a forte velocità per ricongiungersi al convoglio HG.75, lo sloop Rochester (capitano di corvetta Conway Benning Allen) ottenne un nuovo contatto al radiogoniometro HF/DF su una trasmissione radio di un sommergibile proveniente dal settore sinistro. Allora il Duncan e il Lamerton furono diretti via radio a caccia del sospettato sommergibile, ma la ricerca non portò a nessun contatto e conseguentemente le due unità guerra raggiunsero l’HG-75 poco prima della mezzanotte del 28 Ottobre.[9] Questo secondo sommergibile doveva essere l’U-564 che alle 12.35 aveva dato la posizione del convoglio in lat. 39°05’N, long. 20°05’W con rotta 330°, trasmettendo segnali radiogoniometrici.
Dai diari dei due sommergibili tedeschi del Gruppo “Brenslau” risulta che, avendo attaccato con successo nella notte e al mattino del 24 ottobre, affondando il cacciatorpediniere Cossack (U-563) e i tre piroscafi Carsbreck, Ariosto e Alhama (U-564), ed essendo rimasti senza siluri, essi avevano continuato a inseguire il convoglio, per portare a contatto l’U-432 (tenente di vascello Heinz-Otto Schultze), che arrivando da nord e attaccando alle 05.08 del 28 ottobre affondò il piroscafo britannico Ulea. L’attaccò, con lancio dei siluri in superficie, passò inosservato e il sommergibile non fu scoperto ne rintracciato dalle unità di scorta. Risulta poi che l’U-563 perse il contatto alle ore 12.30 del 28, quando emergendo l’HG.75 non era più in vista, mentre lo stesso giorno l’U-564 continuò a trasmettere gli spostamenti del convoglio fino alle ore 20.00, quando iniziò la navigazione di rientro alla base.[10]
Poiché l’U-563, l’U-564 e l’U-432 non riportarono alcuna caccia da parte di unità nemiche, né la subirono il Barbarigo e l’Archimede, è del tutto naturale sostenere che il sommergibile attaccato dal Duncan, dopo le ore 12.33 a sud del convoglio, non poteva essere che il Marconi, rimasto vittima delle bombe di profondità del cacciatorpediniere britannico.
Occorre dire che su una segnalazione del B.d.U. (che alle ore 11.30 del 28 ottobre dava il convoglio HG.75 in lat. 39°55’N, long. 20°15’W, rotta Nord), alle 14.00 Betasom aveva trasmesso ai sommergibili di raggiungere nuove posizioni per intercettarlo.[11]
Al Marconi fu comunicato di portarsi in lat. 40°25’N, 20°45’W, ma è difficile che in quelle ore il sommergibile, probabilmente in immersione sotto attacco, abbia potuto ricevere quell’ordine, al quale non dette il ricevuto.
Perdurando il silenzio del Marconi e anche del Ferraris alle 16.00 del 31 ottobre Betasom, nella speranza di poter ottenere risposta e nell’eventualità che essi potessero essere in condizioni di ricevere e di non trasmettere per avarie agli apparati trasmittenti, chiese a tutti i sommergibili in mare di eseguire controlli agli apparati radiotelegrafici e di dare la loro posizione in condizioni di mare favorevoli. Rispose soltanto il Barbarigo (capitano di corvetta Enzo Grossi), poiché l’Archimede (capitano di corvetta Marino Salvatori) rimase silenzioso fino alle 07.15 del 4 novembre, quando segnalò che sarebbe rientrato alla base per il mattino del 5. Il silenzio dell’Archimede, che al pari degli altri tre sommergibili italiani non riuscì ad effettuare alcun attacco, fu una nuova fonte di preoccupazione per Betasom, poi risoltasi bene, mentre parecchio dolore portò alla Base la perdita del Marconi e del Ferraris.[12]
Il Comandante di Betasom, capitano di vascello Romolo Polacchini, nella sua relazione n. 714/SRP del 12 dicembre 1941, trasmessa a Supermarina, riferendosi alla perdita del Marconi scrisse che il sommergibile doveva essere andato perduto “dopo le 11.30 del 28 ottobre, data in cui ha trasmesso l’ultimo telegramma”. Nella speranza di avere una risposta dal Marconi e per fornirgli opportuni ordini, Betasom anche nei giorni seguenti continuò, fino al 5 novembre, a trasmettere al sommergibile che però non dette più «segno di vita».[13] Fu anche chiesto al Barbarigo, alle 11.00 del 3 novembre, quando avesse sentito l’ultima trasmissione del Marconi e la risposta riportata nel Diario di Betasom, fu: «alle 11.11” del 28 ottobre.[14]
Quindi l’ora dell’ultima trasmissione del Marconi, che Betasom ha riportato nei suoi documenti alle ore 11.30 del 28 ottobre 1941, appare vicina, e quindi compatibile, con la scoperta radiogoniometrica del sommergibile italiano alle 12.14 e l’inizio dell’attacco del cacciatorpediniere Duncan alle ore 12.33, a 300 miglia a nord-est delle Isole Azzorre in lat. 41°57’N, long. 21°56’W.
Un’ultima considerazione. Secondo la lettera H.S.L. 129/58 della Sezione Storica dell’Ammiragliato britannico, il siluramento del piroscafo Ulea, da parte dell' U-432, si sarebbe verificato alle 0012 del 28 ottobre in lat. 41°13’N, long. 21°38’W, e il suo affondamento in lat. 41°17’N, long. 21°40’W. Vi sono quindi cinque ore di differenza rispetto all’ora di attacco riportata nel Diario dell’U-432. Secondo un’ipotesi avanzata dall’Ufficio Storico della Marina Militare, che riteneva possibile che l’Ulea fosse stato affondato dal Marconi (che avrebbe certamente comunicato l’attacco nelle sue trasmissioni del mattino del 28), la Sezione Storica dell’Ammiragliato, nella citata lettera, scrisse:
“E’ possibile che il MARCONI abbia affondato l’ULEA alle 0012/28 ottobre 1941 e che circa 12 ore più tardi sia stato affondato dal DUNCAN”.
Da ciò si deduce, inequivocabilmente, che la Sezione Storica dell’Ammiragliato era arrivata alla conclusione che il Marconi poteva essere stato affondato dal Duncan. Poiché la lettera, inviata all’allora Direttore dell'Ufficio Storico ammiraglio Giuseppe Fioravanzo, fu certamente consultata all’epoca della stesura del libro “I Sommergibili negli Oceani”, compilato dall’ammiraglio Ubaldino Mori Ubaldini, in cui dell’ipotesi britannica non se ne fa alcun cenno, è possibile che fosse stata sottovalutata o non presa in considerazione.
Francesco Mattesini
[1] Archivio Ufficio Storico della Marina Militare, Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico, Missione dei sommergibili ARCHIMEDE – BARBARIGO – MARCONI – FERRARIS, Relazione n. 714/SRP del 12/12/1941-XX°.
[2] La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale, Volume XII, I Sommergibili negli Oceani, (compilatore ammiraglio di Divisione Ubaldino Mori Ubaldini), Roma, 1966, p. 230.
[3] AUSMM, Naviglio Militare, Sommergibile MARCONI, messaggi di Betasom.
[4] Ibidem; Diario di Guerra del Comandante dei Sommergibili tedeschi: Kriegstagebücher (KTB) & Stehender Kriegsbefehl Des Führers/Befehlshaber der Unterseeboote (F.d.U./B.d.U.), ottobre 1941.
[5] Francesco Mattesini, Betasom. La Guerra negli Oceani (1940-1943), Ufficio Storico Marina Militare, 1a Edizione 1993, 2a Edizione 2003.
[6] AUSMM, Naviglio Militare, Sommergibile Marconi.
[7] David Syrett, The Battle for Convoy HG-75, 22-29 October 1941; USMM, Historical Section Admiralty, lettera H.S.L. 129/58 del 31 Dicembre 1958.
[8] National Archives, ADM/199-1197.
[9] David Syrett, The Battle for Convoy HG-75, 22-29 October 1941, in Internet.
[10] Ritschel, Herbert, Kurzfassung Kriegstagebuecher deutscher U-Boote, vol. 11: KTB U561-U599, Norderstedt, 2009, pp. 31 e 46.
[11] Diario di Guerra del Comandante dei Sommergibili tedeschi: Kriegstagebücher (KTB) & Stehender Kriegsbefehl Des Führers/Befehlshaber der Unterseeboote (F.d.U./B.d.U.)
[12] Comando Superiore delle Forze Subacquee Italiane in Atlantico, Missione dei sommergibili ARCHIMEDE – BARBARIGO – MARCONI – FERRARIS, Relazione n. 714/SRP del 12/12/1941-XX°.
[14] Archivio Ufficio Storico Marina Militare, Diario di Betasom, 1941.
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