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Scrivici |Un testimone di Mezzo Giugno 1942 – Antonio Angelo Caria
- Il racconto dell'attacco e siluramento aereo dell'Incrociatore Trento -
Il primo sorvolo (da dietro) della formazione italiana da parte dei velivoli britannici. L'incrociatore Garibaldi è stata l'unica unità ad aprire il fuoco antiaereo. Caria era sul Cacciatorpediniere Corazziere. Schema solo descrittivo, non in scala.
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Ringraziamo Antonio Angelo Caria per la sua dettagliata testimonianza.
Fase 1: il sorvolo degli aerosiluranti.
Abbiamo ricevuto una interessante testimonianza di quel lontano giorno dell’estate 1942 e la riportiamo nei suoi particolari.
All’alba del 15 giugno 1942 la Squadra italiana stava navigando verso sud per intercettare il convoglio inglese "Vigorous" diretto a Malta. Oltre alle due corazzate Littorio e Vittorio Veneto erano nella formazione avanzata (o di avanscoperta) i quattro incrociatori Garibaldi, Duca d’Aosta, Gorizia, Trento, affiancati da cacciatorpediniere sui due lati. Sul caccia Corazziere si trovava Antonio Angelo Caria, Stereotelemetrista.
“Ero Stereotelemetrista di turno e il mio posto era la plancia e l'ala di plancia. All'alba siamo stati sorvolati da una squadriglia di aerosiluranti inglesi. Io avevo frequentato diversi tirocini per il riconoscimento degli aerei e navi nostri, tedeschi, inglesi, americani e giapponesi. Vedendo il contrassegno inglese di tali aerei ho urlato: "AEREI INGLESI..." Non mi sono spiegato perchè il Comandante ed il Direttore di Tiro, presenti in plancia, non abbiano dato l'ordine di aprire subito il fuoco. Il fuoco rabbioso lo ha aperto il Garibaldi dopo aver avuto la visuale di tiro libera dal nostro ingombro sulla sua sinistra.
Gli aerosiluranti inglesi, forse perché sapevano che le nostre navi non avevano il radar, hanno sorvolato la formazione per studiare i bersagli in linea obliqua, cominciando dal lato destro Trento-Gorizia passando al lato sinistro Duca D'Aosta-Garibaldi-Corazziere. Ebbene, né il Trento, né il Gorizia, né il Duca d'Aosta, né il Garibaldi hanno dato il segnale di scoperta al Comando Squadra. Nessuno di loro ha aperto il fuoco durante quel sorvolo. C'è voluto il mio avvistamento e segnalazione "aerei inglesi". Sui testi dell’Ufficio Storico della Marina Militare si legge che le vedette del Littorio, alle ore 5,04, hanno dato l'allarme aerosiluranti. Allarme dato anche dal Corazziere. Ma neanche noi del Corazziere abbiamo aperto il fuoco contro gli aerosiluranti inglesi, noi che eravamo l'unica unità ad avere la visuale di tiro libera. Il fuoco lo ha aperto il Garibaldi.”
Bisogna notare che Caria non era un semplice testimone oculare occasionale ma aveva un ruolo e competenze precise per le misurazioni/osservazioni e si trovava al posto assegnato per questo compito. Non ci sembra che la versione ufficiale descriva nello stesso modo questo sorvolo esplorativo della formazione da parte degli aerosiluranti britannici, che fu senza dirette conseguenze per entrambe le forze, ma che poteva essere importante sia per l’identificazione da parte del nemico delle navi e relativa rotta, sia per il ritardo nell’avvistamento e quindi nel prepararsi all’imminente attacco. Un’altra differenza rispetto ai testi ufficiali è la presenza del cacciatorpediniere Corazziere, al fianco sinistro del Garibaldi (nei testi si indica l’Aviere) ma Caria lo sa perché si trovava sul Corazziere. Abbiamo dunque chiesto conferma a Caria che ha aggiunto:
“L'aerosilurante che ho visto io é passato sopra il Corazziere. Io ho guardato in alto e ho visto il contrassegno della RAF sotto le ali dell'aerosilurante, e ho cacciato l'urlo di avvistamento. Uno di tali aerosiluranti é passato tra noi e il Garibaldi, altri 4-5 sulla nostra sinistra. Dalla loro direzione ne ho dedotto la direttrice del loro sorvolo, avvalorato dal fatto che un mio paesano imbarcato sul Duca d'Aosta mi disse, a posteriori, che lui aveva visto che erano "passati" a poppavia tra loro e il Gorizia. Lui non era di vedetta, perciò non aveva alcun compito di dare l'allarme.”
Dopo il sorvolo per individuare i bersagli, gli aerosiluranti aggirarono la formazione, portandosi all'attacco sul fianco degli incrociatori, separandosi per il lancio dei siluri su bersagli diversi. Schema solo descrittivo, non in scala.
Fase 2: l'attacco e siluramento.
“ Gli aerei inglesi hanno fatto un giro largo per presentarsi dopo sul lato destro della nostra formazione Garibaldi - Duca d'Aosta - Gorizia e Trento con a lato i Cacciatorpediniere. Io, istintivamente, col telemetro portatile, mi sono portato sull'ala di plancia destra per vedere cosa sarebbe successo. E' assolutamente vero che il lato destro del Trento e del Gorizia erano completamente sguarniti dalla copertura di cacciatorpediniere. Anche il lato sinistro era sguarnito. Ho ancora impresso nella mente il planare dell'aerosilurante inglese e lo sgancio del siluro diretto al Trento, rimanendo col fiato sospeso aspettando la virata estrema per evitarlo, virata che non c'é stata, cosi ho visto lo scoppio sulla fiancata destra del Trento, il fumo ed il vapore che ne è seguito. Ho urlato: "E' stato silurato il Gorizia" per cui il Comandante mi raggiunse e, dopo aver osservato col binocolo la scena, mi dette da tergo uno scappellotto cordiale dicendomi: "Caria, lo vedete il Gorizia che è a poppavia del Duca d'Aosta?" Io, smarrito, mi sono corretto dicendo al Comandante: "Allora è il Trento, é laggiù, fermo, che fuma", indicandoglielo col dito. Persuaso, si è rammaricato che fosse stato colpito.
Caria ha quindi seguito attentamente il siluramento del Trento. Secondo la sua testimonianza non c’è stata alcuna accostata o virata per tentare di evitare il siluro, ovvero non ha visto la normale manovra con cui una nave cerca di porsi parallela alla rotta del siluro per evitare di essere colpita al fianco. Secondo i testi ufficiali il siluramento aereo del Trento avvenne da distanza ravvicinata (circa 200 metri) e la nave non ebbe il tempo e lo spazio per compiere la manovra. Ma sentiamo da Caria come avvennero le misurazioni al riguardo.
“ Ero passato nell’ala di plancia destra per seguire l’attacco. Lì ho trovato l'Ufficiale di rotta appoggiato alla paratia tra la colonnina del tiro notturno e il Panerai. Quando le vedette hanno dato l'allarme di aereo diretto verso il Trento, ho sollevato lo stereotelemetro portatile per vedere l'avvicinamento di tale aereo. L'Ufficiale di rotta, vedendomi in osservazione, mi chiese di aiutarlo a misurare la distanza nel preciso istante del lancio del siluro contro il Trento, dicendogli ALT (la parola STOP, allora, era vietata) e subito dopo la distanza del Trento col solito ALT. In quei due precisi istanti, lui ha preso i due rilevamenti col Panerai. Ha assistito a tutta la scena e poi si è ritirato in Sala Nautica, ove con riga parallela, matita e compasso sul goniometro della carta nautica, ha stabilito la distanza di lancio del siluro. Subito dopo è venuto nuovamente nell'ala di plancia per riferire al Comandante che la distanza di lancio era avvenuta sugli 800 metri circa. Il Comandante, allora, gli chiese il perché di quel circa, e lui rispose perché fra le due misurazioni, seppure avvenute a pochi secondi una dall'altra, il Trento si era mosso.”
Secondo questa testimonianza il lancio del siluro sarebbe avvenuto a circa 800 metri, dando tempo sufficiente al Trento per una virata che tentasse di evitarlo. E’ un particolare che cambierebbe la dinamica e soprattutto la causa del siluramento: oltre all’audacia del nemico ci sarebbe stata una mancata manovra da parte della nave. Un punto delicato che merita opportune verifiche, non affrontabili certo in questa sede. Caria ha letto su vari testi la distanza di soli 200 metri, ma la ritiene poco credibile: secondo lui, con la velocità dell’aerosilurante il siluro si sarebbe infilato in mare ancora più vicino e inizialmente si sarebbe inabissato prima di riportarsi alla quota giusta, col rischio di passare sotto alla chiglia della nave senza colpirla. Si possono fare molteplici considerazioni di natura tecnica, ma non vogliamo contestare la versione ufficiale, ricavata dai rapporti dell’epoca e da approfondita inchiesta, anche se riteniamo importante citare questa testimonianza diretta dell’accaduto. Caria ha segnalato la sua versione dei fatti all’Ufficio Storico della Marina Militare.
Il siluramento del Trento sul lato destro della nave. Caria sul Corazziere si trovava molto avanti, sul lato sinistro ("di sbieco"). Schema solo descrittivo, non in scala ; manca la colorazione dell'epoca (zone scure, fasce rosse e bianche sulla prora).
Dubbi e differenze rispetto alla descrizione e grafico della versione ufficiale.
Riguardo al punto dove il siluro colpì il Trento, sappiamo da vari particolari che l'impatto avvenne nei locali caldaie prodieri. Caria ci ha detto che ebbe l'impressione immediata che il siluro avesse colpito nella zona poppiera della nave, ma ha precisato che si trovava sul lato sinistro mentre il siluro colpì il lato destro: pertanto non può dirlo con esattezza dalla posizione in cui si trovava (molto angolata, sul lato opposto).
Caria dissente su quanto indicato nella versione ufficiale circa i siluri: si dice che furono sganciati a notevole distanza dagli incrociatori di testa (Garibaldi e Duca d'Aosta), sui mille metri, e a distanze sensibilmente inferiori, sui 200 metri verso gli incrociatori in coda, Gorizia e Trento. Caria fa presente che non vi è alcuna spiegazione del motivo per cui il Gorizia li evitò e il Trento no. In altre parole, secondo lui il Grafico ufficiale (vedi sotto) non andrebbe considerato strettamente fedele alla realtà. In effetti abbiamo notato che la scala darebbe notevoli distanze tra gli incrociatori (2-3 chilometri) e tra questi e i caccia (4-5 chilometri). Ecco cosa ci ha detto Caria rispetto a queste nostre osservazioni:
“La distanza da un incrociatore e l'altro era inferiore, talvolta, ai 2000 mt., mentre quella dei Cacciatorpediniere e gli Incrociatori era sempre, più o meno, sui 1000 mt. e anche meno. Infatti, io ho visto a occhio nudo la cerimonia dell'alzabandiera di combattimento da parte del Garibaldi. Tale cerimonia é avvenuta subito dopo a bordo da noi, dove ho potuto vedere i dettagli. Il più giovane Ufficiale recava tra le braccia un cuscino sopra il quale c'era la bandiera di combattimento. Appresso a tale Ufficiale, c'era il nostro Comandante in 2^ con la sciabola sguainata, entrambi col sottogola del berretto calato.”
Sembra pertanto che il grafico debba essere considerato come uno schema descrittivo dell’accaduto con alcune semplificazioni per renderlo leggibile. Quello che risulta evidente è che gli aerosiluranti si divisero per attaccare da più settori in modo da mettere in difficoltà gli incrociatori, anche con lanci contemporanei da posizioni diverse: una situazione confusa e critica in cui una nave poteva avere difficoltà ad effettuare un'accostata che neutralizzasse più siluri a lei diretti. Senz’altro la testimonianza di Caria merita di essere riportata, interessante proprio per le sue differenze.
Il cacciatorpediniere Corazziere assisté al siluramento del Trento ma non rimase sul posto a seguire le sfortunate vicende della nave , perché proseguì la navigazione con la Squadra, nella speranza di intercettare le forze britanniche. Caria esclude la presenza nella sua formazione del Camicia Nera.
“Nella nostra formazione erano presenti il Corazziere, l'Aviere, il Geniere e un altro. Il Camicia Nera indicato nel grafico ufficiale non c'era perché so di sicuro che era nella formazione delle Corazzate. Abbiamo proseguito verso est inseguendo gli inglesi. Quando è stato avvistato del fumo all’orizzonte si è pensato che di lì a poco ci sarebbe stato il contatto con gli inglesi. Verso le 11, il Garibaldi ha alzato bandiera di combattimento seguito da tutta la formazione di avanscoperta. Si sono fatte avanti Littorio e Vittorio Veneto. Il fumo visto all’orizzonte era quello del nostro ricognitore abbattuto e l’abbiamo trovato sulla nostra rotta verso le 16. Era un CantZ 506. Dal Corazziere abbiamo visto il ricognitore sulla nostra sinistra a un miglio e forse più di
distanza. Ho visto il suo equipaggio, in piedi sulla carlinga che galleggiava, che invocava la salvezza. Tutta la Divisione é tirata dritta, lasciando gli avieri di quel ricognitore nella disperazione. Arrivate sul posto le Corazzate, é stato dato l'ordine al Camicia Nera di prenderli in salvo. Ma è stato un inseguimento a vuoto, perché gli inglesi, durante la notte, avevano invertito la rotta verso Alessandria d'Egitto. Perciò non è stato possibile agguantarli ed ingaggiare il tanto atteso e sospirato combattimento da parte di tutti i marinai della Squadra Navale.”
Riguardo al Camicia Nera, Caria ci ha detto:
...la mia sicurezza che il Camicia Nera fosse nel gruppo delle Corazzate deriva dal fatto che l'Ufficiale di rotta, per messaggio ricevuto dal Comando Squadra, ha riferito al nostro
Comandante le testuali parole: - Signor Comandante, il Comando Squadra ha dato l'ordine al Camicia Nera di trarre in salvo gli avieri del
ricognitore abbattuto. - Il Camicia Nera non era quindi nella nostra formazione, col gruppo Incrociatori."
Caria ha poi aggiunto quanto segue:
"La Squadra Navale ha inseguito la formazione nemica, pur sapendo che giammai l'avrebbe potuta agguantare, per farle bruciare il carburante, tanto da non averne più a sufficienza per ritentare di riprendere la missione verso Malta. Questo l'ho sentito dai colloqui del Comandante con i suoi collaboratori."
Nostro schizzo semplificato del Grafico 17, pag.334 con la versione ufficiale (Le azioni navali in Mediterraneo - Dal 1 aprile 1941 al 8 settembre 1943 - Ufficio Storico della Marina Militare). Si nota che gli aerei si separarono e attaccarono da più direzioni.
Altri ricordi di Mezzo Giugno.
Antefatto.
“ La sera del 14 giugno ero di turno, ore 20-24. Verso le 22-23 é venuto in plancia un radiotelegrafista con una busta in mano che l'ha consegnata all'Ufficiale di rotta, responsabile delle telecomunicazioni. Era un cifrato proveniente dal Comando Squadra. Dopo averlo decifrato, l'ha consegnato al Comandante che lo ha letto a voce agli altri presenti in sala nautica: - Domani alle 11, saremo a contatto col nemico. Casualmente, io ero appoggiato, nell'ala di plancia sinistra, vicino all'oblò della sala nautica e ho sentito tutto. Ho chiesto il permesso al mio Capo reparto che in quel momento comandava la nave (eravamo sempre insieme di turno) per andare in Centrale di tiro per prendere il caffè o il cognac. Di ritorno, salendo in plancia, un collega mitragliere mi ha chiesto cosa si diceva nelle alte sfere. Risposi: - non dirlo a nessuno, domani alle 11 saremo a contatto col nemico. Segreto di Pulcinella. Lo ha detto a tutti, perciò si sono riuniti nel cannone di centro tutti gli addetti del complesso di prora, di poppa, tutti i mitraglieri e siluristi per cantare la canzone fascista VINCERE, VINCERE E VINCEREMO IN CIELO, IN TERRA E MAR... Il Comandante deve aver sentito il clamore, perciò ha chiesto cosa stava succedendo. Gli ha risposto l'Ufficiale di rotta che i cannonieri, mitraglieri, siluristi e altri dell'equipaggio stavano cantando la canzone accennata. Non c'è voluto molto per individuare chi aveva dato loro quella notizia, il sottoscritto. Doveva essere punito per quella "spiata", mentre ne ha ricavato una gratificazione perché ha dato modo al Comandante di "tastare" il polso dei suoi uomini circa il loro spirito combattivo, traendone compiacimento. Lo stesso clamore é stato percepito dal Garibaldi, sulla nostra destra e sottovento rispetto a noi, per cui ci ha chiesto cosa stesse succedendo, attraverso la radio ultra-corte, in fonia e quindi in chiaro. Con lo stesso mezzo é stata data una risposta che non ho afferrato, ma senz'altro sarà stata ovvia e pertinente.”
Ci complimentiamo con Antonio Angelo Caria per la sua memoria e l’accuratezza con cui ha risposto, con grande gentilezza e disponibilità, alle nostre domande.
Per leggere la descrizione del siluramento aereo, si consultino le pagine già pubblicate sull' affondamento del Trento.
Siamo disponibili a ricevere altre testimonianze o eventuali osservazioni circa questi racconti.
Abbiamo raccolto altre informazioni e approfondito l'argomento. Cliccando su "Continua" qui sotto, si accede alla pagina dove si analizza il siluramento del Trento.
Continua...
Per la descrizione ufficiale dell'evento si consiglia la consultazione del testo "Le azioni navali in Mediterraneo - Dal 1° aprile 1941 al 8 settembre 1943" - Ufficio Storico della Marina Militare.
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