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Scrivici |Le cause di una sconfitta - I
- Perché le potenze dell'Asse persero la 2° Guerra Mondiale -
Schema temporale che indica mese per mese i principali paesi in guerra nel secondo conflitto mondiale. Sono evidenziati in basso i momenti decisivi per le dichiarazioni di guerra o la resa.
Asse e Alleati – Combattere assieme
Perché parlare della sconfitta, che non è argomento gradito?
La sconfitta lascia insoddisfatti, desiderosi di saperne di più, di capire. E' un logico desiderio di approfondimento che porterebbe subito all'esame della specifica situazione italiana, con l'analisi degli errori commessi, come se questi fossero la sola spiegazione della sconfitta. Ma l'Italia era inserita in un sistema di alleanze e in un contesto che ebbe un effetto condizionante per la sua sorte.
Si vince assieme e non da soli.
E' quindi necessario dedicare prima un breve sguardo allo scenario complessivo, a come e perché le nazioni dell'Asse vennero sconfitte dagli Alleati.
Si parla spesso di “Asse” e di “Alleati”, le parti in conflitto, per semplificare. In realtà (come si cerca di schematizzare nella figura), la composizione delle alleanze fu più complessa nella partecipazione e nei tempi di guerra.
“Asse”
Comprende:
Germania: settembre 1939 – maggio 1945
Italia: giugno 1940 – settembre 1943
(poi divisa in Regno del Sud con gli Alleati e Repubblica Sociale al nord con l'Asse, fino all'aprile 1945)
Giappone: dicembre 1942 – agosto 1945
“Alleati”
Comprendono:
Gran Bretagna (e Dominions): settembre 1939 – agosto 1945
Stati Uniti d'America: dicembre 1942 – agosto 1945
Unione Sovietica: giugno 1941 – maggio 1945
(precedentemente aveva un patto di alleanza con la Germania)
Francia: settembre 1939 – giugno 1940.
Viene poi divisa in Francia occupata (dall'Asse) e di Vichy (collaborazionista), oltre a forze francesi con gli Alleati. Dopo la liberazione della Francia nel 1944, la Francia diventa unita, con gli Alleati.
Con la Gran Bretagna partecipano altre nazioni (Dominions e Impero britannico) tra cui Australia, Canada, India, Nuova Zelanda.
Agli Alleati si uniscono Cina, Brasile, paesi dell'America centrale e meridionale.
Ungheria, Bulgaria, Romania sono con l'Asse dal 1941, poi passano agli Alleati nel 1944.
(nota: è una sintesi semplificata che non contempla tutti i dettagli)
Detto in altra forma, nel 1939 la Germania si trovò contro Gran Bretagna e Francia. Dopo la sconfitta della Francia e l'ingresso dell'Italia accanto alla Germania nel 1940, la Gran Bretagna si ritrovò quasi isolata. Ma dal 1941 anche l'Unione Sovietica, attaccata dalla Germania, si trovò in guerra assieme alla Gran Bretagna. Alla fine del 1941 contro gli Stati Uniti entrò in guerra il Giappone, a cui si unirono Germania e Italia (quindi gli Stati Uniti si trovarono a fianco di Gran Bretagna e Unione Sovietica). Nel 1943 l'Italia trattò l'armistizio, dividendosi poi in due parti, con gli Alleati e con l'Asse. Infine vi fu la capitolazione della Germania e poi del Giappone durante il 1945.
Dunque uno scenario complicato e mutevole!
Al di là dell'effettivo peso militare dei contendenti variabile nel tempo, il trovarsi “soli” o “affiancati” (capitò quasi a tutti) ebbe un peso rilevante sul morale. Chi si sentiva forte poteva rischiare di più e chi era con le spalle al muro poteva reagire con la forza della disperazione. Ma quando il destino sembrava segnato e si perdeva la fiducia nel domani, anche le forze sembravano insufficienti. Per di più, gli incerti o neutrali si avvicinavano ai probabili vincitori. Aspetti difficili da quantificare, eppure rilevanti nelle decisioni dei capi come nell'impegno delle masse. Di conseguenza ebbero effetti complessivi di tendenza.
Tavole degli scenari geografici delle zone di azione dell'Asse (in rosso), dalla rivista tedesca Signal durante la guerra.
Sconfitta dell'Asse e vittoria degli Alleati
Tra i molti fattori che determinarono l'esito del conflitto mondiale si può dire che l'alleanza di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione sovietica funzionò assai meglio di quella dell'Asse perché superò le diversità con una collaborazione di vasta portata, concreta e coordinata. Non fu facile, cosparsa di frequenti tensioni, ma risultò efficace.
Al contrario le potenze dell'Asse rimasero gelose della propria indipendenza, con scambi e aiuti decisi in base ad esigenze contingenti. La loro collaborazione, coltivata come immagine, produsse al massimo una somma di forze, senza moltiplicazione di effetti.
Gli Alleati programmarono enormi movimenti logistici di materiali e mantennero sempre distinte le loro forze armate, coordinandole al vertice.
Nell'Asse mancò il coordinamento con il Giappone. L'Italia partecipò alle offensive tedesche e la Germania fornì sostanziali aiuti (materiali, mezzi, uomini) all'Italia per compensarne le lacune, operando anche congiuntamente sul campo; vi furono comunque problemi di coordinamento al vertice fra i due alleati (tendenza egemonica tedesca contro desiderio di autonomia italiano).
Altro aspetto fu la dimensione marittima della guerra con milioni di tonnellate e di uomini che dovevano varcare i mari, avvantaggiando le potenze marittime in grado di farlo. Con la guerra anche sui mari, erano favorite le nazioni dotate di proprie risorse agricole e naturali (Stati Uniti e Unione Sovietica), mentre erano penalizzate le nazioni dell'Asse, tutte dipendenti dalle importazioni.
Chi ebbe una mentalità prevalentemente terrestre, come i vertici delle due dittature europee, perse alcune occasioni o si mosse in ritardo. Pur combattendo efficacemente sui mari, l'Asse non riuscì a interrompere i flussi logistici nemici, subendo al tempo stesso gravi difficoltà di rifornimento, con penuria di materiali strategici.
Differenza importante fu la forte concentrazione territoriale delle nazioni dell'Asse che esponeva all'arma aerea, rispetto alle potenze alleate, dotate di vasti spazi non raggiungibili dove basare la risposta di lungo termine.
L'arma aerea fu usata meglio dagli Alleati, dimostrandosi condizionante in tutto: demolì ogni cosa, frenò azioni, distolse energie, minò il morale. Non fu risolutiva da sola, perché era comunque necessaria la conquista del territorio: ma anche su questo le inesauribili risorse umane degli Alleati ebbero un peso.
Le nazioni dell'Asse avevano una forte determinazione alla guerra, certamente rafforzata dal sistema autoritario di governo di cui disponevano. Ma anche gli Alleati riuscirono a sviluppare una forte determinazione a vincere. Convinzione sviluppata per reazione al militarismo aggressivo delle potenze dell'Asse, spesso violento e cinico, senza lasciare spazio ad alcun compromesso.
L'espansione dell'Asse cambiava il mondo in un modo che non poteva essere accettato. Furono proprio l'approccio e le conquiste dell'Asse a spingere in guerra le altre nazioni riluttanti, a trasformarle in “Alleati” e stimolare le loro energie.
Le nazioni dell'Asse risultarono ovviamente vincenti in una fase iniziale a fronte di nazioni meno preparate, ma la situazione si rovesciò perché tra gli Alleati la mobilitazione fu sentita come vitale, coinvolgendo direttamente (alle armi) o indirettamente (riconversione) grandi masse di civili: questi portarono organizzazione e logistica, produzione di serie e trasporti, formazione e addestramento, a un livello inedito in campo militare.
Quasi si potrebbe dire che i militari di professione furono messi in difficoltà dai civili militarizzati.
Ognuno degli Alleati fu capace, dopo i primi insuccessi, di analizzare e migliorare la propria macchina bellica, riformandola nella sostanza. Invece le forze dell'Asse rimasero fedeli alla loro impostazione militare; ad esempio, consideravano le esigenze di combattimento prioritarie rispetto ad ogni altra attività di supporto. Per loro gli uomini migliori, anche al vertice, andavano al fronte, mentre gli Alleati li destinavano all'organizzazione, ai servizi. Per l'Asse vi erano più militari destinati al combattimento che nei servizi, per gli Alleati era il contrario.
Si scontravano visioni opposte su come combattere in modo efficace.
Le dittature militari dell'Asse erano portate a sopravalutare il valore dei propri combattenti e lavoratori, come solo fatto che garantisse la superiorità sulle forze degli avversari. Così nell'Asse l'ottimismo iniziale e le promesse diffuse ritardarono a lungo l'adozione di una economia di guerra (restrizioni civili e assegnazione risorse), mentre gli Alleati adottarono presto politiche interne coerenti con l'entrata in guerra.
Gli Alleati furono valutati dall'Asse erroneamente sulla base della loro apparenza prebellica, mentre si doveva calcolare sia la mentalità che la prevedibile mutazione. La scarsa conoscenza delle caratteristiche nemiche e del relativo potenziale fu quindi un grave errore dell'Asse.
Nell'Asse i dittatori che accentrarono in sé le prerogative militari, poterono assumere posizioni ostinate e incontrastate, talvolta insensate, oppure resero importante la gara a influenzarli, la competizione delle gerarchie, invece di stimolare i processi collaborativi e i meccanismi correttivi. Dall'altra parte si riuscì invece a perseguire soluzioni fattibili e condivise, isolando le posizioni rigide di chi era intransigente.
L'evoluzione organizzativa e tecnologica fu notevole nel corso della guerra: però armi avanzate e tecniche di successo furono efficaci solo se apprezzate e sviluppate in tempo. Ad esempio, nuovi sottomarini, missili a lunga gittata, aerei a reazione, mezzi di assalto subacqueo (tutte armi dell'Asse) risultarono formidabili ma giunsero troppo tardi o in quantità insufficiente. Al contrario, radar, decifrazione, bombardamento strategico, ordigni nucleari (punti di forza degli Alleati), ebbero il tempo di maturare e far sentire il loro peso.
Nelle nazioni militariste dell'Asse, come la Germania, i militari avevano un forte potere nei confronti delle aziende produttrici di armamenti, imponendo molti progetti e perfezionamenti, che portavano ad armi di notevole qualità, ma le troppe varianti mantenevano le produzioni quasi artigianali ostacolando l'ottenimento di grandi produzioni in serie. Invece nelle nazioni alleate l'industria fornì ai militari una gamma limitata di modelli, magari non sempre eccellenti, ma producibili in modo ripetitivo, rapidamente e con enormi volumi (che poi fecero la differenza sul campo).
Nel duro e sanguinoso percorso ci furono singoli eventi e imprevisti, che consolidarono la tendenza all'esito finale. Si trattò di una lotta in bilico, assai meno prevedibile nell'esito di quanto si possa credere oggi.
Tra i principali contesti decisivi si possono citare: sul mare la battaglia dei sommergibili in Atlantico, sul terreno la guerra in Unione sovietica, nell'aria la battaglia per i bombardamenti sull'Europa. Furono appunto battaglie lunghe e accanite, dall'esito incerto e alterno, dove entrambe le parti subirono forti perdite. Furono battaglie di logoramento che misero alla prova la resistenza delle nazioni e che alla fine furono decise dalla somma di molte scelte o errori compiuti dalle due parti. Talvolta piccoli fattori ebbero grandi effetti.
Infine alcune spiegazioni molto diffuse sulle cause della sconfitta dovrebbero essere meno scontate. L'idea che abbia vinto la potenza economica ha un fondo di verità, ma non bastavano i soldi per essere una potenza militare. Nemmeno l'essere costretti a combattere su più fronti fu distruttivo, perché vi furono eccezioni (Stati Uniti). Considerare l'invasione della Russia una follia, significa non tenere conto di quanto fosse basilare quell'obiettivo nella strategia tedesca.
Anche il potere travolgente dell'arma aerea, un mito che sembrava confermato a Pantelleria, fu rimesso in discussione a Cassino, secondo le parole dei generali alleati della campagna d'Italia. Nonostante il crescere esponenziale dei bombardamenti sulla Germania, cresceva altrettanto la sua produzione industriale, a dimostrazione della scarsa efficacia diretta. Nonostante la disponibilità di migliaia di bombardieri, la conclusione della guerra avvenne comunque in Occidente con la fanteria e in Oriente con una super-arma (portata da un solo vettore).
Si comprende che al di là di differenze nazionali, Italia, Germania e Giappone mostrarono difetti ed errori comuni, forse originati da una simile impostazione della nazione e della mentalità dei vertici. Da una parte le nazioni dell'Asse sembravano simili per i sistemi autoritari, l'intraprendenza militare, i moventi ideologici legati al desiderio di espansione. Dall'altra parte le nazioni che poi si sarebbero alleate, avevano grande diversità fra loro e mancavano di analoghi moventi: si sarebbero unite soltanto nel contrastare il nuovo assetto del mondo che l'Asse voleva imporre. Le nazioni alleate furono così costrette a costruire sul momento una risposta all'attacco militare, progettandola su misura per la realtà corrente, ma proprio la stretta correlazione tra obiettivi e azioni dette loro un vantaggio, con risultati che divennero più efficaci con il trascorrere del tempo.
Immagini che sintetizzano la potenza aeronautica degli alleati: produzione in serie, gigantismo dei bombardieri, incredibile numero di velivoli (da demolire a fine conflitto).
L'Italia nello scenario, una nazione fra le altre
Certamente si potrebbe dire di più e meglio di così. Ma qui interessa accennare un quadro d'insieme nel quale si inserì la guerra dell'Italia, condizionandola.
Una visione più generale è necessaria prima di addentrarsi nella elencazione di manchevolezze ed errori dell'Italia in guerra. Tutti ebbero manchevolezze ed errori. Tutti, compresa l'Italia, cercarono di capire e correggere, semmai con differenze nella prontezza ed efficacia della risposta, secondo i limiti propri della nazione. Le specifiche deficienze italiane, apparentemente determinanti, ebbero comunque un peso relativo nell'andamento della guerra mondiale.
L'Italia fu la prima nazione dell'Asse a capitolare, ma solo perché fu attaccata e invasa dagli angloamericani, che avevano concordato di iniziare da lì la loro controffensiva europea. Le altre nazioni dell'Asse, più militarmente efficaci e determinate, furono comunque sconfitte dopo qualche anno.
Leader militari e politici dell'Asse (Hitler e Mussolini) e degli Alleati (Stalin, Roosevelt, Churchill).
Ma chi vinse veramente?
Gli angloamericani esultavano all'indomani della caduta della Germania nazista, combattuta soprattutto per evitare l'affermarsi in Europa di una minacciosa superpotenza. Ma già alcuni sgomenti si accorgevano che questo era avvenuto lo stesso: al suo posto avevano favorito l'insediamento di una nuova superpotenza, che sarebbe divenuta presto antagonista. Oltretutto le avevano consentito ingenuamente di spingersi ben oltre Berlino. Ora i vincitori avevano un problema da risolvere: evitare una nuova guerra.
Certamente non avevano vinto le nazioni dell'Asse, ridotte in misere condizioni, ma bisognava aiutarle e sostenerle a spese dei vincitori, se non si voleva far covare propositi di vendetta e rivincita come nella prima guerra mondiale. Bisognava anche difenderle. Altri oneri per i vincitori. Così le nazioni vinte si sarebbero risollevate con successo, riacquistando rapidamente rilevanza e futuro. Il futuro degli sconfitti non era del tutto negativo.
Le grandi potenze coloniali europee, Francia e Inghilterra, erano malridotte come immagine, economia, rilevanza politica, e non sarebbero mai più tornate alla loro grandezza. La guerra dell'Asse aveva compromesso i loro imperi e stimolato i processi di indipendenza, facendo perdere ai vincitori quello che veniva loro rimproverato. In particolare, l'Inghilterra, orgogliosa della vittoria, per farsi aiutare si era indebitata e aveva dovuto rinunciare ai suoi privilegi commerciali.
L'America doveva rimediare a parte di quello che aveva distrutto, assumersi impegni permanenti nel mondo, confrontarsi con il nuovo avversario sovietico, cresciuto col suo aiuto. Dopo le concessioni di Roosevelt, Truman pensava di tenerlo a freno, grazie alla supremazia dell'arma nucleare, che fu impiegata nel finale anche a questo scopo. Ma ben presto pure i sovietici l'avrebbero posseduta.
L'Unione sovietica era fiera della sua vittoria e accettava un ruolo di superpotenza, che in realtà non poteva permettersi con il sistema economico e politico di cui disponeva. Era solo questione di tempo: avrebbe faticato a tenere il passo dell'avversario.
I circa 50 milioni di morti sopportati da varie nazioni non permettevano di fare grandi distinzioni fra vincitori e vinti. Anche se non era possibile eliminare le guerre, il secondo conflitto mondiale era un'esperienza collettiva che nessuno avrebbe voluto ripetere, sforzandosi di fermarsi in tempo.
Nota: parte II e III in preparazione.
Una analisi dell'argomento si può trovare anche nel libro "La strada della Vittoria" di R.Overy.
Altri concetti provengono da testi diversi, memorie di protagonisti del conflitto, alcuni citati in Bibliografia.
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