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Scrivici |Il viaggio di Marco Polo in Cina
- Una storia affascinante -
Gli itinerari del viaggio di andata e di ritorno di Marco Polo
Settecento anni fa Marco Polo si recò in Cina, vi soggiornò a lungo e rientrò in Italia. Non fu il primo italiano ad andare in Cina, ma certamente fu quello che seppe comunicare meglio la sua esperienza, anche perché era davvero una bella storia. Il racconto era affascinante ma nacquero subito dubbi se avesse fatto il viaggio veramente. Messer “Milione” veniva chiamato così per le frequenti cifre iperboliche, il ripetere troppe volte la parole “mille”. Noi oggi possiamo sorridere di questa diffidenza, proprio perché sappiamo che la Cina è immensamente grande, più del medioevo europeo, maggiore dell’occidente odierno. Se molti apprezzavano solo la magia del racconto, vero o fantasioso, i lettori più attenti capivano il valore del contenuto e la statura del personaggio. Di recente qualcuno ha negato ancora la verità del viaggio, basandosi su alcune omissioni di Marco Polo, apparentemente inspiegabili. Non parlò dell’arte della stampa, della fasciatura dei piedi, del tè, delle bacchette e della Grande Muraglia. Ma ogni lacuna può avere la sua spiegazione, a cominciare dal fatto che la corte mongola di Kublai Khan non rappresentava la Cina tradizionale. I mongoli mangiavano con le mani e non con le bacchette. La Grande Muraglia era meno grande. Gli scettici hanno incontrato molti energici oppositori. Tra queste differenti posizioni National Geographic fornisce un punto di vista, pubblicando un libro storico e fotografico (Michael Yamashita), una spedizione durata anni, dove le belle immagini si accompagnano a precise parole di Marco Polo, sorprendenti nella loro attualità, perché in contrade lontane sembra che poco sia cambiato. C’è proprio stato, questo si pensa ad ogni pagina, invidiandolo per il coraggio e l’esperienza, per la curiosità e la voglia di raccontare, mitico testimone di un altro mondo.
Marco Polo - Michael Yamashita e Gianni Guadalupi – National Geographic; Edizioni White Star 2002
Doveva essere dura ritrovarsi in una prigione genovese, veneziano sconfitto in battaglia, solo con i propri ricordi della Cina. Marco Polo fece amicizia con Rustichello da Pisa, lì da quattordici anni, scrittore adatto ad ascoltarlo e dispiegare il suo racconto, trasformandolo in un grande successo senza confini. Marco recuperò i suoi appunti, promemoria essenziali che vennero arricchiti dalla memoria, senza fretta grazie alla prigionia. Tutto era cominciato nel lontano 1254 quando due fratelli mercanti partivano per il Levante, Niccolò e Maffeo Polo: quest’ultimo lasciava la moglie incinta. Non la troverà più al ritorno, morta di parto, e avrà di fronte il figlio quattordicenne, Marco Polo. Dunque prima che Marco nascesse, il padre e lo zio si recarono a Costantinopoli, per affari, specialisti di pietre preziose da rivendere a buon prezzo ai mongoli. Spintisi a oriente e venduti i gioielli, trovarono la strada del ritorno interrotta dalla guerra e furono obbligati a un giro più lungo nel corso del quale incontrarono un inviato di Kublai Khan, occasione di mercati vergini da non perdere. Il Gran Khan li incontrò con piacere e li incaricò di una importante missione. Dovevano accompagnare un suo emissario dal Papa, a cui chiedere cento predicatori del Cristianesimo, e portarli al ritorno, assieme all’olio della lampada del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per sua madre cristiana. Ma l’emissario rimase ammalato per strada e il Papa non c’era più, senza un successore. Così dopo quattordici anni tornarono a Venezia, trovandovi Marco. Attesero fino al 1271 senza che venisse eletto il Papa, e infine ripartirono per il Levante con il giovane e promettente compagno di viaggio. In medio oriente vennero autorizzati a raccogliere l’olio santo e conobbero ad Acri Gregorio X, poco prima che diventasse Papa. Senza tornare a Roma, fecero a lui l’ambasciata con le richieste. Invece che cento predicatori ne ricevettero solo due, quelli disponibili, che spaventati alle prime difficoltà rifiutarono di proseguire. I Polo avevano fatto una promessa e non si fermarono. Attraversarono l’altopiano del Pamir e il deserto del Gobi. L’incontro con Kublai Khan avvenne nel 1275. L’imperatore, sempre interessato a culture e mentalità diverse, decise di servirsi degli intelligenti veneziani ed in particolare del giovane Marco Polo, che divenne importante funzionario della sua corte. Marco spaziò da un capo all’altro dell’impero. Grande successo ma poche speranze di ritornare in patria con gli anni che passavano. L’opportunità si presentò nel 1286 con una ambasceria dalla Persia, dove il sovrano aveva perso la sposa (pronipote del Khan) che prima di spegnersi aveva chiesto per suo marito una nuova sposa della stessa tribù. Kublay designò la giovane e bellissima Koekoecin e i Polo dovevano accompagnarla. A causa di conflitti il viaggio si svolse per mare con disastrosi risultati. Ci vollero due anni perché i pochi superstiti arrivassero e scoprissero che il promesso sposo era morto. La principessa poteva sposare l’erede. Nel frattempo era morto anche Kublay Khan a ottant’anni. Così i i Polo, senza motivi per tornare a corte, si congedarono in modo commovente e finalmente presero la strada di Venezia, dove giunsero nel 1295. Erano molto cambiati e i loro racconti erano incredibili. Per convincere gli amici, in un banchetto indossavano abiti sempre più lussuosi ad ogni portata. Gli ultimi abiti erano quelli di viaggio, i più umili. Bastò scucirli per lasciare sbalorditi tutti, con una cascata di pietre preziose. Solo in questo modo avevano portato a casa la loro meritata ricchezza, attraverso tante peripezie. Dite voi se non è una storia affascinante. Non abbiamo parlato dei luoghi visitati, ma per questo basta l’intramontabile racconto di Marco Polo, “Il Milione”.
La prigionia di Marco Polo fu abbastanza breve e tornò a Venezia, dove visse fino al 1324, onorato e stimato. Si narra che in punto di morte qualcuno lo sollecitasse a dire la verità. Rispose che aveva narrato nemmeno la metà di quello che aveva visto.
Per conoscere un altro viaggio in Cina, quello dell'Incrociatore Trento e del cacciatorpediniere Espero, nel 1932, basta continuare di seguito...
Continua...
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