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Scrivici |Il Convoglio Vigorous
- Mancato scontro a Oriente -
Lo schema mostra il punto dove fu affondato l'Incrociatore Trento, prima colpito da uno degli attacchi aerosiluranti da Malta e poi affondato da un sommergibile appartenente agli schieramenti mobili. Notare la vicinanza a cui erano arrivate le due forze quando decisero entrambe il rientro.
Il Convoglio da Oriente
Il convoglio Vigorous da Oriente si era già ridotto a nove mercantili, con la perdita del City of Calcutta, danneggiato da attacco aereo, e del Bekke per avaria. Poiché le corazzate Littorio e Vittorio Veneto, con quattro incrociatori (tra cui il Trento), al comando dell'Ammiraglio Iachino, si dirigevano da Taranto per intercettarlo, l'unica speranza per le forze leggere britanniche era che sommergibili e aerei fermassero le navi italiane. Le alterne speranze spiegano gli ordini apparentemente contraddittori per guadagnare tempo e la rotta avanti e indietro del convoglio, che non evitò comunque gli attacchi aerei italo-tedeschi durante i due giorni della battaglia. Durante il 14 furono affondati il piroscafo Aagtekirk e il mercantile Bhutan, danneggiato il Potaro. Le corvette Erica e Primula uscirono dalla formazione per i danni subiti. Motosiluranti tedesche colpirono nella notte l'incrociatore Newcastle e il caccia Hasty, poi affondato. Ma anche le navi italiane venivano attaccate. All'alba del 15 il Trento fu silurato e lasciato indietro all'assistenza dei caccia, e fu successivamente affondato, mentre però il resto della squadra proseguiva verso sud. La corazzata Littorio subì un bombardamento pesante dai B.24 americani ma l'unica bomba che la colpì non produsse danni di rilevo. Sulla sera fu attaccata ancora da aerosiluranti e colpita a prora da un siluro, ma procedeva comunque verso il convoglio. A questo punto il consumo di combustibile e la situazione di rischio crescente consigliarono il rientro al tramonto del giorno 15. Quello stesso giorno era stato impegnativo anche per il convoglio per i continui attacchi. Fu colpito l'incrociatore Birmingham e il caccia Airdale, poi affondato. Fu colpita anche la nave camuffata Centurion. La sera venne affondato il caccia Nestor e danneggiato l'incrociatore Arethusa. Così il convoglio, al termine del giorno 15, ricevette l'ordine di rientrare, dopo aver subito gravi perdite senza alcun risultato. Ma non era finita: nella notte colò a picco l'incrociatore Hermione, silurato dal sommergibile tedesco U.205.
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Nello scenario orientale della battaglia mancò il contatto navale che sicuramente sarebbe finito in disastro per la forza britannica. Bastava una sola delle due corazzate italiane da quarantamila tonnellate per distruggere gli incrociatori leggeri britannici. Una volta incontrati, la velocità di trenta nodi e la possibilità di aprire il fuoco a trentadue chilometri avrebbero lasciato poco margine per salvarsi. Ma la Regia Marina rischiava grosso portando i suoi gioielli sempre più a sud, esposti ad aerosiluranti, sommergibili, bombardieri. Le forze britanniche potevano contare solo su questo ripensamento, che non ci fu, nonostante l'affondamento del Trento. L'ammiraglio Vian andava avanti e indietro, cercando di guadagnare tempo, aspettando che succedesse qualcosa alle navi italiane. Fu dunque una guerra dei nervi, un gioco d'azzardo, spinto fino alla sera del 15, quando le due forze riprendevano la rotta del ritorno. Nel frattempo le unità minori e i velivoli di entrambe le parti avevano colpito duro. E gli attacchi continuavano. La relativa facilità con cui la Littorio aveva incassato siluri e bombe dimostrava le qualità delle corazzate italiane, che in questo caso avevano utilizzato in pieno il loro deterrente, a cui i britannici opponevano l'esercizio del potere marittimo, provocando l'avversario e costringendolo almeno ad esporsi. Non era questo in realtà l'obiettivo dell'operazione, ma di più non si poteva fare da parte britannica. Per quanto riguarda le forze italiane, perdere un incrociatore pesante da diecimila tonnellate non era poco, ma il totale insuccesso del convoglio orientale e i tanti affondamenti compensavano la situazione.
Continua...
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