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Scrivici |Fumo di guerra
- La sigaretta -
Soldati tedeschi durante l'invasione della Russia. Prigionieri americani in Tunisia. Immagini dalla rivista tedesca Signal. Il periodico quindicinale, pubblicato anche in italiano, aveva taglio moderno e immagini di elevata qualità.
Piaceri di ieri e crociate di oggi. Sarebbe stato difficile convincere i soldati che il loro piacere di fumare era una minaccia per la vita. La sigaretta ha una lunga storia e un grande significato, in quanto era il raro momento in cui il combattente poteva fermarsi e fare qualcosa soltanto per sé. Costantemente circondato da ordini, doveri, rischi, poteva accendersi una sigaretta come atto pubblico, inutile ma consentito, spezzando la tensione, raccogliendo le forze e preparandosi a uno scontro, oppure rilassandosi quando il peggio era passato. Fumare una sigaretta era un piacere psicologico che spesso si assaporava insieme, accendendo le sigarette con lo stesso fiammifero. Due sigarette ma non tre, perché la tradizione della Grande Guerra associava la morte alla terza sigaretta, ormai inquadrata dal cecchino. In quel caso il fumo uccideva davvero e subito. Il desiderio di fumare doveva essere forte, tanto da non resistere, e la brace nella notte costò la vita a molti marinai, per il segnale visibile a grande distanza sul mare. Si fumava nell’imbuto di carta per non farsi scorgere, o per sottrarsi ai divieti dell’oscuramento. Poveri fumatori, che rischiavano più di oggi. Spesso la sigaretta si preparava col tabacco arrotolando la cartina, sperando che le mani non tremassero. Se ne aspirava la forza nei polmoni, lasciando che l’emozione entrasse dentro, sicuri che la vita fosse troppo breve, tutta da assaporare, come una sigaretta. La si guardava consumarsi nel vento, come il simbolo chiaro di una vita di aromi e calori destinati a diventare cenere, ipnotizzati e immersi nei pensieri che correvano lontani, presso amori, famiglie, case che si dubitava di rivedere. La sigaretta non faceva sentire soli, faceva riflettere. La sigaretta si condivideva, si regalava, si barattava, e non si negava mai a nessuno. Nemmeno al ferito o al condannato, a cui si lasciava quel tempo non infinito. Ma era anche il gesto del vincitore al prigioniero, nitido messaggio di umanità che abbatteva subito le barriere violente. Si tornava uomini, normali e mortali, in quel gesto senza bandiere, fatto di un presente effimero, ignorando cosa riservava ancora il futuro. Dare una sigaretta a chi non aveva niente era un gesto che non umiliava come dare il cibo, non era un obbligo delle convenzioni, era gratuito quindi scelto e voluto, spiegava senza parole che la vita continuava. La sigaretta era un gesto che spezzava le attese, concludeva gli eventi, arricchiva il nulla.
Il monopolio di stato italiano pubblicizza le sigarette Macedonia Extra, mostrando un ragazzino Balilla che fuma. A fianco pubblicità delle sigarette sulle navi passeggeri tedesche.
Fumo e divieti
Nella prima metà del novecento i principali divieti rispetto al fumo riguardavano la sicurezza (non fumare in ambienti infiammabili o pericolosi) o il contegno (non fumare in servizio, togliere la sigaretta durante il saluto militare), ritenendo che il relax del fumo non fosse appropriato durante operazioni che richiedevano concentrazione e responsabilità. In effetti nei nostri archivi non abbiamo visto immagini di marinai in divisa con la sigaretta. La difesa della salute non era indicata come motivo di restrizioni del fumare. Dopo la guerra mondiale, nella seconda metà del novecento, qualcosa cambiò. In un mondo con meno rischi per la propria vita, si concentrò l’attenzione su altri rischi, quelli legati alla salute e agli stili di vita, e il fumo venne messo sotto accusa per i suoi effetti nocivi. Aumentarono pressioni e divieti, fino ai giorni nostri. Mentre per alcuni il fumare rimaneva un piacere a cui non si voleva rinunciare, per altri divenne un costume da abbandonare. Qui non interessa descrivere la storia recente della sigaretta con i suoi conflitti. Si vuole solo ricordare storicamente il significato che aveva una volta la sigaretta, proprio perché il mondo è cambiato nel frattempo. Quanto è stato scritto nel paragrafo precedente non ha alcun riferimento all’attualità.
Pubblicità di sigarette italiane 1930.
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