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Scrivici |Enigma - Il film
- Regia di Michael Apted – 2001 – Con Dougray Scott, Kate Winslet, Saffron Burrows -
Avvertiamo che possono esserci rivelazioni sulla trama e sul finale.
Un grande tema dello spionaggio, divulgato di recente, diviene soggetto e titolo di un film. Buona fotografia e scene evocative, ci portano nelle retrovie, tra i cieli grigi della Gran Bretagna, dove c’è tempo per le storie personali e tempo per pensare, perché la guerra si vince anche con la mente. Ormai un film sul secondo conflitto mondiale è anche in costume con oggetti d’epoca e risulta attraente se le scene belliche non sono protagoniste. Vediamo ricostruito Bletchley Park, il luogo dove si forzavano i codici, i criptoanalisti dall’aria studiosa e svagata, le macchine che anticipavano i computer, la febbre del mistero da scardinare. Meccanismi della cifratura e decifrazione, uniti ai colpi di scena del conflitto, sarebbero complicati abbastanza senza dover aggiungere un giallo privato. Come accade nei romanzi raccontati troppo in fretta nel cinema, ci perdiamo nei passaggi e nel finale. Per chi non conosce niente dell’argomento, lo sforzo di seguire il filo logico è doppio. Persino il massacro di Katyin, degli ufficiali polacchi da parte dei sovietici, viene inserito nel racconto, come segreto da non divulgare per ragion di stato. Alcune sequenze ci sembrano poco credibili, come il sommergibile tedesco che recupera una spia di giorno, mentre altri aspetti sorprendenti, tipo la facilità di accesso ai documenti, sono forse veritieri, dato lo spirito informale di questi uffici (che si sentivano spesso messi in disparte). C’è un momento dove il protagonista, un “mago” caduto in disgrazia, ritrova il suo spessore di analista e ci spiega il punto che nessuno spiega. Nessun segreto può essere svelato senza sapere una parte del segreto, nessun codice può essere forzato senza sapere almeno vagamente di cosa parla. Così bisogna accettare il sacrificio di un convoglio perché la tragedia crittografata in diretta regali la chiave di domani, quella appena perduta. Il film sfiora quindi altri temi reali, degni di maggiore spazio. Chi pensa e lavora deve essere lontano dal fronte, deve pensare all’obiettivo ed essere dotato di sufficiente cinismo per essere utile. L’incertezza dei risultati è inaccettabile per i militari abituati all’azione ma la guerra è totale, va combattuta anche dove non ci sono certezze. Non bastano le macchine senza il cervello umano, e viceversa. Chi fa il lavoro decisivo spesso non può goderne i meriti. In definitiva un film interessante che ha il difetto di lasciare insoddisfatti: forse è rimasto sacrificato dal compromesso tra storia e finzione.
Commenti
Il film ha il merito di fornire un'immagine, sia pure cinematografica, della decifrazione, tema tante volte trattato e raramente visto. Questo tipo di lavoro segreto non ha goduto di molte foto e di molta pubblicità, nemmeno nel dopoguerra, tanto da lasciare il dubbio inconscio che si sia svolto come raccontato. In Enigma riusciamo a vedere da vicino una macchina Enigma, forse quella autentica di proprietà di Mick Jagger, uno dei produttori del film. Fu soprattutto sul mare, la cui immensità avrebbe dovuto nascondere le navi, in cui ci si accorse che il nemico era spesso al posto giusto nel momento giusto. Fu dunque logico sospettare l’intercettazione. I Tedeschi, eccessivamente fiduciosi nel loro strumento, ebbero dei sospetti ma non lo abbandonarono mai, incoraggiati da abili mosse dello spionaggio avversario. Introdussero soltanto qualche variante di maggiore complessità. In realtà non avevano idea di come i Britannici fossero partiti avvantaggiati e quanto organizzata fosse l’attività di decifrazione, aiutata anche da interventi di cattura in mare. Il tutto mantenendo assoluto segreto e creando finte motivazioni delle fughe di informazioni, per non far cambiare l’uso di Enigma, che sarebbe stato un disastro. Anche gli Italiani subirono la cattura di codici e la decifrazione. Ciò avvenne sia direttamente, sia tramite messaggi scambiati con l’alleato tedesco. Comunque sembra che i sistemi di codifica italiani non fossero particolarmente difficili da forzare. In Italia si aveva la certezza che il nemico ricevesse informazioni sul traffico navale mercantile e militare. Ci furono molteplici conferme di intercettazioni di unità altrimenti inspiegabili. La fuga di notizie avvenne con continuità e non venne mai individuata. Non si poté interromperla ma solo limitare passaggi rischiosi e numero delle persone informate, senza risultato. Pertanto si dedusse per esclusione che a tradire dovessero essere alcune figure insospettabili, negli alti comandi. Forse il luogo comune che i Tedeschi avessero la migliore soluzione a tutto, e usassero la cifratura a macchina, distolse dal sospettare che la fuga di notizie partisse dai messaggi stessi. In Italia dunque la pista dei traditori attirò le maggiori attenzioni e prevalse nell’opinione pubblica, anche nel dopoguerra, con tanti indizi che si sommavano, divenendo pesanti come prove, almeno fino a quando le rivelazioni su Enigma e la decifrazione aprirono un’altra possibilità. Ciò minava il teorema della dimostrazione per esclusione, ma chi era convinto del tradimento non cambiò idea, ritenendo che le rivelazioni sulla decifrazione fossero un tentativo di coprire i traditori. L’edificio accusatorio era ormai troppo consolidato per essere demolito con facilità. Nel frattempo le informazioni sulla decifrazione britannica sono divenute troppo specifiche e documentate, per essere trascurate. Concludiamo questo controverso argomento, molto sentito in Italia, facendo notare che le due ipotesi, di decifrazione e tradimento, non si escludono a vicenda e sono entrambe possibili.
Per approfondimenti, si veda la pagina su la macchina Enigma e la decifrazione a Bletchley Park.
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