Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |Andare a vela negli anni Trenta
- Sull'Amerigo Vespucci e sulla Cristoforo Colombo -
La nave scuola Cristoforo Colombo. “Ai marinai d’Italia” – ATENA (Azienda Tipografica Editrice Nazionale Anonima) – pubblicato a Roma nel 1938
E’ un vero peccato che pochi oggi possano leggere l’avvincente autobiografia dell’ammiraglio Da Zara, protagonista della battaglia di Mezzo Giugno 1942, contenente tanti ricordi e pagine della Storia del nostro paese. Chi è riuscito a trovare “Pelle d’ammiraglio” su un mercatino, si trova a veleggiare in un altro mondo. Avevamo già percorso con lui le esperienze cinesi di Shanghai, l’incrociatore Montecuccoli (a cui si riferisce anche un libro da poco pubblicato), l’impresa di risalire lo Yang-tse-kiang sulla Carlotto. Ora abbiamo cercato le pagine dove il futuro ammiraglio si trova al comando delle due più belle navi scuola italiane: l’Amerigo Vespucci e la Cristoforo Colombo. Visto che il copyright difende anche quello che non si usa, speriamo che questa pagina stimoli a recuperare e pubblicare nuovamente l’interessante libro.
1930
Da Zara, a bordo della corazzata Duilio, incontrò a Siracusa la Cristoforo Colombo in crociera invernale d’istruzione degli allievi nocchieri, giusto al momento di salpare alla vela:
“...Vedemmo i gabbieri arrampicarsi sulle griselle, serrarsi attorno alle coffe, allinearsi a un tempo sui pennoni, levar volta e mollar le vele, rientrare e scendere in coperta. Intanto il Colombo correva alla catena e l’alzata dei fiocchi annunciò, con l’ammainata della bandiera di bompresso che l’ancora aveva mollato e che la nave iniziava la manovra col vento. Il bordare della randa confermò la nostra presunzione sulle direttive di manovra, e che cioè abbattuta la prora sulla sinistra il Colombo avrebbe bordato le gabbie, dato i trevi e serrando il vento sarebbe passato di poppa al Duilio prima di puggiare per imboccare l’uscita.” Ma Da Zara vide con sorpresa la Colombo andare a dritta, non imbrogliare la randa, e come intuì, la nave (non avendo nuovamente dato fondo) finì in secca davanti a Piazza Castello. La Colombo si trasse d’impaccio: scaricò qualche tonnellata di acqua di lavanda, si fece aiutare dalla “rapida” con rimorchio di poppa e uscì dal porto a motore. Fu comunque amore travolgente; il timore di Da Zara di essere impreparato a condurre una nave a vela venne superato dall’essere stato solo, in tutto lo Stato Maggiore del Duilio, ad avere capito cosa sarebbe accaduto. Così Da Zara fece subito domanda in carta bollata per essere imbarcato su un veliero. Ovviamente avrebbe studiato col massimo impegno.
1931
Nel giugno dell’anno dopo Da Zara era sulla Vespucci ad imparare, anche in una crociera assieme alla Colombo. In occasione del cinquantenario dell’Accademia Navale ebbe l’occasione di portare, tutti pensavano a motore, la Colombo dalla Spezia a Livorno perché il Ministero voleva anche un veliero. Ma Da Zara, con cautela e mare calmo, si arrischiò a mettere in vela, con i gabbieri disponibili, un albero per volta, impiegando anche la banda della Marina, imbarcata per la cerimonia, con gli anziani e panciuti suonatori di ottoni a far da “muli”. Fu un arrivo clamoroso a Livorno, perché all’epoca su quel lungomare erano tanti gli ufficiali convenuti alla celebrazione che ricordavano con commozione il loro passato alla vela.
1932
Da Zara si trovò sulla Vespucci, con il comandante Radicati. Partenza da La Spezia il 10 gennaio. A Gibilterra, il barometro scese verticalmente e un ciclone fece spezzare le due catene dell’ancora. A Madera l’ammiraglio Sir John Jellicoe fece visita a bordo, con mille domande tecniche. Le tappe successive erano Canarie, Ponta Delgada, Ceuta, Algeri, Gaeta. Come si legge nei resoconti di un ufficiale, Da Zara, impegnato a condurre la nave a vela il più possibile, rendeva la vita dura a tutti. Una notte Da Zara assisté, per un’unica volta nella vita, al miracolo dell’arcobaleno notturno, metallico e argentato, tra nubi e pioggia. Ogni mattina alle 3.45 si presentava in plancia a ricevere le consegne dal comandante, restando attivo fino a dopo il posto di manovra serale. Entrata a Gaeta il 12 maggio, in porto di notte, a vela. Incontro con gli Incrociatori Trieste e Bande Nere, con tutta la 1° squadra navale.
Frammento restaurato della copertina del libro "Pelle d'ammiraglio"
Da Zara assunse il 15 giugno il comando del Colombo. La crociera con percorso simile fu condotta insieme al Vespucci. Di quattro anni più giovane del Colombo e con 4.000 piedi quadri di vela in più, distaccava il Colombo e alla sera riduceva la velatura per farsi raggiungere. Ma Da Zara, poiché per ogni comandante la sua nave è sempre la migliore, si impegnò tanto che il Colombo divenne più veloce, guadagnando il diritto di navigare in testa, voltando alla sera per tornare in poppa all’ammiraglia.
Con nuovo equipaggio Da Zara scoprì che pochissimi sapevano l’inglese e quindi decise che venisse tenuta a bordo lezione giornaliera della lingua. La crociera toccò le Antille, Cuba, Key West, Bermude, Azzorre. Oceano alla vela con tanti allievi, arditezza disapprovata dalla Royal Navy. Diciannove giorni di vela e di altura con tremila miglia interamente a vela. Poco dopo la partenza dalla Martinica perdeva la vita, cadendo da venticinque metri il nocchiere di vent’anni V. Emanuele Ortese. Rientro della nave e funerali, con la partecipazione della cittadinanza. Poi Curacao, Giamaica, Cuba. Dopo la Florida, fugace incontro con il transatlantico italiano Augustus. Dalle Bermude incontro al ciclone. “Il Colombo, correndo col solo trevo di trinchetto e le gabbie terzarolate, superava spesso i 12 nodi.” Tutti in coperta per quattro giorni e tre notti. Un’ondata mostruosa schiantò il trinchetto. Groviglio di vele strappate, legni spezzati e manovre rotte, grande lavoro. Incontro (malconci) col transatlantico Conte di Savoia diretto a New York. Il Comandante Lena del Conte di Savoia corresse la rotta di ritorno per tornare a vedere il Colombo. A Gibilterra la vigilia di Pasqua, entrata con tutte le vele, alzata bandiera inglese al trinchetto, salva regolamentare di 21 colpi di cannone per salutare la piazza, arrivo diretto sulla boa e ormeggio senza motore, pennoni “imbroncati” in segno di lutto, jack e bandiera a mezz’asta: Cristo non era ancora risorto.
Da Zara con cinque mesi di Atlantico invernale e 10.000 miglia a vela, stava superando il record di navigazione sotto vela (stabilito da Brivonesi, del 91,3%) ma il sollecito del Ministero a raggiungere La Spezia in anticipo impose l’uso del motore. Arrivavano a Da Zara, oltre ai telegrammi di ben tornato, anche la comunicazione di sbarcare e abbandonare le vele. Invece della licenza, presidenza di una commissione d’esami a Livorno. Da Zara non si stupiva, ironizzando sul consueto tatto e comprensione di Maripers. Incontro con Mussolini, quasi sorpreso della sua impresa. Da Zara osservava che i tempi erano cambiati. “Sette anni prima, al mio ritorno dalla Cina, Mussolini mi aveva ricevuto da solo e aveva dimostrato di essere al corrente di dove venivo e di che cosa avevo fatto.”
Da Zara ci fa notare che una corazzata si portava all’ormeggio con al massimo 200 persone (50 fuochisti nelle caldaie, 20 meccanici nelle macchine, 50 marinai in coperta, 10 ufficiali e 30 sottufficiali), mentre un veliero come Vespucci e Colombo, per una semplice virata di bordo richiedeva tutto lo Stato Maggiore e tutto l’equipaggio: 400 persone, senza che nessuno potesse stare a guardare. Un centesimo del tonnellaggio con il doppio delle persone: in questa semplice riflessione sta tutta l’evidenza di quanto la vela non fosse più competitiva. E’ dunque evidente il contenuto prevalentemente formativo di una nave scuola a vela, a parte la promozione della nazione a cui appartiene. L’ Amerigo Vespucci è tuttora nave scuola della Marina Italiana, mentre la Cristoforo Colombo fu ceduta all’Unione Sovietica in riparazione dei danni di guerra.
Nota: L'Ufficio Storico della Marina Militare ha recentemente pubblicato una nuova ristampa del libro "Pelle d'ammiraglio". Ci piace pensare che questo post sia stato di stimolo o suggerimento.
Estratti da “Pelle d’Ammiraglio” di Alberto Da Zara – Arnoldo Mondadori Editore - 1949
264