Post
  | Home |
Database |
Cerca nel sito |
Novità |
Mappa del sito |
Bibliografia |
Scrivici |Convogli italiani in Mediterraneo
- Le navi mercantili italiane tra Italia e Africa -
Convogli italiani scortati in Mediterraneo - 7 anni di guerra.
La storia delle navi mercantili italiane si concentrò prevalentemente nel mediterraneo dove era necessario rifornire la sponda africana, portando armi, materiali, carburante, truppe, alle forze dell’Asse. La distanza tra Italia e Africa non era molta ma la durata della traversata era sufficiente per esporsi agli attacchi, durava più giorni, con molte ore percorse sotto la completa visibilità della luce diurna. Ma ben presto anche la notte non fu più sicura. Una volta che la nave era partita, il nemico poteva immaginare la destinazione e c’erano anche corridoi dovuti ai campi minati che non permettevano diversioni. Se c’erano poche possibilità di non essere scoperti, non aveva senso far partire grandi convogli come facevano gli alleati nell’Atlantico. I convogli italiani erano quasi sempre composti di meno di dieci navi e scortati da alcune unità da guerra che non erano in grado di opporre difese antisommergibile e contraeree veramente efficaci. Per l’attacco ai convogli italiani, i britannici impiegarono principalmente il siluramento da parte di un sommergibile isolato, l’attacco aerosilurante, o l’attacco navale con i cannoni da parte di poche unità piccole e veloci. Lo spionaggio e decifrazione venivano utilizzati per scoprire la rotta, mentre l’uso del radar guidava l’attacco di notte. Era abbastanza frequente per i sommergibili nemici porsi in agguato nei passaggi obbligati o in prossimità dei porti. Inoltre le ridotte dimensioni del teatro mediterraneo rendevano più facile alla ricognizione aerea trovare le navi e guidare aerosiluranti e bombardieri per colpirle. La vicinanza tra sponda italiana e africana poteva avvantaggiare l’Italia, ma la Gran Bretagna disponeva di tre basi strategiche notevoli, Gibilterra e Alessandria in posizioni sicure, Malta in posizione esposta eppure pericolosa per le navi italiane. Questi punti di partenza consentivano attacchi molto efficaci. Alle difficoltà oggettive la Regia Marina e la Marina Mercantile opposero la costanza e la disponibilità al sacrificio: di fatto garantirono un collegamento mai interrotto in tre anni. Purtroppo il flusso delle merci aveva anche altri difetti, tra cui la discontinuità della fornitura nazionale, la lentezza dello scarico nel porto di arrivo, la possibilità di perdere tutto nei passaggi successivi, avendo il nemico la supremazia aerea. In definitiva il rifornimento, soprattutto di carburante (la merce più pericolosa e difficile da trasportare) non risultò all’altezza dei fabbisogni di un esercito in guerra.
Chi partecipò alla Guerra dei Convogli in mediterraneo si cimentava continuamente con il rischio. I porti di partenza erano relativamente tranquilli, almeno fino a quando gli alleati non iniziarono bombardamenti sistematici, grazie a basi più vicine. Durante le operazioni di carico e le attese delle merci da trasportare, si conversava tra marinai nei locali del porto con la vaga e non dichiarata sensazione che fosse l’ultima occasione di vedersi. Ritrovarsi al successivo viaggio era quindi una inattesa opportunità sempre apprezzata. L’ora della partenza era calcolata per trovarsi di notte nelle zone più esposte e ci si sentiva rassicurati dalla presenza di unità da guerra di scorta, sapendo comunque che potevano vendicare l’attacco più che impedirlo. Si navigava nel silenzio, a luci spente, immersi nel proprio mondo di riflessioni, sempre pronti alle necessarie azioni di salvezza. L’esplosione di un siluro contro scafi di scarsa resistenza provocava talvolta affondamenti veloci in pochi minuti, ritrovandosi in acqua in condizioni spesso drammatiche di tempo e di stagione. Altre volte il relitto rimaneva alla deriva e consumava ogni tipo di energia nella speranza di salvarlo, se non arrivava un colpo di grazia. In altre occasioni truppe imbarcate e impreparate al naufragio avevano un tragico destino. Incendi ed esplosioni nel buio o mitragliamenti e bombe alla luce del giorno. L’arrivo in porto dei più fortunati illudeva che tutto fosse passato. Ma la pericolosa attesa nella rada aspettando che si liberasse la banchina, produceva nuova angoscia. Relitti affondati attorno parlavano chiaro. La nave accanto carica di munizioni, una cisterna in arrivo con centinaia di tonnellate di benzina. Sirene, rumori di aerei in picchiata, la preoccupazione di essere nel posto sbagliato e non potersi allontanare per senso di responsabilità. Fuggire o andare a spegnere l’incendio? Si vedeva il sangue e si sentiva quello che non si sarebbe voluto sentire. Finalmente scaricata la merce, ci si sentiva sollevati e fieri del lavoro fatto ma il premio era ritornare in mare aperto. Ci si chiedeva come e quando sarebbe finita.
Continua...
164