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Scrivici |La tragedia del sommergibile F.14
- Lo speronamento di un sommergibile in esercitazione -
La prua danneggiata del Cacciatorpediniere Missori in bacino per le riparazioni - Foto T. Niccolini - Pola
Il sommergibile F.14 fu speronato accidentalmente dalla nave Missori davanti a Pola, nel 1928. Affondò con l'equipaggio su un basso fondale e si tentò in tutti i modi di soccorrerlo, ma non ci fu niente da fare e non vi fu alcun superstite. Mio padre, sommergibilista, partecipò alle operazioni di salvataggio e recupero.
La dinamica dei fatti
Il sommergibile F.14, con il gemello F.15, e con altre unità di superficie, doveva partecipare ad una esercitazione. L’F14, comandato dal capitano di corvetta Isidoro Wiel aveva a bordo anche 7 allievi motoristi. Era salpato da Pola la mattina del 6 agosto 1928 e si era posizionato in agguato circa 7 miglia a ponente di San Giovanni in Pelago su fondali di 40-50 metri. Alle 8.40 fu avvistato dal cacciatorpediniere Abba che segnalò a tutte le navi “Sommergibile a dritta al traverso”. Era appena emerso in affioramento molto vicino al caccia. Il Missori che seguiva, lo vide in ritardo (perché lo cercava molto in fuori a dritta) e cercò di accostare ma lo colpì perpendicolarmente alla poppa, anche perché era quasi fermo. L’urto produsse uno squarcio di cm 60 x 25. Il sommergibile affondò con la prora in alto e scomparve. Le navi si fermarono sul luogo e misero segnali della posizione. L’F.15, accorso, si mise in comunicazione con l’F.14, rilevando che il sommergibile era su un fondale di circa 40 metri, inclinato di 70 gradi e con l’equipaggio in buone condizioni, a parte chi era rimasto chiuso a poppa. Le ricerche proseguirono nella giornata rintracciando il relitto e collegando una manichetta per l’aria, mentre salpava da Pola un pontone da sollevamento. “Vi siete molto avvicinati fate presto qui si muore” comunicava l’F.14 alle ore 18. I messaggi telegrafici si fecero sempre più deboli e cessarono alle 21.50. Il pontone era giunto nella notte e nella mattina iniziava il sollevamento. Alle 18 emergeva il sommergibile e la successiva apertura dei portelli liberava nubi di gas di cloro. Tutti i membri dell’equipaggio furono trovati al loro posto. Il comandante aveva annotato: “Mentre davo aria ho visto il caccia, ho accostato in fuori, ho mollato la zavorra di poppa. Siamo in quattro in camera di manovra, tre in camera ufficiali, dieci a prora, gli altri sono chiusi a poppa vittime del dovere. Serenità a bordo. Si pensa a Dio, alla Famiglia, alla Patria. Attendiamo fiduciosi.”
Il sommergibile F.14 dopo il recupero - Foto T. Niccolini - Pola
La Commissione d’inchiesta, facendo presente che il piccolo sommergibile non era provvisto di apparecchi per la rigenerazione dell’aria o assorbimento dell’anidride carbonica, stabilì che dopo 12 ore era stata esaurita l’aria respirabile (mancanza di ossigeno o eccesso di anidride carbonica). Inoltre l’inclinazione aveva provocato la fuoriuscita degli acidi delle batterie, e questi, combinati con acqua di mare, avevano sviluppato gas tossici (passati attraverso fenditure delle paratie). Si ricordava infine che pur curando al massimo la sicurezza non si potevano diminuire le caratteristiche militari del sommergibile. Precisazione forse dovuta al fatto che Mussolini , capo del governo e allora anche ministro della Marina, scrisse al suo sottosegretario ammettendo il proprio coinvolgimento emotivo nel seguire la tragica vicenda (come tanti italiani), chiese conferma sul livello tecnico dei mezzi e comunicò alcune raccomandazioni sulla sicurezza e miglioramento dei sommergibili. Probabilmente tutto ciò condizionò lo sviluppo dei battelli negli anni trenta con una considerazione maggiore che in altre Marine per i sistemi di salvataggio (peraltro usati pochissimo in guerra) e l’abitabilità: aspetti sempre criticati dai tedeschi per la diminuzione dell’efficienza bellica. Il dramma dell’F.14 fu particolarmente sentito da tutti per averlo potuto seguire quasi “in diretta” ed ispirò il film di De Robertis “Uomini sul fondo”.
Una grande folla partecipò ai funerali - Foto T. Niccolini - Pola
All'epoca le tecniche non erano ancora perfezionate e gli equipaggi non erano abbastanza allenati per queste evenienze. Per uscire da un sommergibile in profondità bisogna allagare la camera del portello e aprire il portello trattenendo il respiro nell'acqua. Nella risalita bisogna espellere continuamente l'aria che si dilata, per evitare una lacerazione mortale dei polmoni . Senza adeguato allenamento sono operazioni impossibili. Ma anche rimanendo all'interno del sommergibile non c'è scampo per l'avvelenamento dell'aria. Il sommergibile fu recuperato e trasportato in bacino, da dove vennero estratte le salme.
Scheda tecnica del sommergibile F.14
Classe F.1 (da F.1 a F.21). Anni di costruzione 1915-16. Dislocamento in superficie 262 t, in immersione 319 t; lunghezza 45,6 m, larghezza 4,22 m, immersione 3,10 m; 2 motori diesel per 700 HP, 2 motori elettrici per 500 HP; velocità 12,5 nodi in superficie, 8 nodi in immersione. Autonomia di 1300 miglia a 9 nodi in superficie e 120 miglia a 2,5 nodi in immersione; armamento di un cannone da 76/30 mm e 2 tubi lanciasiluri da 450 mm. Equipaggio di 26 uomini; profondità di collaudo 50 m.
Continua...
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