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Scrivici |U571
- Regia di Jonathan Moston - Universal 2001 - con Matthew McConaughey, Harvey Keitel, Bill Paxton, Jon Bon Jovi -
Avvertiamo che possono esserci rivelazioni sulla trama e sul finale.
“Stucco e pittura fa bella figura” dice un proverbio marinaro e anche con le saldature si possono fare miracoli. Ma prendere un monumentale sommergibile americano e trasformarlo in un U-boot grande la metà, con sovrastrutture minuscole, è davvero un miracolo specie se fatto in un pomeriggio. Tutto ciò solo per presentarsi a un appuntamento in mezzo all’Atlantico fingendosi tedeschi. Ecco dunque che il regista ha ambientato l’incontro di notte, col maltempo, fermando il sommergibile Usa a grande distanza, costringendo tutti a dare di remi, lasciando tutto il tempo per farsi riconoscere. Come se non avessimo visto nelle foto gli incontri di quel tipo, con i comandanti che quasi si stringono la mano. Come se non sapessimo tutte le precauzioni per riconoscersi in guerra. Perplessi, dobbiamo assistere all’abbordaggio e conquista di sommergibile con equipaggio al completo. Il sommergibile è guasto e doveva essere grave se aspettavano che venisse fin lì un U-boot di soccorso con i pezzi di ricambio. Ma i conquistatori lo riparano senza ricambi, chissà come. Il sommergibile tedesco che arriva in soccorso cola a picco il sommergibile Usa taroccato, costringendo gli eroi a immergersi con quello conquistato. Perché un sommergibile tedesco è in fondo una Volkswagen, i comandi sono sempre quelli, e si può fare serenamente la rapida senza conoscerlo, anche malandato e con le batterie scariche. Come dire andare a fondo e non tornare più su. Invece non solo riusciranno a riemergere, ma addirittura ad annientare il nemico con siluri lanciati alla cieca. Capito che i protagonisti hanno tutto concesso, ci arrendiamo per tutto il film e sopportiamo la fine pirotecnica. E’ normale sparare la prima volta con un cannone e fare centro, amputando la radio alla nave nemica. Ma questo è niente. Centrare l’inseguitore, con un solo siluro, guasto, giusto sulla punta della prora, è un tiro da maestro. Guarda caso, è l’occasione per far saltare il nemico per aria, in modo che non ci siano superstiti, per mantenere il segreto, altrimenti il film è tutto inutile. Insomma situazioni, colpi di scena ed esiti poco credibili, con scarsa attinenza alla realtà dei sommergibili. Peccato perché gli effetti speciali e le riprese non sono male, meritavano un uso migliore. Altri critici elencano vari difetti del film, errori tecnici precisi, ma non quello che abbiamo detto. Questo dimostra che vi sono manchevolezze a vari livelli, ma forse non vengono colte da chi è attratto solo dall’azione.
Un giudizio che sembra troppo severo sul film va spiegato. Nella realtà tutto è possibile, invece nella finzione no. Una delle regole fondamentali della narrativa, libri ma anche film, è essere plausibile. Richiede al lettore o allo spettatore uno sforzo di immaginazione che va facilitato e non reso più difficile con situazioni improbabili. Sceneggiatura e dialoghi devono essere naturali per potersi immedesimare, dimenticando che si tratta di un film. Una storia appassionante si costruisce con l’intelligenza e non con gli effetti speciali. Se però le situazioni spettacolari sono il principale obiettivo del film, il mezzo scelto per coinvolgere, si manipola tutto il resto per giustificare la situazione, si tradisce il buon senso, solo per creare il pretesto dei fuochi artificiali. Per la strada qualcuno si perde, specie se non collabora con ingenuità e benevolenza. C’è qualcuno che inchioda il film se non vede la divisa giusta, o dettagli su cui si potrebbe sorvolare. C’è anche qualcuno che perdonerebbe le inesattezze storiche a condizione che ci sia l’atmosfera sottomarina, le vere situazioni e i passaggi drammatici di quella guerra spietata. In fondo la realtà fornirebbe abbondante materia prima per generare tensione, angoscia, speranza, amarezza. Invece U571, con il suo budget e con un lavoro professionale di buona qualità, ci lascia l’impressione di un film d’azione di limitato spessore, con i sommergibili al posto delle macchine che scoppiano e si ribaltano, luoghi comuni dei film di oggi, tanto movimento superficiale e poca emozione profonda. La guerra è diversa dall’avventura, perché nella realtà non entusiasma e non diverte affatto. Un vero film di guerra deve far comprendere il dramma di quelle situazioni. Basta guardare U-Boot 96 (Das Boot), per capire la differenza.
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