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Scrivici |La torpediniera Castore – Fiorentino Giuseppe
- Le vicende di una torpediniera, ricordi di un superstite. -
Giuseppe Fiorentino. Sullo sfondo la Torpediniera Castore (da Le Torpediniere Italiane - USMM)Ringraziamo Giuseppe Fiorentino e Anna Maria per il racconto cortesemente inviato.
Nella punta sud della Calabria, a ponente di capo Spartivento, poco lontano dalla costa e a bassa profondità si trova un relitto di una nave dell'ultima guerra. Giace capovolta su un fondale sabbioso, affondata non per la violenza del mare, ma per quella delle armi. E' la Regia Torpediniera Castore, il cui equipaggio lottò valorosamente prima della fine.
Il relitto è oggi un luogo silenzioso e di grande fascino, la luce che cade dall'alto a illuminare cumuli di proiettili, lamiere sfondate, la stella della Regia Marina sulla prora. Intorno abbondante fauna e flora. Metà degli uomini della nave persero la vita. Chi si aggira fra i resti può rimanere colpito dalla quiete di oggi, immaginando il dramma lontano.
Qualcuno sopravvisse e ancora ricorda. Abbiamo ricevuto la testimonianza di Fiorentino Giuseppe di Sorrento, marinaio a bordo della Castore, addetto al rifornimento delle munizioni.
La Castore con la mimetizzazione.
Regia Torpediniera Castore
La Regia Torpediniera Castore entrò in servizio nel gennaio 1937. Apparteneva alla Classe Spica e all'interno di questa al tipo Climene. Abbiamo già descritto le caratteristiche di queste navi, raccontando la vicenda della Torpediniera Perseo.
La Castore aveva un dislocamento standard di 640 tonnellate, 1010 a pieno carico. Lunga 81 metri, era mossa da turbine a vapore da 19.000 cavalli su due eliche, che le consentivano una velocità massima di 34 nodi (a 15 nodi aveva una autonomia di 1900 miglia). L'armamento era costituito da 3 pezzi singoli da 100/47 mm, 8 mitragliatrici da 13,2 mm (poi da 20/65 nel 1941), 4 lanciasiluri (450 mm), 2 lanciabombe di profondità, attrezzatura per la posa di mine.
Per come si sviluppò la guerra in Mediterraneo, la Marina Italiana si trovò subito impegnata a proteggere un intenso traffico mercantile verso la colonia della Libia e il relativo teatro di guerra terrestre. Per il logorante lavoro di scorta i cacciatorpediniere, anche se bene armati e veloci, erano in numero limitato e non dovevano essere sottratti ai compiti di squadra (supporto alle maggiori unità da guerra). Risultò quindi conveniente impiegare anche le piccole torpediniere come la Castore per la scorta dei mercantili. Le loro artiglierie erano ridotte, ma potevano contrastare gli attacchi dei sommergibili con bombe di profondità. Contro gli attacchi aerei, sempre più intensi, fu necessario potenziare il loro armamento antiaereo. Contro eventuali unità da guerra nemiche avevano poche possibilità, a parte il lancio dei siluri: però dovevano portarsi a tiro e non disponevano di una velocità elevata (come quella dei caccia).
Per le torpediniere della Classe Spica venne realizzato un impianto da 100/47 mm singolo scudato (forma esagonale) modello O.T.O. 1931 per il tiro antinave (elevazione massima 35°). Per un uso anche antiaereo venne poi realizzato il modello 1935, con elevazione maggiore (60°). Infine venne realizzato un modello 1937, migliorato, con scudo più ampio e quadrato. Le varie unità della classe Spica vennero dotate di questi impianti via via più evoluti, anche se non ebbero mai grande efficacia nell'uso antiaereo. Il pezzo utilizzava un proiettile completo di cartuccia del peso di circa 25 kg e velocità iniziale di 850 metri al secondo (massima gittata 15 km).
Ancora oggi sul relitto è possibile vedere molti proiettili di questo calibro inesplosi o deformati. Le artiglierie non sono visibili in quanto sepolte nel fango (il relitto è completamente rovesciato).
Note sul relitto
Distanza di circa un miglio dalla costa. Difficile da individuare senza le coordinate. Profondità entro i trenta metri. Il relitto è rovesciato e diviso in due tronconi, prua e poppa separati e poco distanti.
Può aver subito interventi di recupero materiali nel dopoguerra, i cui danni si saranno aggiunti a quelli del combattimento. Inoltre è stato privato di particolari asportabili. La prua è adagiata sul fondo in posizione quasi dritta, con in vista la stella a rilievo. Su un lato rimane l'ancora pressata sul fondo dal bordo dello scafo. Nella zona centrale sono visibili munizioni da 100 mm. La poppa, più inclinata, mostra una sola elica e ha un fianco squarciato, aperto. Pezzi di varie dimensioni si trovano dispersi attorno. Sconsigliabile l'ingresso nel relitto per presenza di rottami sporgenti e instabili. All'esterno vi sono reti rimaste impigliate, vi è corrente e possibilità di acqua torbida.
Esempi di caricamento simultaneo (proiettile dotato di cartuccia, con bossolo in ottone). Uno schizzo di come appaiono oggi alcuni proiettili fra i rottami del relitto della Castore.
Sintesi delle missioni di guerra della Castore
Uno sguardo alle operazioni svolte dalla Castore evidenzia l'intenso uso come scorta convogli, con compiti antisom e antiaerei (anche per difendersi).
Il 5/9/1940 scortò a Tripoli i mercantili Città di Messina, Zena e Carnia
Il 7/1/1941 Castore e Clio scortarono a Bengasi Edda, Assiria e Fianona. Di notte il sommergibile Rover tentò il siluramento dell’Edda, venendo poi attaccato dalle due torpediniere con bombe di profondità che gli provocarono rilevanti danni.
Il 23/2/1941 Castore scortò a Tripoli, insieme ai caccia Aviere, Geniere, Da Noli, i mercantili Ankara, Marburg, Reichenfels e Kybfels.
Il 30/4/1941 scortò, insieme ai caccia Euro, Fulmine e alle torpediniere Procione e Orione, i mercantili Birmania, Marburg, Reichenfels, Rialto e Kybfels da Augusta e Messina per la Libia; il convoglio venne attaccato da aerei e sommergibili nemici, ma giunse a destinazione senza danni.
Il 23/11/1941 attaccò con bombe di profondità il sommergibile olandese O 21, che aveva tentato il siluramento del piroscafo Bolzaneto.
Il 3/1/1942 scortò a Tripoli , insieme alle torpediniere Antares, Orsa, Aretusa, la motonave Monviso e la cisterna Giulio Giordani, che giunsero indenni a destinazione.
Il 13/1/1942 scortò con la Procione, da Tripoli verso l'Italia le motonavi Monviso e Monginevro, che giunsero indenni, nonostante un attacco di aerosiluranti.
Il 15/1/1942 rimase leggermente danneggiata in seguito all’urto contro una mina (posata dal sommergibile britannico Porpoise) presso Suda.
Il 22/1/1942 scortò insieme a varie unità, il convoglio di trasporto truppe e materiali composto da Victoria, Ravello, Monviso, Monginevro e Vettor Pisani, da Messina alla Libia. La Victoria fu purtroppo affondata da attacchi aerei.
Il 5/2/1942 scortò, insieme al caccia Premuda, a Tripoli la cisterna Rondine, che arrivò a destinazione nonostante l'attacco di aerei e di un sommergibile.
Il 16/3/1942 scortò, insieme al cacciatorpediniere Premuda, a Tripoli il mercantile Assunta De Gregori; scortò altri mercantili al ritorno in Italia.
Il 11/5/1942 scortò per Tripoli assieme ad altre unità, i mercantili Gino Allegri, Reginaldo Giuliani, Ravello, Agostino Bertani, Unione, Reichenfels. A parte la Giuliani in avaria, il convoglio giunse indenne a destinazione.
Il 22/6/1942 scortò per Bengasi, con altre unità, le motonavi Nino Bixio e Mario Roselli. Quest'ultima fu colpita da aerosiluranti e fu fatta rientrare a rimorchio.
Il 15/8/1942 scortò per Bengasi, insieme a Da Recco e Polluce, i mercantili Lerici e Ravello. Purtroppo la Lerici fu silurata dal sommergibile Porpoise e affondò.
Il 16/8/1942 scortò da Bengasi per Brindisi, insieme a Da Recco e Orione, le motonavi Sestriere e Nino Bixio. La Bixio fu silurata dal sommergibile Turbulent, con molte vittime fra i prigionieri britannici che trasportava, e fu poi trainata a Navarino dal Saetta ed assistita dall’Orione. La Sestriere scampò all'attacco e fu accompagnata a destinazione dalla Castore.
Il 24/9/1942 la torpediniera (Comandante il T.V. Tezel), scortò a Tobruk, insieme al Da Recco, i piroscafi Menes (tedesco) ed Anna Maria Gualdi, cui poi si aggiunsero la cisterna Proserpina e le torpediniere Libra e Lira. Il convoglio giunse a destinazione indenne dopo aver respinto un attacco aereo.
Il 2/9/1942 scortò dal Pireo per Tobruk, con Polluce, Lupo e Calliope, un convoglio composto dai piroscafi Padenna, Sportivo e Bianchi. Il convoglio subì attacchi aerei: il Bianchi venne colpito ed esplose. In successivi attacchi aerei e subacquei, durante la notte, andarono perduti sia la Polluce, che il Padenna, silurato dal Thrasher .
Il 8/10/1942 scortò da Tobruk, assieme alla Ciclone, per il Pireo e quindi a Taranto la cisterna Proserpina. Le navi furono attaccate senza successo dal sommergibile Traveller.
Il 13/11/1942 la Castore partecipò alla difesa del porto di Tobruk dall’attacco britannico.
Nel gennaio 1943 divenne Comandante il C.C. Marino Fasan .
Il 17/1/1943 scortò da Palermo a Tunisi, con altre unità (Libra, Montanari), i mercantili Campania, Jacques Schiaffino e Gerda Toft . Il convoglio subì un attacco aereo e un tentativo di siluramento da parte di un sommergibile, entrambi senza esito.
Nella primavera del 1943 la Castore prese parte alle operazioni di evacuazione delle truppe italiane dalla Tunisia, ormai prossima alla resa.
(dati ricavati da Wikipedia)
Giuseppe Fiorentino in una immagine di oggi. Un disegno della stella metallica a rilievo della nave, come appare oggi nel relitto sul fondo.
L'ultima missione
Il 31 maggio 1943 la Castore salpò da Taranto per scortare a Messina i piroscafi Postumia e Vragnizza. Il giorno successivo, presso Capo Rizzuto, il convoglio fu individuato dalla ricognizione avversaria.
Giunta la notte (ore 1.45 del 2 giugno) il piccolo convoglio fu attaccato al largo di Capo Spartivento da aerei e dai cacciatorpediniere Vassilissa Olga (greco) e Jervis, con le artiglierie.
Il Jervis disponeva di 6 pezzi da 120 mm e il Vassilissa Olga di 4 pezzi da 127 mm, a cui la Castore poteva opporre solo 3 pezzi da 100 mm. La Castore si diresse contro gli attaccanti, rispondendo al fuoco, nel tentativo di proteggere i mercantili. Cercò di effettuare il lancio di siluri, ma venne colpita a poppa e immobilizzata. Alle 3.15, in fiamme e ripetutamente colpita, la torpediniera si rovesciò e affondò.
I due piroscafi riuscirono a salvarsi: il Postumia, colpito dagli aerei nemici, si incagliò ma fu recuperato giorni dopo, il Vragnizza, pure danneggiato dall'attacco aereo, raggiunse Messina.
Scomparvero in mare il comandante Fasan (alla cui memoria fu conferita la Medaglia D'Oro al Valor Militare alla Memoria) ed altri 59 uomini sui 120 a bordo.
Ricordi di Giuseppe Fiorentino
“Fiorentino Giuseppe di Sorrento (NA) partì il 15 gennaio del 1940 per fare il militare nella Marina a Taranto, venendo poi trasferito a Palermo.
Sulla Castore si trovava nel locale Santa Barbara ed era addetto al
trasferimento delle munizioni alla mitragliera quando vi era un combattimento.
La Castore scortava due piroscafi che trasportavano munizioni e viveri. Il 2 giugno del 1943, alle 2 di notte, la Castore si scontrò con le navi nemiche e affondò presso la costa della Calabria.
Giuseppe è riuscito a saltare in acqua in tempo, prima che la nave affondasse, rovesciandosi. E' stato in acqua dalle 2 di notte alle dieci di mattina.
Il ricordo delle ore passate in acqua è chiaro, ricorda cadaveri sull'acqua
che galleggiavano e lui che cercava con tutte le sue forze di mantenersi a
galla. Sul pelo dell'acqua si sentivano i colpi che la nave nemica sparava e
quindi molti sono morti cosi'.
Tra le onde vedeva delle luci e finalmente al mattino, verso le dieci, sono
arrivati da Francavilla dei pescatori che hanno tratto in salvo quei pochi
sopravvisuti.
Una volta a terra sulla spiaggia, vi erano adagiati i corpi tratti in salvo,
quelli vivi e quelli morti. I pescatori su quelli morti avevano messo delle
lenzuola e Giuseppe spostò uno solo per vedere se per caso fosse
un suo paesano (con lui c'erano due ragazzi, uno di Vico Equense e uno di
Sorrento)...ma quando racconta di aver spostato il lenzuolo, non prosegue e si commuove: molti erano sfigurati.
Una famiglia di pescatori si prese cura di lui, dandogli qualcosa da
mangiare e da vestirsi.
Pochi giorni dopo ebbe un permesso di 20 giorni per ritornare a casa.
In
seguito fu trasferito a Venezia con il fratello. Riuscirono entrambi a scampare alla deportazione nazista. Quando i tedeschi li stavano radunando per deportarli, riuscirono a scappare, mettendosi in salvo nelle campagne. Restarono
per ben due anni al servizio di un contadino che, in cambio di cibo e alloggio,
si faceva coltivare il terreno. Per due anni la famiglia non seppe
nulla di lui e del fratello, pensando che ormai fossero morti.
Quando ci fu la
liberazione dell'Italia dai tedeschi riuscirono a ritornare a Sorrento dove furono
acclamati. La gente del posto si presentava a loro con le foto dei parenti per
sapere se li avevano visti durante i due anni passati fuori.
Oggi ha 89 anni e come già detto, ogni volta che ricorda e racconta
quello che ha vissuto lo fa con un velo di malinconia. Io spero che queste
cose non vengano dimenticate perché sono loro che hanno fatto la nostra
storia.”
Dal racconto di Anna Maria, che gentilmente ce lo ha trasmesso.
Riferimenti:
Le Torpediniere Italiane - Ufficio Storico della Marina Militare 1964 (esiste riedizione più recente).
Le armi delle navi italiane - Erminio Bagnasco - Ed. Albertelli.
Per il dettaglio delle missioni, ci si è riferiti a Wikipedia ; per alcuni dati del Jervis e Vasilissa Olga ci si è riferiti a Uboat.net.
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