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Scrivici |La Grande Muraglia della Cina
- Curiosità, monumento, simbolo, fonte di riflessioni. -
La Grande Muraglia della dinastia Ming, rispetto al confine della Cina.
Quanto esposto non pretende di rappresentare la storia ufficiale, ma solo
il punto di vista degli autori. E' soggettivo e può
contenere errori o imprecisioni, per cui si suggerisce di non usarlo per
ricerche e di rivolgersi a testi storici più qualificati.
Alcuni sono indicati in Bibliografia.
Ringraziamo Paolo Mazzini per le immagini gentilmente fornite.
Vedere la Muraglia e porsi delle domande
Negli anni Trenta, i marinai della Regia Marina e del Battaglione San Marco che tornavano dall’Estremo Oriente includevano spesso immagini della Grande Muraglia nelle loro raccolte fotografiche. Venivano acquistate sul posto o scattate direttamente durante qualche escursione nei dintorni delle guarnigioni, come a Shan-hai-kuan dove la fortificazione arrivava al mare. La fama dell’immensa costruzione, simbolo della Cina, era già arrivata in Occidente e il sinuoso distendersi del muro attraverso le montagne non poteva mancare in un album. Vedendola, possente eppure abbandonata, nascevano spontanee delle domande: chi e perché l’aveva costruita, se mai era servita a qualcosa. In realtà i seimila chilometri della Muraglia furono il risultato del lavoro di secoli, così come l’utilità o meno era stata una discussione millenaria, ma non c’è dubbio che la sua presenza condizionasse profondamente le popolazioni su entrambi i lati del muro.
Popolazioni nomadi e stanziali
La Muraglia fu originata dalla difficile coesistenza tra le popolazioni agricole stabili del centro della Cina e quelle prevalentemente nomadi e pastorali del nord, della Mongolia e della Manciuria.
I nomadi avevano bisogno di spostarsi continuamente alla ricerca di nuovi pascoli per il bestiame mentre quelli già sfruttati si rigeneravano. Spazi aperti e greggi senza recinto richiedevano l’uso del cavallo a cui si veniva abituati sin da bambini; con l’uso dell’arco i nomadi divenivano una perfetta e abilissima cavalleria. Il continuo e lento movimento li portava al confine della Cina dove si creava l’opportunità di commercio per assicurarsi beni e oggetti di consumo difficili da procurarsi per una comunità errante, una necessità vitale in caso di carestia o siccità.
In caso di rifiuto dalle popolazioni stanziali, per motivi di sopravvivenza si poteva passare alla razzia o saccheggio, scoprendo quanto fosse facile a breve termine questa attività, che però risultava inconciliabile con il commercio. L’aggressione continuata si trasformava in controllo del territorio e correva il rischio di trasformarsi in dominio, fino a rovesciare le dinastie al potere, fatto che avvenne più volte.
Ecco perché la difesa rigida del confine, arrestando una penetrazione irregolare e diffusa con intenzioni dubbie, divenne la principale preoccupazione dei molti sovrani cinesi. D’altra parte azioni controffensive o punitive erano costose e di esito incerto, data la mobilità e abilità degli avversari in campo aperto. L’idea di un muro appariva naturale in Cina, dove ogni gruppo di case non poteva fare a meno di essere circondata da un muro protettivo nelle pianure senza ostacoli. Dunque in vari regni si erano costruiti tratti di fortificazioni lineari di confine che poi, con la loro unificazione in un impero, sarebbero state unite e ampliate fino a raggiungere una barriera quasi ininterrotta: un processo che avrebbe richiesto almeno diciotto secoli.
Immagini di escursioni di militari italiani negli anni Trenta (Album di Virgilio Mazzini). Tratti della Muraglia non restaurati, autentici. Dettagli che corrispondono a quanto descritto nel testo.
Era utile o no?
Vedere nell’era moderna la Muraglia, collocata su un confine ormai scomparso, senza guarnigione e manutenzione, senza il nemico che doveva fermare, trasmette l’impressione di un manufatto inutile, un costoso errore. Sapere che sia stata aggirata, come la linea Maginot della Seconda Guerra Mondiale, sembra confermare il giudizio negativo. Si dice anche che la Muraglia sia forte tatticamente ma debole strategicamente, ovvero ben costruita ed efficace ma superabile o aggirabile, con risultati finali deludenti rispetto all’impegno per costruirla. Ma non è esattamente così.
Innanzitutto la sua sola presenza costituiva un primo deterrente, non tanto per la capacità di resistere a un attacco, quanto per l'implicita ostentazione dei mezzi di cui si disponeva al di là del muro, lontani e lenti ma potenti una volta svegliati. Soprattutto la Muraglia, per essere superata imponeva ai predoni di manifestare le loro intenzioni. Proprio come le nostre recinzioni di oggi che tutti sappiamo facilmente superabili da un malintenzionato, ma il trovare un intruso all’interno non lascia dubbi sulle sue intenzioni, permettendo azioni immediate e decise (scappare, rinchiudersi in casa, chiamare aiuto o prendere le armi); se non ci fosse la recinzione non potremmo reagire, senza prima saggiare le intenzioni dell’intruso, azione rischiosa. La Muraglia non è quindi una barriera insuperabile, ma piuttosto una recinzione dotata di sistema di allarme, robusta quanto basta per trasformare in reato la sua violazione, attivando contromisure adeguate.
Il prevalente scopo di segnalazione risulta evidente notando che vi sono frequenti torri di avvistamento, ma nettamente separate (in territorio cinese) e distanti dal muro, alla cui difesa non dovevano affatto contribuire: mentre sugli spalti si lottava per sopravvivere (e il numero dei difensori era determinante), i segnalatori avevano una fortezza indipendente, con provviste, fuoco per segnalazioni notturne e diurne, cavalcature per staffette in caso di nebbia, un raffinato codice per le segnalazioni che includeva il rendere noto il numero degli attaccanti. Una impostazione che venne criticata all’epoca, ma evidentemente l’imperatore era preoccupato più dell’informazione e della mobilitazione del territorio che della perdita di un tratto di fortificazione.
Per aggredire con successo la Muraglia i predoni dovevano in ogni caso misurarsi con una impresa che non rientrava nelle loro abitudini e abilità tradizionali, esporsi a notevoli perdite, raccogliere forze abbondanti per compensare il diverso rendimento tra chi attacca dal basso e chi difende dall’alto dietro un riparo, su una larga strada da cui convergono con facilità rinforzi.
Ma quali erano le conseguenze della prodezza? Oltre il muro non c’era niente da arraffare ed è facile immaginare che l’allarme sarebbe arrivato ovunque prima dei predoni, limitando le possibilità di facile bottino nei dintorni. Certamente però di commercio non si poteva più parlare ed era quindi difficile trovare consenso nelle comunità nomadi al momento di progettare la spedizione.
La Muraglia creava pertanto una soglia impegnativa, un cambiamento da cui non si poteva tornare indietro: questo dissuadeva spesso dai propositi bellicosi e assicurava di fatto lunghi periodi di pace, che ovviamente fanno meno notizia delle guerre. Si poteva anche cercare di oltrepassare la Muraglia nei punti deboli, ad esempio nel passaggio dei fiumi o delle strade, passaggi aperti ma comunque sorvegliati, dove la violazione veniva rilevata. Oppure si poteva aggirare, dove il muro finiva, ma con il crescere della sua estensione significava un esodo di centinaia o migliaia di chilometri, decisione impegnativa e manifesta che pur avendo successo, veniva scoperta.
In ogni caso la Muraglia svolgeva il suo ruolo principale e gli apparenti difetti di una fortificazione lineare aperta non devono far dimenticare i suoi vantaggi. La Muraglia non poteva essere sottoposta al più facile e diffuso dei sistemi per espugnare una fortificazione: l’assedio. Per chi abbia la pazienza di aspettare, le fortificazioni chiuse rimangono infatti vittime del loro compromesso tra la lunghezza delle mura e il numero di difensori (con relative provviste) che possono contenere, mentre la Grande Muraglia aveva un sistema di rifornimento che non era interrotto dalla presenza di nemici.
Si può capire a questo punto perché un imperatore decidesse infine di impegnarsi nella lunga, costosa, epica costruzione della Muraglia.
In alto: la Muraglia include una valle dove transita una strada e si notano al centro resti di una costruzione interna, attraverso la quale si era obbligati a passare. In basso: probabile particolare della massiccia porta. Anni trenta (Album di Virgilio Mazzini).
Costruzione e caratteristiche militari
Si può ritenere che le prime costruzioni risalgano al Periodo degli Stati Combattenti e della dinastia Qin a cui appartiene Qin Shihuangdi, il primo imperatore della Cina unita (246-210 avanti Cristo): l’unificazione territoriale coincise con l’unificazione delle fortificazioni dei vari stati, che erano state realizzate in circa un secolo, a cui l’imperatore aggiunse una ulteriore fortificazione a nord contro i nomadi.
Alla breve dinastia Qin seguì la più duratura dinastia Han (quattro secoli) che proseguì la costruzione affiancandola con insediamenti di popolazioni alla frontiera. Nei due secoli del Periodo dei Tre Regni, l’instabilità non permise la costruzione di fortificazioni. La dinastia Wei di origine mongola nomade progettò di costruire un muro per limitare le altre popolazioni nomadi.
Con la riunificazione della Cina sotto la dinastia Sui, si ripropose l’esigenza di una barriera contro i nomadi. La successiva dinastia Tang contenne il problema con soluzioni politiche e militari, più che con fortificazioni fisse. Ovviamente nei secoli le fortificazioni erano soggette a degradarsi e venivano talvolta ricostruite, pertanto quelle che vediamo oggi sono prevalentemente il risultato delle più recenti ricostruzioni.
In particolare durante la dinastia Ming (1368-1644) si svolse un imponente processo di costruzione portando la Grande Muraglia a maggiori dimensioni. Poiché la dinastia fu spodestata e sostituita da una dinastia della Manciuria, il confine dove si trovava la Muraglia cessò di fatto di esistere. Infatti la Cina inglobava ora anche la parte del nord: la Muraglia perse quindi la sua importanza ed è a questa data (1644) che si considera sospesa la sua costruzione.
La Muraglia fu dunque abbandonata e iniziò a degradarsi senza manutenzione, utilizzata come cava di materiale per altri edifici. Agli inizi del novecento, durante la guerra dei Boxer alcune fortificazioni furono distrutte, come a Shan-hai-kuan. Negli anni trenta la Muraglia venne utilizzata dalle truppe cinesi per arrestare con successo le forze giapponesi.
Nel processo di presa di coscienza nazionale e di indipendenza dagli stranieri, la Muraglia iniziò ad essere un simbolo della Cina e della sua forza. Tuttavia solo in tempi recenti, con la dimensione turistica, si è fermato il degrado e si sono ricostruiti o restaurati alcuni tratti rendendone possibile la visita. Ad oggi risultano percorribili a piedi soltanto 35 chilometri su 4.500, mentre 2.200 chilometri sono completamente scomparsi.
Forma e struttura
La Grande Muraglia era una fortificazione di confine e normalmente un confine si trova su una barriera naturale, come ad esempio dei rilievi montuosi. Siccome una fortificazione cerca sempre di adattarsi alla barriera naturale per aumentare la sua forza, ecco perché vediamo la Muraglia arrampicarsi come un serpente sui crinali delle montagne.
Normalmente la muraglia era costituita da un muro alto circa sei metri dove correva una strada pavimentata, in cui cinque uomini potevano camminare affiancati. La Muraglia facilitava quindi lo spostamento di truppe dove il terreno era impervio.
Sui due lati della strada correva un alto parapetto, che sul lato del nemico era merlato, interrotto da fessure verticali, per un tiro protetto. A distanze regolari vi erano delle massicce torri quadrate più alte e sporgenti, per consentire sia un tiro laterale sugli attaccanti, sia una lunga resistenza. Erano rare le aperture sul lato del nemico e comunque non erano passanti (portavano solo sulla strada soprastante).
La Muraglia saliva spesso nella direzione della pendenza, pertanto la strada poteva avere forte inclinazione: in tal caso era dotata di alti e frequenti scalini. Talvolta alcuni scalini avevano uno scudo in muratura dietro il quale tirare dall’alto sugli intrusi che erano arrivati sopra la strada.
Per semplicità costruttiva i parapetti potevano avere i mattoni non orizzontali ma inclinati secondo la forte pendenza. Gli scarichi dell’acqua piovana erano tutti orientati sul lato amico per evitare di far crescere arbusti e rampicanti sul lato del nemico, dove si potessero nascondere degli attaccanti.
Come materiale costruttivo, a parte la pietra, venivano utilizzati in grandi quantità grossi mattoni molto resistenti, cotti ad alta temperatura per giorni.
La Muraglia seguiva quindi un modello standard, semplice ed efficace, ben progettato. Non mancavano tuttavia punti complessi, ad esempio dove vi erano passaggi di corsi d’acqua o punti deboli, dove gli accessi superabili dal nemico potevano portare ad ampi cortili senza uscita sotto il tiro degli arcieri: in uno di questi fu sterminata una banda di predoni. Un luogo particolarmente difficile sia da difendere che da superare era proprio Shan-hai-kuan, dove la Grande Muraglia iniziava a oriente, sul mare.
Un monumento che stimola l'immaginazione
E gli uomini?
E' evidente che la costruzione deve aver richiesto il lavoro obbligato e interminabile di grandi masse di persone, di cui non si trovano tracce.
Tradizioni e leggende cinesi ci parlano di storie sofferte e sfortunate per chi ci lavorò. Possiamo solo immaginare che un lavoro duro, in precarie condizioni ambientali e alimentari, avesse effetti nocivi sulla salute e sopravvivenza. Niente conferma la leggenda che la Muraglia sia stata costruita usando le vittime della costruzione come materiale di riempimento, eppure doveva essere una vera condanna: anche le dinastie che si imposero minore crudeltà nello sfruttamento, chiesero comunque immani sacrifici alle popolazioni che vennero impiegate.
Una volta terminata, anche gli esseri umani assegnati alla sua guarnigione non avevano vita facile. L'assenza di ripari dal sole o dalla neve lascia immaginare che non vi fossero molte preoccupazioni per la vita delle guardie. Solitudine e senso di abbandono dovevano minare il morale di chi vi prestava un lungo servizio, riducendone impegno e volontà di resistere in caso di minaccia. Poteva capitare che in quelle condizioni, durante lunghi periodi di pace, si instaurassero rapporti amichevoli e commerciali con i nomadi.
Ma cosa avrebbero fatto le sentinelle un giorno, di fronte a un attacco? Sapere di essere sacrificabili, lasciati al proprio destino, non doveva aiutare il senso del dovere.
Shan-hai-kuan
La Muraglia si spinge fin sull’acqua, con la Testa del Vecchio Drago, che si piega ad abbeverarsi in mare, giusto sulla punta. Fu distrutto dalle truppe occidentali nel 1900 ed è oggi ricostruito. Prima ancora di arrivare qui, c’è un’altra torre della Muraglia, quella del Mare Calmo, più in là c’è la possente porta del Primo Passaggio sotto il Cielo, oggi restaurata, dove transitava la strada costiera del nord. Lasciata la città di confine la Muraglia sale subito verso le montagne.
In questi forti ristrutturati della Muraglia risiedevano le truppe occidentali nella prima metà del novecento; tra essi c'era anche il Forte degli italiani del Battaglione San Marco e i marinai che si trovavano qui talvolta interrompevano il servizio, con il bagno al mare, oppure facevano una escursione lungo la Muraglia, dove sale subito a centinaia di metri di altezza. Il luogo merita oggi di essere visitato, ma per chi non voglia venire fin qui ci sono altri punti visitabili della Muraglia, come quelli vicino a Pechino.
Informazioni complete e di facile consultazione si possono trovare in "The Great Wall of China, 221 BC - AD 1644" - Stephen Turnbull, Steve Noon - Osprey Publishing.
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