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Scrivici |Mediterraneo
- Il mare nostrum -
Riproduzione di un marmo dell'Acropoli di Atene, raffigurante rematori di una trireme ateniese (400 a.c.)
Mediterraneo
Il mare è sempre stato un mezzo di comunicazione, ma anche un ostacolo e un pericolo.
In particolare il Mediterraneo ha allevato l'umanità perché ha messo subito in comunicazione genti molto diverse. Le distanze e le onde limitate permettevano a piccole imbarcazioni di navigare anche a vista, ben prima che ci fossero carte nautiche e bussola. Grazie al commercio per fini di lucro, ogni popolo portava il meglio del suo immenso retroterra. Scambiare quello che abbondava con quello che mancava era una conquista che faceva vivere meglio. Chi usava il Mediterraneo aveva qualcosa in più, diveniva più furbo e più ricco. Così lo specchio d'acqua tra i continenti, il "mare nostrum" dei Romani, attrasse anche popoli che, a dire il vero, non c'entravano per niente come ad esempio i normanni, i russi, i turchi dell'Asia, gli austriaci, e anche gli inglesi. Nonostante l'allargamento del mondo, con le Indie e le Americhe, questo mare ha sempre riscosso interesse perché dominava l'accesso all'Oriente, era una scorciatoia per importanti mercati e avvicinava alle fonti di energia le industrie europee, oggi come un secolo fa. Il mare conteso portava opportunità ma anche pericoli. Pirateria e schiavitù hanno tormentato per millenni la vita sulle sue coste, tranne i brevi periodi della civiltà romana e della società contemporanea, in cui un ordine internazionale impediva l'impunità. Farsi la villa sul mare è un lusso solo di oggi e della Roma imperiale, perché non era salutare stare sul mare a meno di essere obbligati dal lavoro, dalla pesca, dai commerci. La bonifica fu fatta solo in tempi recenti come ci ricorda una lapide all'Isola del Giglio che narra di un'invasione di migliaia di pirati tunisini. Poco prima Venezia al tramonto aveva cacciato gli Uscocchi dall'Adriatico, e poco dopo una squadra navale anglo-francese sgominava la roccaforte dei pirati cretesi liberando gli ultimi tremila schiavi dell'Europa. Ma il pericolo veniva anche dal mare stesso che ogni tanto si infuriava e la via di comunicazione diveniva trappola mortale.
Relitto a Mikonos (Isole Cicladi)- foto Trentoincina
Sui nostri fondali anfore olearie giacciono accanto a manufatti della società dei consumi. Nonostante le sue dimensioni il Mediterraneo non va mai sottovalutato, va scrutato e capito prima che sia troppo tardi. Saper fare le previsioni è stato da millenni una indispensabile abilità di ogni comandante e marinaio, divenendo poi professione di esperti ascoltati da tutti. Il mare che noi tanto ammiriamo in una giornata d'estate ha aiutato lo sviluppo della civiltà ma ha fatto anche tante vittime, quando non erano addirittura gli uomini a combattersi. Dopo le guerre navali dell'antichità, a remi, con le galere e i rostri, seguirono gli scontri tra Occidente e Islam che poterono combattersi ma anche conoscersi. Oltre ai fendenti si scambiarono anche nozioni scientifiche, mediche, agricole, culinarie. Cosa sarebbe il cacciucco senza il pomodoro dell'occidente e l'aglio dell'oriente? Si arrivò infine alle guerre navali del novecento, con navi, sommergibili, aerei. Tra gli anni trenta e quaranta, di cui si parla in questo sito, ci fu un gran traffico. Oltre alle vittime e alle distruzioni ci furono però progressi in molti campi. Si imparò a prevedere meglio il tempo, a navigare nella notte, a chiedere soccorso, a salvarsi.
Aviatori tedeschi su un canotto di salvataggio autogonfiabile. Rivista di propaganda nazista Signal
Si scoprì anche quanto sia bello il mare ed il turismo divenne una gioia di molti. Proprio perché erano in tanti a guardarlo, si cominciò a capire che è facile inquinarlo e che va rispettato. Il mare non ha perso il suo fascino e la sua importanza.
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