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Scrivici |Come affonda una nave
- Le drammatiche fasi dell'affondamento di una nave da guerra -
Una corazzata silurata che affonda, rovesciandosi. Un attimo dopo questa immagine, la Santa Barbara esplode disintegrando la nave. Si tratta della corazzata inglese Barham nel 1941 (7 anni di guerra).
Affondamento di navi da guerra.
Una nave da guerra è fatta per lottare e vincere. Ci si aspetta quindi che si faccia di tutto per salvarla, anche se questo dovesse aumentare le perdite nel caso non ci si riesca. E’ il comandante che deve dare il fatidico ordine di abbandonare la nave. Una decisione difficile che non può essere superficiale o immediata. Bisogna avere informazioni attendibili sui danni in mezzo al fumo, alle vittime, alle comunicazioni interrotte, mentre il combattimento magari non è finito. Bisogna valutare la situazione complessiva. E’ necessario perdere del tempo prezioso e la decisione può arrivare troppo tardi. Nel frattempo l’equipaggio rimane al posto di combattimento o è impegnato nei soccorsi, nello spegnimento, nel tentativo di riattivare le macchine, come se non ci fossero dubbi sulla salvezza della nave. Talvolta non c’è il tempo di dare l’ordine, quando la nave esplode (una nave da guerra è carica di munizioni) o affonda rapidamente. Per una nave da guerra, robusta e a compartimenti stagni, è più frequente un progressivo affondamento. Ma una nave raramente affonda orizzontalmente perché la falla è in punto preciso ed altera l’equilibrio della nave, inclinandola verso prua, verso poppa, o su un fianco fino al rovesciamento. L’inclinazione rende subito difficile e poi impossibile calare le scialuppe sui fianchi della nave. Si passa quindi all’uso di battelli che vengono gettati a mare o che rimarranno a galla dopo l’affondamento. Si può stare certi che ufficiali e marinai svolgano le operazioni previste in modo disciplinato anche se la situazione fosse disperata. Ma si arriva a un punto in cui è evidente che bisogna andare a mare in modo individuale. L’inclinazione alla fine può aumentare in modo improvviso, causando cadute, schiacciamenti, con morti e feriti, per chi è ancora a bordo. Anche buttarsi in acqua è un problema. Dal lato dove la nave sta per rovesciarsi si può rimanere travolti dalla nave stessa, mentre sull’altro lato è difficile riuscire a cadere direttamente sulle onde. Si cade spesso da notevole altezza e sotto ci sono altri già in acqua. Una volta in mare bisogna allontanarsi rapidamente perché una nave di notevoli dimensioni, affondando, trascina con se anche ottimi nuotatori. C’è inoltre da sperare che non ci siano ulteriori attacchi, come un sommergibile che lancia il colpo di grazia, perché le esplosioni in mare sono mortali anche a notevole distanza per l’incomprimibilità dell’acqua. Una volta scomparsa la nave, si apre il doloroso capitolo dei naufraghi, certo con il morale non alle stelle dopo quanto avvenuto.
Se il naufrago non è fra i pochi che hanno la fortuna di stare all’asciutto, il problema diviene il freddo. Il mediterraneo ha acque sempre molto più fredde del corpo umano e, nella maggior parte dei mesi dell’anno, la sopravvivenza in acqua è di ore, non di giorni. Anche se vi fossero navi amiche vicine, il recupero è laborioso perché deve essere svolto da piccole imbarcazioni. Le navi principali devono comunque muoversi e stare all’erta, per fronteggiare siluri o attacchi, e non subire la stessa sorte come avvenne agli sfortunati cacciatorpediniere Libeccio e Ascari. Talvolta si fa salpare una nave ospedale, che è meno in pericolo delle navi da guerra, ma ci vuole molto più tempo perché arrivi in zona. In alcuni casi sono le navi nemiche che recuperano i naufraghi, ma è anche avvenuto che abbiano dovuto interrompere il recupero per l’arrivo dell’avversario. Infine c’è da tenere conto delle condizioni ambientali, del buio o del mare grosso che possono impedire o ritardare le operazioni di salvataggio. Se poi l’affondamento è stato improvviso, non segnalato, o in una zona di operazioni ignota, le probabilità di rintracciare i naufraghi si riduce a zero, perché il mare è grande. Quanto detto spiega il sempre alto numero di vittime in affondamenti bellici, nonostante vi siano stati coinvolti uomini adulti e addestrati.
La corazzata Cavour, affondata in porto nella notte di Taranto (7 anni di guerra).
Affondamento di navi mercantili
Anche le navi mercantili, da carico o passeggeri, hanno fatto la guerra e sono state affondate mentre svolgevano i loro compiti di trasporto. Anzi erano spesso l'obiettivo principale di molte azioni belliche. Un mercantile dedica il suo spazio soprattutto al carico, normalmente non è progettato per la guerra e ha lamiere molto sottili, contro le quali gli ordigni (siluri, bombe, mine) infliggono danni e falle ben maggiori rispetto ad una nave da guerra. Inoltre un mercantile ha vaste stive e non ha sistemi adeguati di compartimentazione e compensazione con cui mantenere l'assetto in caso di allagamento. Non ha nemmeno un numeroso equipaggio, ad esempio per spegnere un incendio: decine di uomini rispetto alle centinaia di una nave da guerra di analoghe proporzioni. Pertanto l'affondamento di un mercantile può avvenire in tempi molto brevi, di pochi minuti o addirittura secondi, rendendo difficile porsi in salvo. Durante la guerra sui mercantili, quando non si avevano obblighi particolari di servizio era normale dormire in luoghi dove ci si potesse buttare a mare con rapidità. L'affondamento di una cisterna, con la sua struttura di serbatoi, può essere più lento, specie se non a pieno carico; ma dato che il carico è spesso carburante, la rottura delle strutture della nave può rovesciare il materiale infiammabile sul mare, con problemi di sopravvivenza per i naufraghi tra le fiamme. Se una nave trasporta munizioni, un colpo a segno (o l'estendersi di un incendio) può innescare un'unica esplosione che non lascia superstiti. Gli equipaggi delle navi mercantili affondate in guerra potevano trovarsi di fronte a situazioni drammatiche, con poco tempo a disposizione tra l'attacco e l'affondamento, talvolta di notte, in condizioni o in stagioni difficili. I naufraghi di mercantili che facevano parte di un convoglio potevano sperare nei soccorsi della scorta. Ma un gran numero di mercantili di minori dimensioni furono spesso affondati da soli in navigazione senza mezzi di soccorso nelle vicinanze. Anche ammesso che si fossero trasmesse le coordinate dell'affondamento, non sarebbe stato facile mandare aiuto e rintracciare pochi naufraghi nel mare. Per avere qualche possibilità di sopravvivere era comunque indispensabile salire su una imbarcazione di salvataggio.
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