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Scrivici |Shanghai, prima degli anni trenta
- Shanghai Remenbrances -
Immagine ottocentesca delle mura e dei canali della Città Vecchia di Shanghai
Città murata sull’acqua
Il nome “Shanghai” significa “mare superiore” in cinese e compare negli archivi delle attività idrauliche poco dopo l’anno mille. La trasformazione del villaggio di pescatori in luogo di scambio e poi in città avvenne nella seconda metà del milleduecento, con la gestione del porto di Qinlong, uno dei sette maggiori della Cina. La città era aperta e priva di protezioni. Nel 1553 Shanghai veniva saccheggiata cinque volte in pochi mesi dai pirati giapponesi. In seguito la città ottenne dalla corte imperiale di poter costruire una cinta di mura per la difesa. La circolazione delle acque del fiume Wan-Poo si integrava con le opere difensive e Shanghai appariva una città di canali, dove la gente si spostava in barca e popolava le rive. Progressivamente le mura persero la loro funzione e divennero per molti un ostacolo ai commerci e alle comunicazioni. La cinta di mura, deteriorata per i danni del tempo e degli uomini, non più riparata, conteneva la Città Vecchia che si trovava quasi isolata dal nuovo sviluppo che avveniva nella zona a Nord, delle concessioni occidentali. Dopo varie resistenze, la demolizione delle mura fu iniziata nel 1912. Pochi anni dopo, nello spazio delle demolizioni venivano costruite nuove strade nel semicerchio a nord e a sud. Anche i canali venivano coperti e trasformati in strade. Un cambiamento che ricorda, con le dovute differenze, la sparizione della Milano dei navigli e dei bastioni.
Angoli pittoreschi della Città Vecchia
Il fronte della città, il Bund
George Balfour, primo console britannico a Shanghai, quando nel 1840 diversi mercanti si insediarono su una spiaggia a nord della vecchia città, chiamò la zona “bund”, termine di origine indiana che definisce la riva del fiume fuori città. Poiché le vie di Shanghai erano di piccole dimensioni, larghe appena per far passare una persona con il caratteristico bastone su entrambe le spalle, gli stranieri decisero di costruire nella loro zona strade di maggiori dimensioni per facilitare il traffico commerciale. La strada sulla riva occidentale del Wan-Poo fu costruita larga otto metri, 4 volte più grande di quella esistente, divenendo un comodo luogo di attracco e scarico delle navi. In dipinti della metà dell’ottocento si vede la nuova dogana in stile cinese che contrasta con le altre costruzioni britanniche di stile indiano coloniale. Nel 1868 veniva acquistato uno spazio destinato a parco, da cui furono a lungo esclusi i cittadini cinesi. Nel 1870 il Bund era un viale alberato, già popolato di palazzi residenziali, più sobri di quelli visibili oggi. Il consolato tedesco fu costruito nel 1885, quello americano nel 1908 e quello giapponese nel 1911. Lo Shanghai Club britannico in stile pseudo-barocco fu costruito nel 1910. Il Palace Hotel, all’angolo con Via Nanchino (Nanjing Road), fu costruito nel 1908. L’edificio della Asia Petroleum Company (palazzo McBain) fu completato nel 1916 ed era allora il più alto edificio sul Bund. La Divinità della Pace (War Memorial), che si vede su un alto piedistallo, nelle panoramiche del Bund, fu costruita nel 1924 per festeggiare la conclusione della Prima Guerra Mondiale. Tra il 1925 e 1927 venne costruita la nuova dogana (Custom House), alta 79 metri, con un grande orologio di oltre cinque metri di diametro, uno dei più grandi dell’Asia. Nel 1929, sulla Via Nanchino, di fronte al Palace Hotel, veniva costruita la Sassoon House (Cathay Hotel) dalla omonima e potente famiglia: un edificio di 13 piani (77 metri) riconoscibile per la tipica torre a piramide. L’edificio lussuoso della HSBC (Hong Kong and Shanghai Banking Corporation - 1881) fu completato nel 1923 e si distingue per la caratteristica cupola.
Panoramica del Wan-Pooh a Shanghai prima della costruzione dei grandi palazzi. Si nota tuttavia una edilizia di tipo occidentale. All'ancora si notano piroscafi ancora dotati di apparato velico, siamo dunque tra fine ottocento e inizi novecento
con il passaggio dalla vela al vapore.
Il porto
Nel 1832 il veliero “Lord Amherst” della Compagnia delle Indie Orientali entrava nell’estuario di Woosung e approdava a Shanghai. L’esplorazione permetteva alla Gran Bretagna di valutare il traffico del porto (stimato in cinque milioni di tonnellate annue) e il potenziale spingeva i Britannici a fare pressioni sulla Cina per l’apertura dei porti agli stranieri. A seguito della Guerra dell’Oppio, il Trattato di Nanchino del 1842 indicava cinque porti cinesi, tra cui Shanghai, che sarebbero stati aperti al commercio. Nel 1862 il porto di Shanghai contava il passaggio di 34 navi mercantili straniere, che divenivano 3.510 nel 1871, per toccare il record di 45.870 unità grandi e piccole nel 1910. Nel 1930 erano scese a 23.739, ma con un tonnellaggio doppio, in quanto l’introduzione del vapore comportava maggiore capacità di carico rispetto ai velieri. Prima della diffusione della presenza straniera, il movimento mercantile era in gran parte costituito da giunche cinesi da carico, dotate di cinque vele, di limitato pescaggio e capaci di trasportare circa cinquanta tonnellate ciascuna. I natanti tradizionali furono progressivamente sostituiti dai piroscafi. Il traffico crescente imponeva il dragaggio del Wan-poo, che agli inizi del novecento aveva scarsa profondità con varie secche. Dopo ripetuti dragaggi, nel 1935 tutto il fiume veniva portato alla profondità di oltre otto metri, facilitando il passaggio di navi di maggiori dimensioni.
Le acque
Nel punto di immissione del Suzhou Creek nel Wan-Poo venne costruito nel 1873 un ponte in legno di circa cento metri chiamato Park Bridge, ponte del parco, per la vicinanza del parco del Bund. Nel 1907 fu sostituito da un ponte a due campate in ferro, il Waibaidu Bridge, visibile nelle foto degli anni trenta. Altri ponti sul Suzhou Creek erano quelli di Zhapu, Sichuan, Jiangxi, Henan road. Lo Yangkingpang Creek era un piccolo corso d’acqua che separava a nord la Città Vecchia dalle concessioni britannica e francese. A causa dei notevoli scarichi urbani divenne molto inquinato, finché nel 1914 venne incanalato in grandi condutture fognarie, e coperto trasformandosi nel Viale Edoardo VII. Pare che il nome del fiumiciattolo sia rimasto nei modi di dire della città come ironico sinonimo di “affare (sporco) occidentale”. Moltissime altre vie d’acqua vennero coperte e trasformate in strade con l’espandersi delle concessioni. Nel 1920 anche il più grande Suzhou Creek era fortemente inquinato, i pesci vi morivano, per cui negli anni successivi vennero creati dal Consiglio Municipale vari impianti di depurazione delle acque.
Shanghai Remenbrances: libro fotografico cinese con immagini commentate della città tra 800 e 900, utilissimo per conoscerne il passato. ISBN 7-5322-4773-2
Shanghai, avanti a tutti
Le innovazioni
In generale Shanghai, per la dimensione dei traffici e per la presenza straniera, fu sempre all’avanguardia nell’introdurre e diffondere le tecnologie e i servizi già presenti nelle nazioni più evolute. Shanghai introdusse per prima l’energia elettrica in Cina, telegrafo e telefono. Una delle prime centrali elettriche risale al 1892. Oltre all’introduzione della ferrovia nei collegamenti extraurbani, con ambiziosi progetti già dalla metà dell’ottocento (inizialmente respinti dalla Dinastia Qing), vennero realizzate le prime linee tranviarie dal 1908, e i tram divennero un mezzo di trasporto popolare (mentre gli occidentali preferivano i risciò o veicoli propri). La popolazione di Shanghai, a differenza di altre in Cina, era pronta ad accettare e sfruttare le scienze, tecniche, e culture straniere senza pregiudizi. Poco prima della metà dell’ottocento le comunità cristiane iniziarono a costruire scuole, biblioteche e chiese, come la Cattedrale di S.Ignazio e la Chiesa della S.S. Trinità (1847). In quegli anni sorgeva il primo studio fotografico e la prima tipografia: dopo il 1911 Shanghai contava 44 tipografie che stampavano libri tradotti. Pubblicazioni e giornali di Shanghai, protetti nelle concessioni straniere dalle forze conservatrici cinesi, erano conosciute ovunque.
Vita e ambiente
Nella “nazione dentro una nazione”, nel settlement internazionale e nelle concessioni di Shanghai, gli stranieri conducevano la loro vita, con stile e abitudini della madre patria e condizioni anche migliori. Tra spazi privati e pubblici, tra ville con giardino e parchi, gli occidentali potevano trasferirsi a Shanghai con la famiglia in un ambiente europeo. Lo Shanghai Race Club, considerato il N.1 dell’Estremo Oriente, fondato nel 1862, oltre all’ippodromo, offriva spazi per il calcio, golf, baseball, cricket, tennis. Non mancavano teatri e concerti, gare e celebrazioni. Le aree inizialmente riservate agli stranieri furono aperte ai Cinesi che vi diffusero le loro modalità commerciali e alcuni di loro si inserirono nelle attività mercantili e industriali. Il contatto con gli occidentali e la copertura dei canali, realizzando strade più ampie, portò anche all’adozione di edilizia simile a quella europea nelle zone cinesi. In particolare, dal 1870 si era diffuso nelle concessioni uno stile costruttivo semplice ed economico, in cotto e legno, chiamato “Shikumen” ,che vuol dire “con portali in pietra”(altro dettaglio costruttivo caratteristico). Le vie si chiamavano “lanes”. Panoramiche degli anni trenta mostrano grandi estensioni urbane di costruzioni in questo stile, tipico di Shanghai.
Informazioni, riferimenti ed elaborazioni delle immagini sono ricavate dalla pubblicazione cinese originale “Shanghai Remembrances” contenente circa 200 fotografie commentate dell’ottocento e novecento. Ringraziamo il signor Davide Ottolini per le ricerche effettuate sul posto.
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