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Scrivici |Il convoglio Duisburg
- La distruzione del convoglio Duisburg (9/11/41 – ore 01.00) -
Cacciatorpediniere Fulmine - Particolare di una cartolina postale delle Edizioni Giovanni Rimini di Taranto (da fotografia Campese).
Sintesi dei fatti
Il convoglio era composto da 7 navi e scortato da 6 cacciatorpediniere, oltre alla scorta indiretta della III divisione (incrociatori Trento,Trieste, e cacciatorpediniere) e alla scorta aerea diurna. Ma da Malta, grazie all’avvistamento della ricognizione aerea, salpò la forza “K”. Le navi britanniche localizzarono il convoglio con il radar nel buio e manovrarono per collocarsi in posizione favorevole in coda al convoglio. Alle 00.57 della notte aprirono il fuoco, prima sulla scorta, affondando il caccia Fulmine, colpendo gravemente Grecale ed Euro, e contando sulla confusione. Poi tutti i mercantili furono colpiti e affondarono, subito o in seguito. Gli incrociatori non si trovarono in posizione favorevole e, pur aprendo il fuoco sul nemico, non avevano velocità sufficiente e persero il contatto. Ma non era finita: durante la mattina il sommergibile britannico Upholder riuscì a silurare e affondare il cacciatorpediniere Libeccio che era impegnato nel soccorso ai naufraghi.
Considerazioni
La forza “K” era specializzata in questo tipo di operazioni. Era costituita solo da due incrociatori (Aurora e Penelope) e due cacciatorpediniere (Lance e Lively). Eppure riscosse un gran numero di successi, dimostrando che la guerra più efficace al traffico mercantile si fa con unità agili di piccole o medie dimensioni. Approccio opposto a quello voluto dai comandi supremi italiani che spesso arrischiavano grandi unità, forse anche per motivi di immagine. Impiego che spesso (come in questo caso) risultava senza efficacia, oppure portava alla perdita delle unità senza vantaggio. L’addestramento notturno britannico e l’uso del radar furono determinanti nel conseguire i risultati. Comunque la guerra fu dura per tutti. La forza “K” fu praticamente annientata, non dalle navi, ma dalle mine italiane. Il sommergibile Upholder era destinato a scomparire in mare con tutto l’equipaggio.
Il convoglio Duisburg visto dai protagonisti
I racconti ci portano accanto a chi stava per vivere quelle ore tremende. Eccoci a Messina nel quadrato ufficiali del caccia Fulmine, a tavola, animata dalla presenza di ufficiali ospiti, tra cui un ufficiale di Marina tedesco, Schumann. E’ un pittore di Kiel che si diverte a stendere rapidi bozzetti di quello che osserva. Si conversa serenamente parlando dei temibili incrociatori di base a Malta. Si è confortati dal sapere che Trento e Trieste parteciperanno alla scorta del convoglio. Si beve un bicchierino al termine della cena, si parla dell’ultimo varietà visto a Napoli, mentre la costa della Sicilia si allontana. Poi taciturni ci si separa, con alcuni che prendono servizio per la notte. L’ufficiale di macchina Maurizio Badoglio è particolarmente silenzioso. Forse pensa alla moglie, appena sposata, con cui ha passato solo una settimana. Il giorno dopo si uniscono altri mercantili e gli incrociatori. Con maggiore fiducia si entra nel buio della sera. E’ l’una di notte quando arrivano le esplosioni e le fiamme illuminano il buio. Il Fulmine è subito colpito. Fughe di vapore e le macchine che si fermano. Badoglio e altri corrono in coperta spazzata da raffiche di mitragliatrice. Il caccia affonda in dodici minuti. Morti, feriti , tutti i mercantili distrutti. Ci si butta sul battello di salvataggio, che però si rovescia più volte. Molti annegano o muoiono assiderati nelle gelide acque di novembre. Il relitto di una petroliera brucia tutta la notte. Verso le sei del mattino si avvicina il caccia Libeccio che recupera i naufraghi. Un mare di nafta ostacola il salvataggio. Circa duecento persone vengono soccorse. Badoglio prossimo alla morte per assideramento viene massaggiato e riprende conoscenza, pensa di essere salvo. L’ufficiale tedesco spira appena portato a bordo. Gran parte dei feriti viene portata sottocoperta e curata. Muoiono altre persone, lamenti. Ecco l’esplosione inattesa di un siluro che punisce il Libeccio per la sua opera di salvataggio. La poppa si stacca e sparisce sott’acqua con feriti e soccorritori chiusi al suo interno. Molti si buttano in acqua. Caccia antisommergibile e bombe di profondità da parte delle altre navi. Altri naufraghi scompaiono. I caccia Maestrale ed Euro ripetono l’opera di soccorso. Si tenta il traino del Libeccio, che però si rovescia e affonda alle 11 del mattino. Ritorno a Messina.
La storia completa si può leggere in “Ponte di comando” – Flavio Serafini – Ed. Gribaudo pg.231-233.
Attacco britannico al convoglio Duisburg: aggiramento per attaccarlo alle spalle, cogliendo di sorpresa la scorta ed evitando gli incrociatori.
Come è stato visto dal Trento
Dal Giornale di Chiesuola dell’Incrociatore Trento, ritratto in “Ponte di Comando”.“Attacco di due Incr. Nemici al conv. Alle 0105 il TRENTO apre il fuoco a 800 m. Alle 0110 si nota l’incendio del P/fo di testa della colonna di dritta del conv. Alle 0129 il Comando Div. ordina di sospendere temporaneamente il tiro. Alle 0130 il nemico sospende il tiro e si allontana per N. E. I P/fi del conv. sono stati tutti colpiti e incendiati. Il Ct. FULMINE è affondato. GRECALE e EURO colpiti. Alle 0647 il MAESTRALE avvista un smg. nemico. Alle 0648 il LIBECCIO riceve un siluro a poppa ed è preso a rimorchio dell’EURO. Alle 1107 il TRENTO schiva con la manovra un siluro. Alle 1109 il LIBECCIO affonda.”
Navi perdute: cisterne Minatitland (7651 T.) e Conte di Misurata (5014 t.), piroscafi Maria (6339 t.), Rina Corrado (5180 t.), Sagitta (5153 t.).
Continua...
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