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Scrivici |Affondate la Bismarck!
- Con Kenneth More, Dana Winter – Regia di Lewis Gilbert – 20th Century Fox - 1960 -
Avvertiamo che possono esserci rivelazioni sulla trama e sul finale.
La storia della corazzata tedesca è già avvincente, ricca di suggestione e colpi di scena, per cui basta raccontarla fedelmente per costruire un documentario o film interessante, oggi come cinquanta anni fa. A questa eccellente materia prima il regista ha aggiunto la storia meno conosciuta e romanzata del comando navale britannico, alternando scene in mare e nella base sotterranea di Londra, che diversificano la narrazione e spiegano il successo, ottenuto con la determinazione e la freddezza, nonostante i problemi umani dei protagonisti. In fondo anche questa è storia che va spiegata e non sappiamo se fosse proprio così nei centri nevralgici: difficile credere che gestire la Bismarck spetti all’ultimo arrivato e che una segretaria venga presa sul serio (la storia ci informa che le segretarie salivano sulle scale delle grandi mappe per spostare i simboli mentre tutti erano interessati a vedere loro le gambe). Lo stile asciutto dei dialoghi di scuola anglosassone è esemplare, tanto che crederemmo di vedere una eccellente recitazione, ma è in parte merito della regia. Il confronto con i comandanti tedeschi vorrebbe trasmettere il messaggio della giusta causa, senza esagerare con la retorica. Certo bisogna considerare che il film è datato, comunque di parte e insiste su un grande risultato britannico, motivandolo con il contributo di ufficiali e segretarie negli uffici: come per spiegare che non hanno vinto per caso. Per comprendere la sfida, bisogna osservare che la prima e unica missione della Bismarck non nasceva dall’ambizione o presunzione germanica, ma dalla pressante esigenza di bloccare il traffico mercantile atlantico. Gli Inglesi mandarono le grandi navi a sbarrarle il passo e subirono una sconfitta al primo scontro. L’esplosione dello Hood fu “incredibile” (parola usata nel film). Non si dice che lo Hood, pur avendo calibri da corazzata, era in fondo un grosso incrociatore, varato nel 1918, ristrutturato, con una protezione orizzontale incapace di incassare i proiettili di un suo pari. Il preciso tiro tedesco si sommò alle deficienze della nave e non fu soltanto un colpo di fortuna. La mossa azzardata e il conseguente insuccesso servono nel film per magnificare la potenza dell’avversario, aumentando i meriti di non essersi scoraggiati e di averlo sconfitto. Bisognava replicare colpo su colpo e il titolo del film, anche in inglese, corrisponde al perentorio ordine di Churchill, sempre molto attento al significato politico e all’effetto sul morale. Vediamo veri biplani (come quelli dell’attacco a Taranto) azzoppare la più moderna e potente corazzata del mondo. Questo dovrebbe far riflettere che nel 1941 vecchie tecnologie con nuova mentalità decidevano la partita. Il bianco e nero del film risulta adatto alla guerra, consentendo di fondere filmati di repertorio, anche ripetuti, assieme con modellini ripresi al rallentatore: effetti speciali abbastanza diversi da quelli a cui siamo abituati oggi, eppure all’epoca erano adeguati. Bloccare il timone della Bismarck con un siluro fu davvero un colpo di fortuna, anche se aiutato dalla volontà di provarci più volte. Senza timone non si poteva scappare, nemmeno si poteva sparare in modo efficace e fu la fine. La rapida perdita del colossale investimento e dell’equipaggio avrebbe dimostrato che le navi da battaglia erano la soluzione meno conveniente rispetto a sommergibili e corsari. Volevamo parlare del film ma la Storia qui prende il sopravvento. Ora che la tecnologia lo permette, il relitto è stato trovato e visitato negli abissi, sappiamo che si rovesciò e che le torri dei cannoni si sfilarono dal ponte…il fascino della storia continua.
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