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Scrivici |Torpediniera Canopo - Nicola Scaringella - 3/5/1941
- Il proprio destino in guerra è legato a casualità imprevedibili. -
Mitraglieri a bordo della Canopo. Nicola Scaringella è il primo da sinistra (Collezione Scaringella).
Ringraziamo Luigi Scaringella per le immagini e il racconto che ci ha inviato. Ringraziamo inoltre Guido Alfano per alcune immagini della sua raccolta.
Affondamento della Canopo.
La Canopo, il 3 maggio 1941, giunta nel porto di Tripoli, al termine della sua prima missione di scorta a convogli con l’Africa Settentrionale, fu incendiata da bombe di aerei britannici e saltò in aria per lo scoppio della Santa Barbara”. (Le torpediniere italiane – Ufficio Storico della Marina Militare – Roma 1964).
La Regia Torpediniera Canopo. Un foglio di licenza con la firma del Comandante, Guido di Montezemolo, di cui parliamo più avanti (Collezione Scaringella).
Casualità che possono salvare la vita. O perderla.
Racconto di Luigi Scaringella, sulla base dei ricordi del padre, Nicola Scaringella (classe 1921), puntatore mitragliere, che si trovava a bordo della Canopo, il giorno dell’affondamento.
La torpediniera Canopo era appena tornata da una missione ed era destinata a Genova per manutenzione e riparazioni. Non era quindi previsto un suo utilizzo per la scorta di un convoglio, che trasportava carri armati e veicoli tedeschi per Tripoli. Al momento della partenza una delle quattro torpediniere prescelte accusò problemi ai motori e il comando decise quindi che era necessaria una unità sostitutiva. Il comandante della Canopo si offrì, anche se l'equipaggio mormorava che sulla nave da sostituire non ci fosse nessuna avaria ma si volesse soltanto evitare di fare da scorta. Così la Canopo partì per una missione da cui non sarebbe tornata.
Una volta raggiunta Tripoli, la torpediniera si trovava la sera nel porto, quando avvenne l’attacco aereo. Si trattò di un unico aereo, che girò a lungo sopra la nave. Il buio lo rendeva non visibile, e inutili furono i tentativi di localizzarlo, anche se il rumore denunciava la sua presenza. Mio padre suppone che l'incertezza prima di sganciare la bomba fosse dovuta al fatto che, oltre alle quattro torpediniere presenti che avevano scortato un convoglio, durante il giorno era ormeggiata una petroliera, giusto a fianco della Canopo. La sera, per motivi di sicurezza, la petroliera era uscita in rada. Forse il pilota inglese, istruito per colpire la "prima delle cinque sagome" si trovò di fronte uno scenario con sole quattro navi che non corrispondeva alle sue istruzioni. Scelse così al buio la "prima delle quattro sagome..." rimaste. Sganciò un'unica bomba che centrò la nave, presso il fumaiolo, fortunatamente per mio padre sul lato opposto alla sua mitragliera.
Per una serie di coincidenze mio padre non rimase vittima dell’attacco. Era stato promosso a sottocapo, ma a bordo non era arrivata la comunicazione. Incontrando a terra un commilitone dello stesso corso e visti i nuovi gradi, mio padre venne a sapere delle promozioni per il suo gruppo e lo fece presente , per questo, avanzato di grado, fu esonerato dal regolare servizio notturno alla mitragliera di prua, che era sempre allertata. Quando venne dato l'allarme per l’attacco aereo, mio padre raggiunse la mitragliera laterale ad integrare la difesa. La bomba uccise tutti gli inservienti alla mitragliera di prua e il puntatore di quella laterale sul lato opposto. Dunque il cambiamento di posto appena avvenuto gli salvò la vita.
La nave non esplose perché il comandante, mio padre ed un altro marinaio, scesero ad allagare la Santa Barbara. Mio padre poi, ferito ad una gamba, si gettò in acqua perché non era possibile scendere a terra, pur se la nave era ormeggiata di poppa, in quanto proprio da quella parte c'era il maggior incendio di nafta. Dopo qualche tempo un soldato tedesco, a bordo di una lancia di servizio, lo afferrò per la giubba e lo tirò su. Mio padre si risvegliò in ospedale, salvo.
Immagini del relitto affiorante, in porto a Tripoli (Collezione Guido Alfano).
Affondamenti in porto.
Un solo aereo, una sola bomba, e la Canopo venne distrutta. Può anche darsi che le bombe e gli attaccanti fossero più di uno, ma dalla Canopo, subito colpita e in fiamme, non possiamo aspettarci che fosse facile seguire l’evolversi dell’attacco.
In ogni caso si trattò di un’azione efficace, a colpo sicuro, condotta con pochi mezzi, come avvenne nel primo periodo di guerra, prima che il nemico dispiegasse le sue crescenti forze aeree.
L’oscurità impediva di avvistare e abbattere l’aereo , però non gli impediva affatto di colpire la nave: evidentemente il nemico era preparato agli attacchi notturni, più di quanto lo fossero le difese navali e della base.
In generale non poche navi furono affondate in porto, quando si pensava di aver superato i rischi della navigazione. Torpediniere e cacciatorpediniere furono chiamati sin dall’inizio del conflitto a impegnarsi nelle scorte per un ingente traffico di convogli, che non era stato previsto a quel livello. Tra un viaggio e l’altro sostavano (assieme ai mercantili) in porti affollati e con capacità limitate, dove queste unità perdevano la loro agilità, che era una importante caratteristica difensiva.
Negli attacchi diurni e notturni le armi antiaeree della base non sempre potevano contenere gli attacchi e anche le armi antiaeree di bordo non potevano garantire sempre la difesa propria della nave. A questo si aggiungano gli attacchi aerosiluranti, che si ritenevano impossibili nei bassi fondali (per l’affondamento iniziale del siluro), ma i britannici avevano risolto il problema, trovando così le navi indifese e senza reti di protezione.
La realtà operativa di guerra mise in evidenza i punti deboli con dolorose perdite prima di organizzare contromisure, che non sempre potevano essere adeguate alle esigenze.
In generale furono molte le unità che vennero perdute ferme in porto, nonostante sembrasse più pericoloso il loro impiego in navigazione di guerra.
I caccia Nembo, Ostro, Zeffiro furono subito affondati a Tobruk e il Pancaldo ad Agusta per attacchi aerosiluranti nel luglio 1940.
Il Borea venne affondato da una bomba in settembre a Bengasi.
Nel marzo 1941 venne aerosilurata la torpediniera Andromeda a Valona, in aprile la Acerbi distrutta da bombe a Massaua.
Nel novembre 1942 la Centauro a Bengasi.
Agli inizi del 1943 si perdeva il caccia Bersagliere a Palermo.
In marzo affondava in porto la torpediniera Monsone a Napoli, in aprile la Medici a Catania e il caccia Alpino a Spezia.
In maggio l’Antares e la Bassini a Livorno, in agosto la Pallade ancora a Napoli.
Dopo l’armistizio vennero distrutte in porto ancora diverse unità da guerra di ogni dimensione. Nel proseguimento della guerra i bombardamenti angloamericani divennero una frequente causa di perdita nelle aeree portuali, dove venivano distrutte anche le navi ai lavori , come avvenne per i caccia Geniere a Palermo e Freccia a Genova.
Oltre ai casi di perdita all’ormeggio, alla fonda, in bacino, in prossimità dei porti una nave poteva perdersi anche a causa delle mine o di attacchi di sommergibili, magari quando i compiti assegnati imponevano passaggi obbligati o basse velocità. Avevano importanza anche il logorio del servizio e i problemi meccanici, che riducevano prestazioni e affidabilità di queste navi, sempre insufficienti rispetto al fabbisogno, sempre sfruttate al massimo ed esposte ad ogni rischio.
La torpediniera Canopo è una delle 32 torpediniere della Classe Spica ed in particolare apparteneva alla seconda serie (Climene). Per maggiori informazioni si può consultare il nostro Database a partire dalla voce Canopo, dalla quale si accede anche alle altre unità. Inoltre si può leggere anche la pagina dedicata alla vicenda della Perseo dove si parla di queste navi.
Equipaggio della Torpediniera Canopo (Collezione Scaringella).
I Comandanti della Canopo.
Montezemolo, Comandante della Canopo trasferito sui sommergibili.
Come segnalato da Luigi Scaringella, in un documento della Canopo vediamo il nome del Comandante: T.V. Guido Montezemolo.
Salvo eventuali omonimie, potrebbe essere quindi Guido Lanza Cordero di Montezemolo, che divenne il Comandante del sommergibile Gemma, destinato ad operare in Egeo all'inizio del conflitto. Montezemolo aveva quindi chiesto di passare sui sommergibili, sui quali purtroppo avrebbe perso la vita (come Capitano di Corvetta).
Il sommergibile Gemma, alla sua quarta missione, il giorno 8 di ottobre 1940 (dopo nemmeno quattro mesi dall'inizio della guerra) venne affondato per errore dal sommergibile Tricheco alle 1.21 di notte, al largo di Kero Panagia (Isola di Scarpanto). Non vi furono superstiti.
L'errore fu causato da uno spostamento in una nuova zona da parte del Comando Marina dell'Egeo e il sommergibile Tricheco lo ritenne una unità nemica, in quanto non ne era stato informato, a causa della inadeguatezza del servizio radiotelegrafico (fonte USMM).
Casualità che fanno la differenza, come ci ha fatto notare Luigi. Montezemolo perse la vita, assieme ad altri 43 uomini, per un disgraziato caso di fuoco amico.
Del Pin, Comandante della Canopo al momento dell'affondamento.
Sempre grazie al sig.Scaringella, abbiamo notizie sull'ultimo Comandante della torpediniera Canopo.
Il Capitano di Corvetta Gino Del Pin, già direttore della scuola di tiro presso le scuole C.R.E.M. a Pola, prima della guerra, fu poi direttore di tiro a bordo del San Giorgio a Tobruk. Dopo l'autoaffondamento dell'Incrociatore, il 21 gennaio 1941, Del Pin assunse il comando della Canopo, in realtà per poco tempo visto che il 3 aprile dello stesso anno si verificava il bombardamento a Tripoli.
Passava poi al comando della Torpediniera Orsa, che sopravvisse alla guerra dopo essere stata bloccata in Spagna. Dopo il conflitto Del Pin assunse un qualche ruolo presso l'Arsenale di Venezia, quindi si congedò.
Il padre di Scaringella lo ricorda sempre, capace di coraggio e dedizione, nonostante i tanti rischi e difficoltà incontrati nel conflitto.
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