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Scrivici |Superstiti del Conte Rosso - Mario Busatti
- L'esperienza di un sopravvissuto -
Cartolina postale del Piroscafo Conte Rosso del Lloyd Triestino (Rizzoli & C. - Milano). Al momento dell'affondamento era dipinto in grigio a fini mimetici.
Ringraziamo il Signor Mario Busatti per aver narrato la sua testimonianza e il nipote Nunzio Zagaria, per avercela trasmessa.
Ringraziamo anche Emilio Della Notte per l'immagine di superstiti del Conte Rosso.
L'affondamento del Conte Rosso
Abbiamo ricevuto un'altra testimonianza di quella tragica notte del 24 maggio 1941, quando il transatlantico Conte Rosso navigava tra Italia e Libia, carico di truppe destinate al fronte africano. E' un altro frammento di storia che si unisce agli altri, già pubblicati su Trentoincina.
La testimonianza
Mi chiamo Mario Busatti, sono nato il 10 dicembre 1920 a Roma, dove ancora oggi abito insieme alla mia splendida famiglia. Nel corso della mia vita ho avuto momenti belli e momenti brutti, quest’ultimi legati soprattutto agli anni della guerra che hanno lasciato un segno indelebile nella mia memoria, come la perdita di mio fratello Busatti Romeo ucciso in guerra il 19 Novembre 1940 e decorato con la medaglia d’Argento al valor militare. Rivivendo ancora oggi i brutti momenti di quei giorni, vi voglio raccontare la mia vicenda, in un certo senso anche fortunata.
Nel lontano 21 maggio 1941 mi trovavo a Napoli con centinaia di altri commilitoni in attesa di essere imbarcato su una nave; fino ad allora avevo svolto il servizio militare nell’attuale caserma Albanese Ruffo Giuseppe di Roma, in via Tiburtina (tra via del Forte Tiburtino e via dei Carrarmati) con il grado di caporal maggiore del 4° reggimento carristi Roma, ” pilota di carro armato”.
Dopo due giorni di attesa arrivò nel porto di Napoli la nostra nave: un immenso transatlantico di 17.879 tonnellate, impressionante la sua lucentezza con i corrimano in acciaio lucidissimi marchiati "Liverpool Inghilterra", era il grande TRANSATLANTICO CONTE ROSSO così chiamato in onore di Amedeo VII di Savoia e Conte d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1383 al 1391. Costruito nel 1922 nei cantieri navali scozzesi William Beardmore & Co a Dalmuir nei pressi di Glasgow.
Arrivò finalmente il momento dell’imbarco; era il pomeriggio del 23 maggio 1941 quando ci fecero salire e, radunati a gruppi sul ponte principale, ci spiegarono come indossare il giubbotto di salvataggio e il comportamento da adottare in caso di pericolo. Per passare la notte ci sistemammo nelle stive del transatlantico dove ci venne a fare visita il nostro Tenente Tortora, per vedere come ci eravamo sistemati, dicendoci che era diretto in infermeria per fare visita ad un nostro compagno che si sentiva poco bene.
Nella tarda serata del 23 maggio 1941 partimmo da Napoli destinazione Tripoli – Libia Africa.
Erano circa le ore 20.40 del 24 maggio 1941, avevamo appena passato lo stretto di Sicilia e riposavamo a terra su piccoli materassi, ero accanto al mio amico Romeo quando ad un tratto sentimmo una forte esplosione seguita da un rumore rullante che ancora oggi ricordo perfettamente, fummo colpiti dal sommergibile HMS Upholder, comandato da David Wanklyn.
Balzai dal mio giaciglio di qualche metro, dopo pochi istanti ci fu una seconda esplosione; nel panico dissi al mio amico di cercare riparo da qualche altra parte, ma lui contrariamente mi disse di restare calmo e aspettare, ma io capii subito che dovevo cercare riparo e uscii dalle stive per andare sul ponte cercando di capire cosa era successo.
Arrivai sul ponte e vidi il personale di bordo che, con le apposite asce, sganciava le scialuppe di salvataggio; vidi la nave che in pochi istanti si inclinò su un fianco e mi aggrappai con forza ad un corrimano. Pieno di sconforto cercavo di riacquistare un po’ di lucidità quando venni colpito alle gambe da una persona scivolata dalla parte opposta a me, il colpo mi fece perdere tutte le forze e in un batter d’occhio mi trovai in acqua.
Dopo pochi minuti il grande transatlantico si inabissò, dritto, senza fortunatamente creare il mulinello di risucchio.
In quel momento vidi al mio fianco un grande corpo arrotondato che in un primo momento cercavo di allontanare pensando fosse una bomba o chissà cosa, poi mi accorsi che era un pezzo di scialuppa colpita dalle esplosioni, pensai che forse era il segno della mia salvezza e mi ci aggrappai con le poche forze che mi erano rimaste. Mentre cercavo di salirci sopra, un chiodo ancora ben appuntito si infilò nel piede destro e proprio grazie a quel chiodo rimasi ben aggrappato senza scivolare.
Rimasi così per lungo tempo, erano momenti indescrivibili: udivo grida di aiuto che pian piano tacevano, persone che affogavano esauste dal dolore e dalla spossatezza e intorno a noi soltanto le bombe che i cacciatorpediniere (Corazziere e Lanciere) lanciavano per cercare di colpire il sommergibile britannico, autore dell’attacco alla nostra nave, e nello stesso tempo illuminavano il mare per evitare di colpire i numerosi naufraghi caduti in acqua.
Dopo ore interminabili di silenzio, sotto il sole cocente del mattino seguente fui salvato da un cacciatorpediniere e fui portato all’ospedale di Napoli per essere curato.
Ancora oggi rabbrividisco pensando a tutto questo e raccontandolo ai miei nipoti. Proprio uno di questi mi ha fatto notare la presenza del sito dedicato al Conte Rosso e in sua collaborazione ho scritto questo memoriale.
Mario Busatti
Altri superstiti del Conte Rosso. La crocetta indica Franco Della Notte (l'immagine è stata gentilmente fornita dal figlio).
La descrizione dell'affondamento si trova nella pagina dedicata al Conte Rosso, e nel capitolo relativo agli Attacchi notturni.
Continua...
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