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Scrivici |Malta
- L'isola al centro di Mezzo Giugno 1942 -
Mappa dell'isola con i principali obiettivi (gli aeroporti) -
1 Aeroporto di Hal Far, 2 Aeroporto di Gadia,
3 Aeroporto di Luca,
4 Aeroporto di Krendi, 5 Aeroporto di Ta Venezia,
6 ampia pista di decollo,
7 piste di sosta,
8 La Valletta,
9 Marsa Scirocco. Rivista di propaganda nazista Signal - Luglio 1942 num.II
Malta nella guerra del Mediterraneo
Al momento della dichiarazione di guerra dell’Italia, nel giugno 1940, si riteneva da parte britannica che uno dei primi obiettivi ad essere attaccato sarebbe stato l’isola di Malta, per la sua posizione strategica che si poneva tra la Sicilia e la Libia, italiana. L’isola non era in condizione di essere difesa efficacemente se vi fosse stato un tentativo d’invasione, e non si pensava di poterla rafforzare a sufficienza. Anzi, appariva poco conveniente portarvi uomini e mezzi con la prospettiva di perderli. In realtà la dichiarazione di guerra non era stata accompagnata da una preparazione militare da parte italiana, per cui l’invasione era solo una ipotesi tutta da studiare e organizzare, e le Forze Armate chiesero tempo per l’operazione. I Britannici, vedendo che l’isola non era immediatamente minacciata, decisero di utilizzarla come base per contrastare il traffico italiano. Da lì partirono molte azioni di incrociatori leggeri, sommergibili, aerosiluranti, che colpirono duramente la nostra Marina mercantile e militare con limitato dispendio di forze. Fu dunque necessario per l’Italia reprimere continuamente l’attività di Malta con l’arma aerea, anche con il successivo aiuto tedesco. L’isola subì numerosi e incessanti bombardamenti, ma anche la Regia Aeronautica si logorò in quel continuo attacco alle difese della roccaforte, senza conseguire risultati permanenti. Dopo due anni, nell’estate 1942, l’ operazione “C3” per l’invasione di Malta sembrava ormai prossima e le truppe erano addestrate. Ma il mutamento degli eventi e delle strategie, con l’impegno richiesto dal fronte orientale, fecero mancare l’indispensabile appoggio tedesco. Così l’impresa fu rinviata per sempre. L’anno dopo, perduta la Battaglia d’Africa, sarebbe stata la Sicilia ad essere invasa.
Visita la Galleria di immagini di Malta
L'isola di Malta in una carta francese del 1740
Malta nella Storia
Malta è il nome della più grande delle isole maltesi, che comprendono anche Gozo, Comino, Cominotto, Fifla ed altri isolotti. La posizione centrale nel mediterraneo, equidistante dall'Africa e dall'Italia, ha sempre reso queste isole strategicamente importanti ed abitate sin dalle epoche più remote. Le tracce megalitiche ci riportano al tremila avanti Cristo e sembra che Gozo fosse la mitica isola di Calipso dell'Odissea. Nella realtà Fenici, Greci, Cartaginesi, e poi i Romani alternarono le loro influenze o dominazioni sulle isole. Qui forse approdò il naufrago San Paolo apostolo. Alla presenza bizantina seguì quella araba, successivamente sopraffatta dai Normanni della vicina Sicilia. Nel milleduecento è la volta della dominazione francese degli Angiò. La rivolta dei Vespri siciliani nel 1282 segna il passaggio al periodo Aragonese e poi anche Castigliano fino al cinquecento. Durante questa fase si sviluppa la nobiltà maltese (1350) e l'assegnazione del territorio a tiranni feudali, con frequenti rivolte. Nel 1530 Malta diviene possedimento degli Ospitalieri di S.Giovanni di Gerusalemme, i famosi Cavalieri di Malta. Le isole rimangono comunque sempre il bersaglio della pirateria e dei tentativi arabi di conquista. Nel 1535 avviene il Grande Assedio da parte dei Turchi che si risolve in una vittoria dei Cavalieri, e nella successiva fondazione della città di La Valletta, dal nome del Gran Maestro La Vallette, eroe della difesa. Pochi anni dopo la vicina vittoria navale di Lepanto contro i Turchi mostra la possibilità di contrastare efficacemente l'aggressione musulmana. Nei due secoli seguenti i Cavalieri mantengono la dominazione di Malta che si sviluppa sempre più, con l'Università e l'Ospedale, anche se la loro posizione si indebolisce e la popolazione sente il peso della loro presenza. Alla prevalenza spagnola subentra quella francese, alla fine del seicento. La situazione statica di Malta viene interrotta a sorpresa nel 1798 da Napoleone che , durante la spedizione in Egitto, conquista Malta ed espelle i Cavalieri. Ma l'isola si ribella ai Francesi che vengono a trovarsi sotto assedio. Già nel 1800 la Gran Bretagna prende possesso di Malta nel nome del Re delle Due Sicilie, e i Francesi si arrendono. Dopo la fine del periodo napoleonico le isole rimangono controllate dai Britannici, troppo interessati al loro valore strategico. Nel corso dell'ottocento Malta si sviluppa con un governo che rimane sotto la tutela britannica. Dopo la Prima Guerra Mondiale il primo parlamento maltese inizia i suoi lavori e si afferma la voglia di indipendenza. L'Italia fascista fa sentire la sua influenza attraverso le forze politiche delle isole, e la Gran Bretagna è costretta a limitare l'autonomia maltese. Con l'inizio delle ostilità nel 1940, Malta subisce il primo di una lunga serie di bombardamenti da parte delle forze dell'Asse. Il 1943 conclude questo periodo di sofferenze con la Flotta Italiana che si consegna nella rada di Malta secondo le clausole dell'armistizio. Nei vent'anni successivi Malta prosegue il percorso di affermazione dell'indipendenza fino a divenire nel 1964 una nazione sovrana e facente parte del Commonwealth. La storia fino ai giorni nostri è complessa e caratterizzata dall'importanza di isole equidistanti tra Est e Ovest, che con il nuovo millennio decidono di entrare a far parte della Comunità Europea.
Un bimotore tedesco Ju 88 nel cielo di Malta -
Rivista Signal - Aprile 1941 num.II
La conquista di Malta era veramente determinante?
All'epoca e nel dopoguerra molti attribuivano grande importanza militare alla presenza della roccaforte al centro dei traffici mercantili del Mediterraneo. Anche istintivamente era logico pensarlo. Tuttavia, a maggiore distanza dagli eventi e basandosi sui fatti, si rileva che il flusso mercantile italiano non venne mai interrotto, anche se pesantemente colpito dalle forze presenti a Malta (in grado di operare quando il martellamento dell'isola lasciasse delle pause). Si scopre in realtà che un elevato numero di convogli italiani giungeva comunque a destinazione. Vi fu l'affondamento mirato di vettori che trasportavano carburante direttamente destinato alle operazioni corazzate di Rommel e alle forze aeree, in momenti particolarmente critici, ma il vero problema evidenziato dalla contabilità dettagliata era che dall'Italia partiva troppo poco e frazionato in tanti viaggi. Inoltre la logistica lasciava a desiderare, ad esempio negli appuntamenti tra merci e partenze, oppure nei ritardi dello scarico in porto, che esponevano ad attacchi e potevano comportare la perdita a traversata ormai conclusa. La situazione era dunque condizionata da una generale carenza di risorse e attrezzature sia all'origine, sia sul territorio africano, non prevenuta quando era possibile farlo (prima dell'inizio delle ostilità) e difficile da attuare con il successivo dominio dell'aria da parte del nemico. La conquista della base britannica, certo costosa da conseguire, non avrebbe evitato alle navi italiane successivi attacchi e perdite. La lotta tendeva ad essere influenzata sempre più dal volume dei mezzi impiegati e dalle capacità di rifornimento, non dal solo possesso di posizioni strategicamente importanti come Malta. Lo spostamento per centinaia di chilometri del fronte a ovest (crollo italiano), poi a est(offensiva di Rommel) , poi ancora a ovest (offensiva di Montgomery), cambiò in continuazione le rotte delle navi italiane a causa dei porti disponibili sulla costa africana, sempre inadeguati. Lo spostamento ad ovest poneva sotto il raggio dell'aviazione maltese ma soprattutto restringeva l'ampiezza di ricerca e individuazione, per la casistica limitata delle rotte, facilitando i successi inglesi. D'altra parte l'aprirsi di opportunità con lo spostamento ad est, allungava i percorsi dall'Italia e faceva correre rischi più prolungati, portando sotto il raggio d'azione britannica dall'Egitto. In entrambi i casi Malta era solo una delle componenti ma non l'unica determinante. Le cifre mostrano una correlazione con quanto descritto, più che con gli alti e bassi dell'attività aggressiva dall'isola. Anche avendo Malta, per noi la situazione sarebbe divenuta difficile e sfavorevole comunque. Non si parla quasi mai dell'importanza che avrebbe avuto la più fattibile conquista della vicinissima Tunisia orientale francese, il più breve e sicuro dei percorsi, sollecitato da Mussolini ma impedito da Hitler (che perseguiva una strategia occidentale accomodante con la Francia, tutta finalizzata alla conquista dell'est russo). Invece fu proprio in Algeria, vicino alla Tunisia, che avvenne l'invasione angloamericana, scarsamente contrastata, che avrebbe poi determinato la fine del conflitto africano.
Un commento da Malta
Da Malta ci scrivono quanto segue (libera sintesi in italiano - vedi testo in inglese - see english text below):
Prima della guerra vi erano forti legami e buoni rapporti con l'Italia. Negli anni venti e trenta le scuole Umberto I e Balilla avevano curato l'educazione di circa 2000 ragazzi Maltesi, anche delle classi meno abbienti. Le lezioni venivano condotte da buoni insegnanti provenienti dall'Italia. Il governo delle isole, regolarmente eletto, ma non con suffragio universale (quindi rappresentante solo delle classi più agiate), era fortemente favorevole all'Italia e da questa riceveva appoggio. Per questo il Governatore Britannico fu costretto ad abolirlo (all'approssimarsi del conflitto) . A Malta si vedeva abitualmente la Flotta Britannica ed anche quella Italiana: si sapeva che la superiorità della prima stava nella potenza ma anche nell'esperienza. I pochi fascisti presenti a Malta sostenevano che non sarebbe mai stata bombardata se non con i "perlini", dolci di Carnevale, e fiori. Questa situazione favorevole all'Italia terminò con la guerra e con i bombardamenti che fecero infuriare la popolazione. Grazie alla roccia facilmente scavabile nella parte sud dell'isola, la popolazione poté trovare rifugio in centinaia di tunnel sotterranei, vivendo in queste condizioni per circa tre anni. La prospettata invasione dell'isola avrebbe dovuto confrontarsi con la natura del terreno, preclusa agli alianti per i numerosi muretti a secco, ma anche con il coraggio degli abitanti che in alcuni casi sono molto combattivi e passionali, come nei villaggi di Zejitun e Gharghur, che avrebbero dovuto essere proprio nella zona dell'invasione. Sembra che lo spionaggio italiano non fosse informato sugli ostacoli che avrebbero incontrato. Gli eventi della guerra allontanarono la popolazione Maltese dall'uso dell'Italiano e la spinsero verso la lingua Maltese, di origine araba, che sostituì l'Italiano. Tutti i nomi, dalle strade ai pescherecci, dalle pubblicazioni alle cartoline, passarono al Maltese e all'Inglese e le nuove generazioni continuarono su questa strada. L'Italiano ancora oggi è una terza lingua distinta a Malta, ma la guerra tagliò il cordone ombelicale che legava Malta all'Italia dall'undicesimo secolo. Si sottolinea la diversità di Malta come una realtà a sé stante. Malta chiese l'indipendenza nel 1960 e non poteva ricevere aiuti americani per la ricostruzione, essendo protettorato Britannico. Non ricevendo aiuti Britannici sostanziali, l'ironia è che proprio quelli che persero la guerra (gli Italiani) furono invece aiutati dall'America. I Maltesi sono molto orgogliosi della propria storia e dei propri padri che continuarono a combattere nonostante avessero il nemico a soli 5 minuti di volo, dagli aeroporti di Gela e Licata, in Sicilia.
Testo originale in inglese:
“Hello,
I have read the pages dedicated to Malta in your webpage. Apparently the intelligence that the Italians had gathered about Malta before the war failed to gauge one important aspect, amongst others. This was the courage of the people of Malta to fight back against the Fascist and Nazi attacks. Malta people are very attached to their small islands and are very proud of its old history. Before the war we had an elected government that was very much pro-Italian, this being since only voters of certain social status could vote and there was no universal suffrage. The British Governor abolished this government since it was receiving aid from Italy. The few fascists in Malta before the war used to say that Italians would never bomb our baroque cities and churches, except with 'perlini', sweets eaten in Carnival, and flowers.
On the 11th of June this all came to an end. The British were very cautious with whom the people would side. Maybe, if the Italians hadn't bombed Malta, it would not have infuriated the people against Italy so much. In the 1920s and 1930s the Umberto Primo schools and the Balilla were sponsoring the education of about 2,000 Maltese boys and this included those from the lower classes. Amongst the best Italian scholars came to Malta to give lectures about our common historical past. But the bombardment of Malta ended harming Italy much more than Malta. Why? I shall explain further on.
Another factor that was not realised by the Italian pre-war espionage was that the rock in the southern part of the island was of globerina limestone, easy to excavate and therefore hundreds of underground tunnels were dug. Many people in Malta ended spending around 3 years living underground during the war.
Maltese people were used of seeing the British fleet, and even the Italian one for the matter, and knew that the Royal Navy was a superior fighting force, not for the armament but also for the experience in naval combat.
Had Rommel not won many battles in North Africa and Operation Ercole brought into action so many Italians would have died in the invasion attempt. Gliders were out of the question since we do not have large open fields but small fields surrounded by drystone walls. The few open spaces were defended by concrete blockhouses. The chosen villages to start the invasion, including Zejtun and Gharghur are reputed to have the most courageous and hot-blooded people on Malta. There would have been very heavy street fighting and terrible loss of life. I dread to say what happened to enemy pilots shot down over Malta.
The assaults on Malta distanced our country from Italy and our language, derived from Arabic, replaced Italian. Street names, publications, holy pictures, fishing boats et cetera all switched to Maltese and English and the post war generation continued on that pattern, where even today Italian is a distant third language of Malta. A pity but understandable at the time. Nevertheless, the historical truth was at least out that we were a distinct nation, albeit our small geographical reality. The war helped cut the umbilical cord with Italy that goes back to the 11th century.
Malta requested independence in the 1960s from Britain because we could not get Marshall Aid from the Americans, since we were a British protectorate, and the British aid for war damage and reconstruction was limited and indeed a disappointment. Ironically, those who lost the war, did get financial assistance from the U.S.
Yes, sure, we remain very proud of how our fathers continued fighting despite having the enemy only 5 minutes flying time away in Gela and Licata.
Best Regards"
Ringraziamo per l’interessante contributo.
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