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Scrivici |I marinai del Città di Palermo - Alfonso Esposito
- La storia di un marinaio disperso nel naufragio della motonave -
Alfonso Esposito
Ringraziamo Vera Esposito per aver raccontato la storia del nonno e per aver consentito la pubblicazione del materiale che ci ha inviato.
Alfonso Esposito, ultimo di 4 figli, rimase orfano a soli tre anni per cui non aveva alcun ricordo di suo padre. Lavorava presso la Società di Navigazione Tirrenia, con la mansione di operaio motorista. Durante la Seconda Guerra Mondiale le navi della Tirrenia furono militarizzate. Di lui rimangono poche foto, tra cui l’ultima che si fece, forse prima di partire da Brindisi per Cefalonia. Il 5 gennaio 1942 era a bordo della motonave Città di Palermo che fu silurata tra Brindisi e Patrasso dal sottomarino britannico Proteus al largo di Cefalonia.
Certamente vi furono dei superstiti, tra cui dei concittadini di Alfonso che, dopo un po’, riuscirono a rientrare in Italia e a tornare dalle loro famiglie. Il nome di altre due persone che, sfortunatamente, perirono in quell’incidente sono Giovanni Contestabili e Arturo De Micheli. Alfonso Esposito invece risultò disperso e dopo 10 anni, come prassi, fu dichiarato “presumibilmente morto”. In realtà ciò che venne riferito alla famiglia dai colleghi e amici scampati alla morte, fu diverso. Alfonso sarebbe scampato insieme a loro all’incidente, ma nella fuga inciampò e si ferì alla testa. Si misero in salvo su di un relitto galleggiante e quando furono a pochi metri dalla riva tutti decisero di raggiungere al più presto la terraferma a nuoto, tranne Alfonso che rimase da solo su questo relitto (probabilmente non se la sentiva perché era ferito o confuso). Da lì non si sono più avute notizie certe. Disperso? Ucciso? Fatto prigioniero? Incognite. I colleghi di Alfonso Esposito rientrarono in Italia e fecero visita alla famiglia con la convinzione di trovarlo lì. Inutile dire che restarono increduli alla notizia che era disperso; per anni hanno creduto che prima o poi sarebbe ritornato perché di sicuro per loro “non era morto in quell’incidente”. Questa storia ha preso più colore negli anni a venire quando altre persone della famiglia hanno raccontato di averlo visto in più occasioni a Napoli. In altre parole ci può essere stata una ben che minima possibilità che fosse stato sì disperso, ma non necessariamente morto in quel frangente. Il che spiegherebbe semplicemente tante cose. Potrebbe essere stato tratto in salvo da qualche nave alleata e magari la ferita che aveva al capo potrebbe avergli provocato una perdita di memoria o il coma, insomma qualcosa che lo avrebbe tenuto lontano per un po’ di tempo. Oppure, potrebbe essere stato fatto prigioniero e spedito chissà dove. Sarebbe importante poter avere qualche elemento in più di quella nave, di quell’equipaggio, della destinazione, della partenza, del relitto.
“Le uniche cose che di lui ci sono rimaste sono il suo certificato di presunta morte, rilasciato 20 anni dopo dal Comune di Torre del Greco (dove abitavano all’epoca) e poche foto, in particolare l’ultima che si fece prima di partire (presumibilmente) per Cefalonia da Brindisi...
... con questo racconto sospeso tra realtà e leggenda, di un uomo che solcò i mari e non vi fece più ritorno lasciando 4 figli ed una moglie che, oltre al dramma di averlo perso, avrebbero vissuto per sempre anche il dramma di non avere di lui alcuna certezza o almeno una tomba su cui piangere. L’amarezza più grande è che storie più o meno come queste si ripeteranno sempre in ogni luogo e in ogni tempo.
Nei modi in cui mi sarà possibile reperire informazioni cercherò di lui perché almeno nelle mie ricerche possa non spegnersi mai il ricordo di un uomo la cui la vita è stata strappata dalla guerra ed, insieme ad essa, cancellata di lui ogni traccia."
Vera Esposito
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