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Scrivici |Gli anni Trenta - II
- Oggetti di tutti i giorni nel 1930 -
Nel Grande Magazzino si trova di tutto, anche gli oggetti di uso comune e quelli introvabili. Radio e giradischi a manovella portano parole e musica nelle case, apertura sulle notizie del mondo e riproduzione delle musiche preferite. Profumi, oggetti da regalo, curiosità. Per radersi l’armamentario era abbastanza diverso da oggi, tra pennelli e pericolosi rasoi che venivano affiancati da lametta e il rasoio di sicurezza, pure loro tramontati.
Gli attrezzi da cucina non ci sembrano strani e potremmo cucinare come oggi, dotati anche di pentola a pressione, ma scopriamo che dovremmo farlo sulla cucina economica, alimentata a carbone e anche a gas. Come pure l’assortimento di stufe testimonia il modo prevalente di riscaldarsi. Il petrolio e l’elettricità non si sprecavano, comunque si vendevano i primi ferri da stiro elettrici accanto a quelli massicci (che andavano scaldati sulla stufa). Non vediamo frigoriferi perché prevaleva la ghiacciaia, che isolava soltanto e questo imponeva un costante rapporto con alimentari e mercati, per avere i cibi freschi. Certo si doveva lavorare tanto, dagli attrezzi per tostare e macinare il caffè, ai mille utensili che sono rimasti nei nostri cassetti, ereditati da genitori e nonni. Il mondo si è trasformato nel frattempo, più disinvolto nel gettare via e meno attento negli sprechi. Nessuno cercherebbe oggi liscivatrice, portacarbone, scaldiglia, zangola, fornello a spirito, coramella, listini di ricambio per camicie, davanti inamidato, campanello per il cameriere, e tante altre vittime dei cambiamenti di costume, ma in fondo gli oggetti rimasti sono la maggioranza, fondamentalmente uguali, come il cavatappi o l’affetta-tartufi, le posate e le tovaglie. Anche gli orologi da polso, in competizione con quelli da tasca, appaiono accettabili per il gusto di oggi. Nei giocattoli notiamo subito le automobiline uguali a quelle che andavano per le strade, ma non deve sfuggire la semplicità degli oggetti quando i bambini giocavano soprattutto con l’immaginazione senza costosi aiuti.
La maggior parte delle cose in mostra nel catalogo sono di produzione nazionale o locale, venivano prodotte non lontane dalle città dove venivano consumate, in modo diametralmente opposto a come avviene oggi. Qualche sfizio o rarità poteva provenire da lontano, tra l’esotico e il raffinato, costosa abitudine per qualche benestante o rara follia per altri.
Elaborazioni grafiche su immagini estratte dalle pagine del Catalogo 1929-1930 de La Rinascente – Milano. Grafica firmata: A.V.
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