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Scrivici |Viaggiare non sarà più come allora
- Viaggiatori di ieri e di oggi -
Fotografia inedita del Conte di Savoia (Collezione Caligaris)
Non sarà più come allora.
Troppe cose sono cambiate, il mondo, la gente, lo stile. Il viaggio è divenuto un fastidioso passaggio, un male necessario da minimizzare. Meglio l’aereo per non perdere giorni di vacanza o di lavoro. Così ci si trova a destinazione con il corpo e la mente che non sono nemmeno partiti. Meglio: ci si sente come a casa, anzi si telefona a qualcuno. Dove sei? Come se avesse importanza. No. Salpare è proprio un’altra cosa.
Ma oggi salire su una nave non è più come una volta, dal traghetto che ti trasloca con l’auto al seguito, alla nave che vuole farti divertire girando intorno. Invece una volta necessità e piacere erano fusi insieme, potevi abbandonarti e stare bene senza sensi di colpa. Visto che lo dovevi fare, tanto valeva farlo bene. Infinitamente lontano dalla mentalità di oggi dove si preferiscono trasferimenti sofferti purché brevi a viaggi lunghi e piacevoli.
Ti rilassavi perché dovevi farlo e ci volevano tot giorni. Nessuno pensava a farti viaggiare per niente e nemmeno a liberarsi di te prima possibile. Chi doveva viaggiare incontrava chi si divertiva a viaggiare, però avevano tempo per conoscersi e scegliersi, non erano mica obbligati a parlare al vicino di posto in business class. Era come stare a lungo in una piccola città selezionata dove avevi qualcosa da dire a tutti e occasioni per farlo, quel tanto di complicità e la scusa di non avere niente da fare. Non è come trovarsi su un torpedone volante dove paghi anche lo spazio per stendere le gambe.
Potevi scegliere se startene da solo o in piacevole compagnia, senza annusare le ascelle di uno sconosciuto. Potevi cambiarti d’abito, adattandoti al fresco vento dell’oceano, con il bavero alzato della giacca, come si fece ritrarre Cary Grant sul Conte di Savoia.
Non c’è altrettanto stile nei jet e nei treni superveloci. Le sigarette facevano male ma duravano poco, consumate dal vento. Potevi anche andare al coperto, ad ammirare il salone barocco o liberty che certo era unico e non prestampato in serie. Non desideravi essere un nano quando cenavi, perché un vero cameriere ti serviva vere ricette da chef, in veri piatti di ceramica, con vere posate, che non avresti mai fregato. Lo stile ti veniva naturale perché c’eri dentro.
Anche dire una cosa banale, come “vado nella mia cabina”, non ha paragoni odierni, nessun altro equilibrio di naturalezza, eleganza, esclusività, concisione (che lascia intendere tutto). Certo qualche volta “ballavi”, forse più che altrove, ma il temporaneo malessere creava solidarietà e poi sollievo condiviso, lo stato d’animo adatto perché sbocciasse qualcosa di promettente.
Alla fine del viaggio eri triste quando sbarcavi. Anche il viaggiatore di oggi è triste, ma per le sofferenze che lo aspettano prima di arrivare a destinazione.
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