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Scrivici |Marinai del San Marco - Guido Corrò - VI
- In Tunisia -
Lettera in cui si comunica che Guido Corrò è disperso, anche se si attendono notizie più precise. In questo caso per fortuna si trattava di prigionia. Tuttavia fa riflettere il formato di questa lettera standard con lo spazio in bianco su cui riportare il nome, perché purtroppo fu destinata a tante famiglie nel corso del conflitto.
Ringraziamo il Signor Paolo Corrò per il suo prezioso contributo di immagini e testimonianze
Breve sintesi dal Diario di guerra del fante Guido Corrò
A Livorno il battaglione viene fatto imbarcare per la Corsica dove giunge a Bastia con navigazione tranquilla, scortato dall’incrociatore Bari. Poi si riparte per Cagliari, da cui salpa per l’Africa a bordo dei caccia Corsaro e Gioberti. Giunge in Tunisia a Biserta il giorno 22 novembre 1942. Si alternano marce e attendamenti resi inutili da continui spostamenti. Sotto la pioggia, passano ben cinque giorni prima di avere un pasto caldo. Tra maltempo e pause (libera uscita a Biserta) si arriva al Natale dove riceve l’ordine di dirigersi verso Tunisi in camion e poi verso Susah su treno con carri bestiame. Appena dopo capodanno viaggio con il comandante su una 1100 fino a Biserta al comando di Reggimento per ottenere autocarrette, materiale sanitario, radiotelegrafico, viveri. Una doccia dopo molte settimane, poi il ritorno. Bombardamenti. Attacchi assieme alle altre forze, dovendo poi ritirarsi per evitare accerchiamenti. Vengono catturati dei prigionieri francesi “degaullisti”. Narra questo episodio: “i prigionieri vennero condotti vicino a una piccola cambusa di linea, che distava dal fronte circa 2 km e mezzo. Il comandante diede ordine di dargli da mangiare, la scorta dei viveri però non era sufficiente per tutti, perciò parecchi dovevano rimanere senza cibo; il comandante disse: - distribuite fin che avete, chi rimarrà senza, vuol dire che dovrà tirare la cinghia.- Tutti quei marinai del San Marco che erano lì presenti, spontaneamente levarono dal loro tascapane le scatolette e le gallette e le dettero a coloro che erano rimasti senza, così si poté sfamare quegli individui (che sino a poche ore prima avevano combattuto contro). Quelle bande irregolari, gente crudele, gente piena d'odio e di vendetta, vedendo quell'atto così nobile, quell'atto così spontaneo, con le lacrime agli occhi non trovarono parole per ringraziare.” Il 25 febbraio avviene un attacco di carri armati americani, che vengono contrastati con le batterie, chiedendo supporto aereo. Intervengono dodici Stukas in picchiata ( mediamente effettuano almeno due centri su tre) che costringono alla ritirata i carri. Il 10 aprile 1943 un forte attacco con dispiegamento notevole di mezzi costringe al ripiegamento. Ci si sposta da Susah a Kairouan e Zaghouan, verso Eufidevil per predisporre una linea di resistenza. Gli spostamenti sono fatti a piedi, non essendoci posto sui veicoli. Si tratta in totale di 140 km a piedi. Solo qualche breve tratto su veicoli. Il Battaglione è ora attestato a Point du Sfax con il materiale a Zaghouan. Controllo del personale, Prigionieri 180, 45 dispersi di cui 24 rientrano nei giorni successivi, 2 morti e 10 feriti. Mitragliamenti, bombe, spezzonamento sui centri e sulle linee di comunicazione. Ordine di ritirarsi a Mehtline (Biserta) mentre il Battaglione si attesta a Mateur, ultimo baluardo, ma anche lì riceverà l’ordine di arretrare a Mehtline. Il 7 maggio si riceve l’ordine di arrendersi. Corrò riceve il giorno dopo l’ordine di bruciare i documenti, compreso il suo diario (lo ricostruirà a memoria). Incendi e scoppi di materiali che vengono distrutti per non lasciarli al nemico. Il 9 maggio il Reggimento San Marco, compatto e inquadrato agli ordini del Capitano di Vascello Biglieri, attende che giungano gli americani.
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