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Scrivici |Il salvataggio di un trasvolatore atlantico nel 1931
- Il Pancaldo assiste un idrovolante S-55 in avaria -
Gli esploratori italiani a Pernambuco. In basso l'esploratore Leone Pancaldo. Antonio Miccoli imbarcato sul Pancaldo, destinato all'assistenza dell'impresa atlantica.
Ringraziamo Marino Miccoli per le immagini gentilmente fornite dall'album di famiglia.
La Regia Marina e la I° Crociera Atlantica.
Marino Miccoli, che ci aveva già mandato alcune immagini degli Esploratori Italiani, ci scrive:
Gennaio 1931: la Bandiera della Regia Marina sventola al vento del Pernambuco.
Correva l’anno 1931, esattamente i primi giorni del mese di gennaio, quando la flottiglia dei Regi Esploratori della Marina Italiana attraccava sulle coste del Pernambuco, stupenda regione del Brasile Nord-Orientale. Il Tricolore sventola a poppa delle navi italiane che, dopo una lunga e difficile crociera oceanica, hanno fornito appoggio, assistenza e soccorso agli idrovolanti delle squadriglie di Italo Balbo che hanno appena compiuto la prima trasvolata atlantica in formazione.
Adesso i marinai possono usufruire finalmente di un po’ di riposo e potranno anche uscire “in franchigia” per qualche momento di meritato svago dopo i lunghi giorni di navigazione.
Le loro navi riposano agli ormeggi delle calme e sicure acque del porto Sud- Americano…
Gli equipaggi sono contenti, soddisfatti e fieri per la riuscita della loro importante missione. Soprattutto a bordo del R.E. “Leone Pancaldo” i marinai esultano perché hanno un duplice motivo; non solo hanno compiuto senza grandi problemi la traversata oceanica ma sono anche riusciti a salvare l’equipaggio di uno degli aerei di Italo Balbo.
Si tratta dell’idrovolante I-DONA del comandante Renato Donadelli che per un’avaria era stato costretto ad ammarare pericolosamente nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico.
Foto storiche. L'idrovolante I-DONA in avaria nell'oceano. Una lancia lo ha raggiunto per fornire assistenza. Tecnici presso i motori. Le annotazioni di Antonio Miccoli sul retro delle foto.
I° Crociera Atlantica, aerei ma anche navi.
La Prima Crociera Atlantica iniziò da Orbetello il 17 dicembre 1930. Vi parteciparono 14 idrovolanti S.55 A, comandati dal generale Italo Balbo: ne partirono da Orbetello 11 a cui se ne aggiunsero 3 in Africa. Erano quattro squadriglie di tre velivoli, più due di riserva; le squadriglie erano identificate da un colore con una banda sull’ala (Nera di Balbo, Bianca, Rossa, Verde). Le prime tappe furono a Cartagena, e poi sulla costa occidentale dell’Africa a Kenitra, Villa Cisneros, Bolama. Da qui avvenne il decollo per la traversata dell’Atlantico il 6 gennaio 1931 alle 1.30 del mattino (per arrivare a destinazione prima del tramonto). Un decollo difficile con il massimo carico di carburante (fattore di rischio); purtroppo in questa partenza caddero gli idrovolanti I-BOER con la perdita dell’intero equipaggio e I-RECA con una vittima. Un altro fu costretto ad ammarare e ripartire, seguendo in ritardo la formazione. Durante la traversata l’idrovolante I-BIAS ammarò nell’oceano e fu soccorso dall’Esploratore Pessagno, ma non potè riprendere il volo. Anche l’aerosilurante I-DONA dovette ammarare e fu assistito dagli Esploratori Pancaldo e Da Noli, incluso il rimorchio: riprese poi il volo. Gli altri dieci S.55 arrivarono a Porto Natal in Brasile alle 19.30 del 6 gennaio, dopo 3.000 km. Tappa successiva fu Bahia. Infine l’ultima tappa di 1.400 km si concluse con l’arrivo a Rio de Janeiro il 15 gennaio 1931, ore 17, di 11 idrovolanti in formazione, insieme alle navi di scorta, davanti al Pan di Zucchero, accolti da una folla festante di circa un milione di persone. Il ritorno non avvenne in volo (gli S.55 furono venduti al Brasile).
Piccole immagini, rintracciate nell'Album di Antonio Miccoli, testimoniano l'ammaraggio dell'idrovolante S.55 I-DONA in difficoltà. In una immagine si vede una lancia davanti al muso dell'idrovolante. Nell'altra si intravedono persone in piedi sull'ala, accanto ai motori. Non potendo decollare, non rimase che il traino, per salvare l'apparecchio.
Per quanto riguarda le cause di ammaraggio, tutti i velivoli ebbero problemi di surriscaldamento ai radiatori causati da 18 ore di funzionamento. Pare che per ripristinare l'evaporazione dell'acqua siano stati impiegati anche altri liquidi. Due velivoli non ce la fecero e furono costretti ad ammarare. I-BIAS, sceso in mare a grande distanza dalla costa, fu gravemente danneggiato dalle onde durante il lungo rimorchio e infine autoaffondato. I-DONA invece era vicino alla costa e non riportò danni.
Le trasvolate aeree furono imprese con una componente marinara non trascurabile, in quanto la Regia Marina dette un supporto dal mare per ogni esigenza, comprese le eventuali emergenze, dispiegando le sue navi nelle zone attraversate dalla rotta.
Nel caso della I° Crociera Atlantica vennero dedicati 8 Esploratori in Atlantico così ripartiti:
Gruppo I, con Da Recco, Tarigo, Vivaldi, per il centro Atlantico, con base nelle Canarie.
Gruppo II, con Da Noli, Malocello, Pancaldo, per la zona americana dell'oceano, con base a Pernambuco.
Gruppo III, con Pessagno, Usodimare, per il lato africano dell'oceano.
E la II° Crociera Atlantica? La Crociera del Decennale meriterebbe ampio spazio e sarà quindi oggetto di un'altra pagina...
Il traino del S-55 da parte dell'Esploratore.
Perché le crociere atlantiche?
Nei primi decenni del novecento l’aviazione ebbe grande sviluppo: da sorprendente novità divenne rapidamente arma militare e già si proponeva come mezzo di trasporto alternativo alla nave, al treno, all’automobile, essendo in grado di superare barriere e distanze in tempi inferiori. Nello stesso periodo si diffondeva la febbre delle competizioni sportive internazionali, con l’affermazione di protagonisti che conquistavano primati, battevano record, divenivano famosi e consegnati alla Storia, grazie all’attenzione con cui le masse seguivano le loro imprese. Ogni importante nazione non poteva mancare al confronto per dimostrare di possedere, oltre al patrimonio umano, anche tecnologia, industrie, organizzazione, con notevoli effetti propagandistici a vantaggio del commercio estero, del governo, e della considerazione mondiale. Per questi motivi, anche l’Italia voleva emergere nella competizione con la sua Aeronautica all’avanguardia. Insieme ai primati di velocità divenivano importanti i voli su lunghe distanze, poiché dimostravano le potenzialità degli aeroplani nel mettere in comunicazione luoghi molto lontani fra loro. In particolare l’Italia si concentrò con successo sulle crociere di decine di velivoli in formazione e soprattutto nelle trasvolate atlantiche, dove la prodezza eccezionale di un eroe veniva sostituita dalla uniforme e sicura prestazione di più piloti e più velivoli, garantendo che l’aviazione potesse in futuro sostituire gli altri mezzi di trasporto, non solo come tempi ma anche come affidabilità ed efficacia. Inoltre la capacità di portare su una remota destinazione molti velivoli assieme era un chiaro suggerimento delle opportunità belliche. La grande risonanza delle Trasvolate Atlantiche Italiane in formazione influenzò in modo determinante la Storia e lo sviluppo dell’aviazione nel mondo.
Gli idrovolanti SIAI-Marchetti S.55 e le loro imprese
L’idrovolante S.55 è celebre per le grandi imprese aeronautiche in cui fu impiegato e per l’aspetto inconsueto, rispetto all’impostazione tradizionale di altri velivoli. Era caratterizzato da una spessa ala a sbalzo che poggiava direttamente su due grandi scafi. La parte centrale dell’ala ospitava la cabina di pilotaggio e anche i due scafi ospitavano carburante e altri servizi. Ogni scafo proseguiva con il trave di coda che sosteneva i timoni: lo stabilizzatore orizzontale e le due derive verticali con un altro timone al centro. I motori erano collocati in tandem su un castello sopra l’ala (erano dotati di un’elica che spingeva e una che tirava). Innovativo, stabile sulle onde, robusto, semplice ed economico per i materiali impiegati (legno), versatile per le motorizzazioni impiegabili, l’idrovolante era anche inconfondibile.
Progettato nel 1922 come risposta alla richiesta di un “ idrovolante d’alto mare lanciasiluri” e presentato come prototipo nel 1923, fu inizialmente rifiutato dall’Aeronautica (troppo anticonvenzionale) ma fu infine adottato nel 1925. L’anno dopo conquistava numerosi primati mondiali ottenendo di conseguenza anche successo commerciale per l’esportazione. Nel 1927 Francesco De Pinedo e Carlo Del Prete portavano un S.55 “Santa Maria” dall’Italia al Sud America. Nel 1928 Maddalena e Cagna con un S.55 parteciparono alla ricerca del dirigibile Italia e trovarono la Tenda Rossa nell’Artico. Nello stesso anno gli S.55 fecero parte di una crociera di massa nel Mediterraneo Occidentale di 61 idrovolanti guidati da Italo Balbo e De Pinedo. L’anno dopo 32 S.55 effettuarono la crociera nel Mediterraneo Orientale. Erano il preludio alle crociere atlantiche dove sarebbe stata enfatizzata la capacità di superare in massa enormi distanze. Nel 1930-1931 14 S.55 in formazione attraversarono l’Atlantico dall’Italia al Sud America nella I° Crociera Atlantica, per 10.400 chilometri. E’ nel corso di questa traversata che il S.55 di Donadelli (I-DONA, di riserva) si trovò in difficoltà e fu costretto ad ammarare, venendo rimorchiato dalle navi italiane di supporto all’impresa. Nel 1933 venne effettuata la II° Crociera Atlantica, del Decennale, dall’Italia (Orbetello) agli Stati Uniti (Chicago e New York), e ritorno in volo, portando 21 S.55 X all’attenzione mondiale. Nello stesso anno un S.55 compì un trasferimento di 22.000 chilometri dall’Italia alla Russia. Dopo un decennio di grandi successi internazionali, il S.55 si rivelava tuttavia superato di fronte all’evoluzione tecnologica e alle esigenze belliche; pertanto venne tolto dal servizio attivo prima del secondo conflitto mondiale.
Caratteristiche del S.55
Apertura alare: 24 mt
Lunghezza : 16,5 mt
Peso a vuoto – peso totale: 5.000 Kg (5750 Kg vers.X) – 10.000 Kg
Velocità di crociera – massima: 180-225 Kmh vers.A, 235-280 Kmh vers.X
Autonomia massima: 3.500 Km vers.A, 4.500 Km vers.X
Motorizzazione versione A: 2 Fiat A22R, totale 1120 CV
Motorizzazione versione X: 2 Isotta Fraschini Asso750, totale 1760 CV
Membri dell'equipaggio (Crociere Atlantiche): 4
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