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Scrivici |Il siluramento della motonave Sebastiano Venier
- Il tragico racconto di chi era a bordo della nave -
Disegno della Sebastiano Venier in secca a Capo Methoni
Ringraziamo il Signor Carlo Giuliano per averci inviato il racconto del padre Luigi.
Luigi Giuliano, classe 1922,
il 9 dicembre 1941 a diciannove anni visse la terribile esperienza del siluramento della Regia Nave requisita Sebastiano Venier.
Riportiamo il suo ricordo di quel tragico avvenimento, nelle parole del figlio Carlo.
Il ricordo di Luigi Giuliano
"...La Sebastiano Venier era una nave della Compagnia Sidarma di Venezia
di circa 6000 tonnellate e faceva parte di una serie di navi costruite a Monfalcone. Gemella dell'Andrea Gritti - della serie Dogi - e della Francesco Morosini che dopo il conflitto effettuera' viaggi sulla linea Cuba Venezuela Nord America.
Partita il giorno 8 da Bengasi con un carico di circa 2000 prigionieri di guerra inglesi, sud africani, neozelandesi e canadesi con un mare agitatissimo, alle ore 14 del giorno dopo quando era all'altezza del Pireo a circa 15 miglia dalla costa, con un tempo cupo e nuvoloso, venne silurata dal Smg Porpoise N 71 inglese.
Mio padre in quel momento era a poppa e vedendo la scia chiese ad un'amico cosa poteva essere e il suo amico gli rispose che forse era un delfino. Dopo un'attimo il delfino si rivelò essere un siluro da 553 mm che esplose all'altezza della stiva N 1.
Le coperture delle stive composte da traverse di acciaio da una tonnellata e tavole di legno vennero lanciate in aria e nell'esplosione innumerevoli prigionieri persero la vita.
Nel caos che si creò si pensò subito che la nave stesse per affondare e molti si gettarono in mare ed anche mio padre preso dal panico su tuffò nell'acqua.
Risultò poi che la nave dopo il rapido appruamento dovuto all'allagamento della stiva colpita, non stava per affondare, ma ormai era troppo tardi.
Per effetto dell'elica che girava ancora, non essendo stato dato il comando di stop, tutte le persone che si erano buttate sottovento venivano immediatamente risucchiate e tranciate dall'elica lasciando sul mare una chiazza di sangue e mio padre vide quello scempio e ricorda ancora con le lacrime agli occhi la poppa della nave che gocciolava sangue e la gente che un' attimo prima viva cercava la salvezza ed un'attimo dopo le loro parti volare.
Dopo, anche a causa del mare agitato mio padre si ritrovò da solo vedendo la nave che a causa della corrente si allontanava sempre più.
Nel racconto mi dice che in quel momento persava di non farcela ed il suo pensiero andò a mia nonna.
Alle 22 finalmente un'ondata piu grossa delle altre lo spiaggiò a Capo Methoni in Grecia sull'unica spiaggetta perché la zona è piena di scogli, e mi racconta che molte persone vennero poi salvate la mattina dopo aggrappate agli scogli, dopo aver lottato tutta la notte con il mare grosso che procurò molte ferite perché gli scogli erano taglienti.
Lui venne soccorso da una gentilissima famiglia greca che lo assistette dopo essere svenuto.
La nave si incagliò sugli scogli dove rimase fino alla fine della guerra quando venne demolita."
La motonave
La Sebastiano Venier, di 6310 tonnellate e varata nel 1940, mentre navigava da Bengasi a Taranto il 9 dicembre 1941 alle ore 14.30 venne silurata dai sommergibili inglesi Torbay e Porpoise. Data l'avaria al timone e le pessime condizioni metereologiche nel tardo pomeriggio venne spinta sulla costa a Capo Methoni. La compagnia Sidarna riarmò nel 1943 un'altra motonave con lo stesso nome. Anche questo sfortunato naviglio venne perduto a causa della guerra nel 1944.
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