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Scrivici |Caratteristiche delle navi da guerra
- Gerarchia e ruolo delle navi negli scontri navali -
Schema che evidenzia la gerarchia delle navi in base alla portata e potenza delle artiglierie. Viene indicata la distanza massima di tiro e quella realistica di combattimento (avendo qualche probabilità di colpire il bersaglio).
Artiglierie e corazzature delle navi
Le navi da guerra di ogni dimensione devono essere progettate per l’uso a cui sono destinate. Devono essere in grado di avere la meglio su unità minori, ovvero artiglieria abbastanza potente per distruggerle e corazzatura sufficiente per non essere danneggiate dai loro colpi di risposta. Devono anche essere in grado di sottrarsi al combattimento con unità maggiori, grazie alla velocità, che dipende dal peso di armi e corazze. Quindi ogni nave non deve avere armi troppo pesanti e struttura fragile, ma nemmeno armi leggere con eccessiva pesantezza. Deve avere armi e difese equilibrate fra loro, che indicano la classe della nave e di cui si forniscono alcuni esempi: corazzata (che può avere cannoni da 381 mm con una stazza di circa 35.000 tonnellate), incrociatore pesante (203 mm, 10.000 t.) o leggero (150 mm, 5.000 t.), cacciatorpediniere (120 mm, 1.500 t.), torpediniera (100 mm, 700 t.). I cannoni di calibro maggiore, oltre al più forte effetto distruttivo, hanno portata superiore, permettendo di colpire l’avversario, finché non è arrivato alla sua portata. La differenza può essere di vari chilometri, durante i quali si è esposti al tiro avversario senza difese, per cui la nave inferiore ha un ulteriore motivo di evitare il contatto, sfruttando la leggerezza e velocità per allontanarsi. Al contrario la nave più grande, per quanto potenti siano le macchine, è rallentata perché al crescere del peso diminuisce la velocità massima, permettendo alle prede di sfuggire. A parte inutili inseguimenti o fughe poco esaltanti, che deprimono il morale degli equipaggi, una nave dovrebbe cercare sempre il combattimento quando trova una unità simile, come impone la logica e l’onore. In questo caso piccole differenze di progettazione e di abilità, accompagnate dal caso e dalla situazione, possono determinare l’esito dello scontro. Gittata, cadenza e precisione del tiro sono importanti. Anche la corazzatura, che non può essere dappertutto, viene progettata e distribuita in modo da frenare o deviare i colpi dalle parti vitali, limitandone l’effetto. Si arriva a progettare lo spessore verticale (delle fiancate) e orizzontale (del ponte) in funzione del proiettile che dovrebbe arrivare e con quale inclinazione (laterale per tiri ravvicinati e tesi, oppure dall'alto per tiri da lontano a parabola), ovvero si immagina a quale distanza si prevede di combattere e con quali antagonisti. La struttura, una volta costruita, non è facile da modificare. Di conseguenza, la nave progettata per affrontare un incrociatore francese, trovandosi di fronte un incrociatore britannico, magari più pesante, dovrà mutare tattica. Identificare le navi avvistate non è curiosità ma necessità, poiché influenza lo svolgimento dello scontro. In combattimento, si cambia rotta e si accosta per imporre le proprie condizioni ottimali, che peraltro sono note al nemico. Il colpo a segno non ha solo lo scopo di affondare il nemico: basta che lo rallenti o ne limiti l’efficacia, aumentando il vantaggio e la probabilità di vincere.
Impiego e ruolo delle navi
Ogni nave ha una sua modalità di impiego. Le piccole unità, come le torpediniere o i caccia, devono essere veloci e agili, per attaccare un sommergibile o una motosilurante. Dato che la risposta può essere un siluro, l’agilità è indispensabile. Pertanto le piccole unità non possono proteggersi con la corazzatura, che appesantisce troppo. Inoltre lo scafo deve essere progettato per la velocità (circa 35-40 nodi) con caratteristiche contrarie a quelle necessarie per evitare il rollio o per reggere il mare agitato. Alcuni caccia italiani furono allargati per compensare l’instabilità ma persero alcuni nodi di velocità, che potevano risultare preziosi in condizioni particolari. Le unità più piccole sono le torpediniere, inizialmente nate per l'uso offensivo, per insidiare le grandi navi, ma furono poi destinate a ruoli difensivi, come il contrastare sommergibili o altre minacce. Le torpediniere sperano di non trovarsi contro i cacciatorpediniere (nome che ne descrive lo scopo). I cacciatorpediniere sono una vera minaccia per le torpediniere perché sono quasi altrettanto veloci e spesso hanno armamento superiore. D’altra parte i cacciatorpediniere dovrebbero sfuggire agli incrociatori (circa 35 nodi). Ma basta che un cacciatorpediniere sia sovraccarico, come successe al caccia Espero, e la fine è certa. I cacciatorpediniere, in caso di necessità, per proteggere navi più importanti o mercantili, possono rischiare e andare contro unità maggiori per insidiarle con i siluri (come tentarono gli inglesi nella Battaglia di Mezzo Giugno). Altrettanto non possono fare gli incrociatori con le corazzate, perché la distanza da recuperare è troppa, e si usano soltanto le artiglierie. Nello scontro del Rio della Plata gli incrociatori britannici attaccarono audacemente la corazzata tascabile tedesca Graf Spee, ma avevano il vantaggio del numero e l’antagonista aveva calibri di poco superiori. Le corazzate sono il massimo della potenza e della forza, per cui vennero chiamate “dreadnought” (navi che non temono nessuno) ma vennero insidiate dai siluri e dai bombardamenti aerei. Hanno il massimo della difesa corazzata, capace di fermare tutti i calibri inferiori eccetto quelli uguali al proprio, per il quale contano sulla struttura robusta. La corazzata Cesare, ristrutturata, incassò un proiettile da 381 della Warspite senza gravi danni. Invece l’incrociatore Hood, che aveva lo stesso calibro 381 della Bismarck, non aveva però la stessa protezione e saltò in aria quando fu raggiunto da una bordata della corazzata tedesca. Generalmente le corazzate sono ben protette e la corazzatura maggiore è così spessa che può neutralizzare i quintali di esplosivo, come avvenne alla Littorio che fu colpita senza effetto da bombardieri pesanti americani. L’effetto è diverso se il danno avviene in un punto vitale non protetto, possibilità offerta soprattutto dai siluri. Le corazzate hanno anche il primato del peso, che limita la velocità (massimo 30 nodi), consentendo agli incrociatori di allontanarsi. In sostanza la corazzata è fatta per battersi con un suo pari, oppure per condizionare l’avversario con la sola presenza, costringendo tutti a cederle il passo. Il traffico mercantile (assai lento) non può essere protetto nemmeno dagli incrociatori, se c’è una corazzata vicina. Se ogni nave inferiore può fuggire più velocemente, in teoria ci sarebbero pochi affondamenti. Però la sconfitta può dipendere da pochi nodi di velocità, giustificando un inseguimento perché basta che il fuggitivo abbia una banale avaria alle macchine, sollecitate al massimo, per raggiungerlo. Sulle corazzate il tiro avviene procedendo alla massima velocità, con l’enorme massa lanciata sulle onde che garantisce stabilità. I bersagli sono a distanze notevoli, poco visibili all’orizzonte per la foschia e la curvatura della Terra, enfatizzando l’importanza dei calcoli e delle osservazioni, come pure la qualità delle munizioni e l’addestramento dei cannonieri. Un sistema complesso con tanti passaggi. L’impiego della corazzata è anche un drammatico momento di verifica del livello complessivo della Marina nazionale. La corazzata ha forse il grave difetto della sua grandezza, del suo costo, del tempo per costruirla, dello sforzo per mantenerla e rifornirla, delle tante navi che devono accompagnarla. Può essere una grande minaccia ma è anche un grande obiettivo. E’ interessante notare che al termine del secondo conflitto mondiale le due più importanti e moderne corazzate italiane (Littorio-Italia e Vittorio Veneto) inizialmente destinate ai vincitori, furono infine destinate alla demolizione. Il disinteresse per le grandi navi da battaglia (molto costose come mantenimento) fu probabilmente motivato sia dall’assenza di contrasto navale in Mediterraneo che dalla diminuita importanza negli scontri aeronavali, dove ormai predominava il siluro rispetto all’artiglieria.
Per vedere come funziona una corazzata in combattimento nel 1941
Continua...
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