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Scrivici |Rassegna Stampa affondamento Sm F.14
- Articoli e scritti dell'epoca -
Ringraziamo la Signora Carla Bellato Ortale per la documentazione della stampa dell'epoca che ci ha gentilmente inviato.
Drammatico dialogo in fondo al mare
Pola, 11 notte.
A tragedia ormai conclusa, l’articolo riporta un estratto del libro dei telegrammi del F.15, il sommergibile gemello che colse i segnali provenienti dal F.14. Il comandante Padolecchia manovra il suo sommergibile per avvicinarsi al F.14, guidato dalle segnalazioni correttive del comandante Wiel. “Cercate di avvicinarvi. ..Sento bene. Siamo con la poppa a fondo; inclinazione 70 gradi. A bordo siamo in 24 vivi e sani; tre sono nello scompartimento di poppa invaso dalle acque e morti…”. Il F.15 risponde: ”Compreso. Vuotate serbatoio nafta e olio; date aria.” F.14 informa: “Allagate batterie poppa, completamente. Abbiamo mollato tutta zavorra “ (ore 11.30). Il F.15 chiede da che lato si senta il segnale dell’apparecchio Fessender, mentre il F.14 fornisce indicazioni. Alle 15 viene sentita sullo scafo del F.14 una catena strusciare, probabilmente quella del palombaro, come specifica il F.15. Alle 16 il F.14 produce macchia di nafta, sempre per facilitare il compito di individuarlo e sollecita: “…fate presto, qui si muore.” Alle 19.40 : “…ci facciamo coraggio ma non ne possiamo più.” Poi richieste del F.15 rimangono senza risposta, solo segnali incerti e frammentari, poco leggibili. Più tardi alcuni deboli colpi di martello, infine più niente.
La Stampa, 12 agosto 1928.
La tragedia del sommergibile F.14
Trieste, 7 notte.
L’articolo ricorda che il sommergibile prendeva parte ad una esercitazione (una finta battaglia), dove avrebbe dovuto contrastare una squadra giunta da Venezia con l’obiettivo di forzare il porto di Pola. All’altezza dell’isolotto di S.Giovanni in Pelago aveva avvistato un primo convoglio con la nave ammiraglia Brindisi, scortata da due cacciatorpediniere. L’azione progettata era di silurare la nave immergendosi e passando in mezzo ai due caccia. Stimata la velocità e posizione delle unità nemiche, riemerse ed in quel momento avvenne la collisione. Il F.14 affondò mentre il caccia investitore Missori avvertiva le altre unità e il Comando della Base di Pola. Dal F.14 il radiotelegrafista Trolis faceva conoscere la situazione dei superstiti. Scattavano i soccorsi e sarebbero anche intervenuti tre idrovolanti che dopo lunghe ricerche avrebbero avvistato il relitto sommerso. Il sommergibile veniva rifornito d’aria da un altro sommergibile e disponeva di scorte d’aria per due giorni. La Ditta armatoriale Tripcovich, i cantieri di Monfalcone e di Fiume avevano inviato sul posto tutti i mezzi disponibili. Una gru da 250 tonnellate dell’arsenale aveva imbracato il sommergibile nella parte poppiera. L’opera di sollevamento che lo aveva portato in orizzontale e fino a 12 metri, fu interrotta per lo scivolamento dei cavi e quindi ripetuta. Palombari e tecnici erano sotto il comando dell’Ammiraglio Foschini sull’esploratore Aquila, mentre giungeva sul posto anche l’Ammiraglio comandante in capo della piazzaforte di Pola. Intorno alle 20 il sommergibile venivano portato a galla ma era ormai troppo tardi per l’equipaggio. Il preoccupante silenzio dall’interno poteva essere spiegato con lo spostamento dei superstiti nella cabina del comandante, dove mancavano gli strumenti di trasmissione, oppure con il soccombere del personale per l’avvelenamento a seguito dei gas sviluppati: purtroppo fu confermata questa seconda ipotesi. L’articolo contiene anche i succinti comunicati ufficiali dell’Agenzia Stefani.
La Stampa, 8 agosto 1928.
Luci eroiche nel luttuoso dramma sottomarino
Pola, 8 notte.
Mentre inizia il prosciugamento del bacino del cantiere di Scoglio Ulivi, dove è stato portato il relitto del F.14, l’articolo ripercorre le fasi della vicenda. Vengono descritti i dialoghi drammatici con i sopravvissuti e il primo tentativo non riuscito di sollevamento. Infine alle ore 18.30 emergeva la torretta e il capitano medico Guerrieri della nave Brindisi vi saliva, procedendo all’apertura del portello, da cui si sprigionava il gas accumulato all’interno. Un rapido controllo con apparecchio di respirazione gli permise di uscire subito, confermando la morte di tutti gli occupanti. Ridiscese, legato a una fune, ma uno svenimento per asfissia (nonostante la maschera) gli impedì di iniziare il recupero dei corpi. Fu tratto fuori grazie alla fune e curato, riprendendosi rapidamente. L’Ammiraglio comandante della base di Pola ordinò quindi la sospensione dell’estrazione delle salme e l’inizio del trasbordo del sommergibile in bacino. Il trasporto venne condotto con il pontone 30 che procedeva sollevando la prora del F.14, mentre il pontone 240 seguiva tenendo la poppa. Le altre navi procedevano a lato e dietro, come un corteo funerario. Verso le tre di notte l’ingresso in porto. La mattina all’alba sulle navi vennero alzate le bandiere di combattimento a mezz’asta abbrunate. In bacino, durante il pompaggio per lo svuotamento, iniziava l’estrazione delle salme con i gas ancora inquinanti l’ambiente. Pur disponendo di maschere “polivalenti” a protezione contro i gas asfissianti, gli operatori dovevano intervenire per tempi brevissimi, anche per l’impressione prodotta da questa attività oltre alla fatica o difficoltà di muoversi in spazi ridotti.
L’articolo torna a descrivere ancora la dinamica dell’incidente e si fa notare la perizia e tempestività dei soccorsi, poiché nessuna marina al mondo era stata capace di riportare a galla un sommergibile affondato in meno di 36 ore, un vero record tenendo conto di difficoltà aggiuntive come lo stato del mare. Tale tempo fu comunque troppo lungo per l’equipaggio, di cui si immaginava la sequenza del dramma in funzione della rapida chiusura dei portelli stagni interni. Nei locali poppieri squarciati e allagati la morte per annegamento fu praticamente immediata. Nei locali centrali, dove si trovava anche il comandante Wiel, furono tenuti i collegamenti e cessarono con la perdita di conoscenza prima del decesso. Probabilmente chi si trovava nei locali prodieri, più in alto e più lontani dalle esalazioni, sopravvisse più a lungo ma non a sufficienza.
Vengono poi elencate le 27 vittime (Agenzia Stefani):
Appartenenti al sommergibile:
Capitano di corvetta Wiel Isidoro, Guardiamarina di complemento Fasulo Sergio, Capo torpediniera Pontanivo Rodolfo, Capo meccanico Mura Antonio, Capo torpediniera Forzella Giuseppe, Secondo Capo meccanico Pampirio Giovanni, Sottocapo R.T. Trelis Garibaldi, Sottocapo elettricista Ulcich Giordano, Sottocapo meccanico Carrozza Luigi, Elettricista Andretta Ugo, Elettricista Repetto Giovanni, Sottocapo elettricista Massari Radium, Silurista Sedano Stefano, Marinaio Penta Cosimo, Marinaio Rossi Oreste, Fuochista artefice Masetti Gino, Allievi fuochisti: Chiarella Elio, Barenti Menotti, Quartara Pietro.
Appartenenti alla Scuola Motoristi di Pola:
Capo meccanico Carbone Giacomo, Allievi motoristi navali di leva Paganini Luigi, Sergi Nicola, Cenni Carlo, Celsa Francesco, Doero Giuseppe, Brosagà Giorgio, Scalabrini Elio.
La Stampa, 9 agosto 1928.
Il contesto in cui si colloca l'evento
La stampa dell’epoca ci fa percepire la grande risonanza della tragedia, per le particolari condizioni in cui era avvenuta: in tempo di pace tra le due guerre, quando l’attenzione collettiva poteva concentrarsi sui fatti, sul loro svolgersi. Inoltre non fu un incidente conosciuto a posteriori e fu possibile seguirla quasi “in diretta”, con l’incertezza dell’esito, alternandosi tra speranza e sconforto. Il dramma di alcune persone e i dettagli della loro inesorabile fine, con tutto il tempo per pensare, era ben diverso dei tanti caduti quasi anonimi della recente guerra mondiale e consentiva una immediata simpatia e immedesimazione. Impossibile rimanere indifferenti e il ricordo sarebbe rimasto per sempre nella memoria dei contemporanei. Altri sommergibili erano scomparsi prima di questo (si veda la lista sottostante) e altri ne sarebbero scomparsi in seguito, ma con minor clamore nascondendo negli abissi analoghe situazioni, mentre qui si poté vivere la vicenda. I giornalisti vi dedicarono quindi tutto il possibile spazio, su quotidiani che allora erano dotati di pochissime pagine, accontentando la curiosità della gente in tutta la nazione. Chi doveva tenere informate le masse aveva un compito non facile quando ancora il “reportage” era agli albori e le eventuali inesattezze sarebbero risultate più evidenti rispetto a più precisi e meno retorici rapporti ufficiali, consegnati alla Storia.
Negli articoli sul quindicinale “L’Italia Marinara” N.14 dell’agosto 1928, contenente un servizio speciale sulla disgrazia del F.14, si presenta un elenco dei vari sommergibili perduti in tempo di pace dalla Grande Guerra fino ad allora, a conferma dei frequenti e fatali incidenti che potevano accadere su questi battelli:
12 marzo 1920 – Il sommergibile americano H.1 andò in secco a est di Point Redonds nella bassa California e gran parte dell’equipaggio perì per avvelenamento da gas di cloro.
1 settembre 1920 - Il sommergibile americano S.5 affondò a 50 metri per mancata chiusura di una presa d’aria presso la costa del Delaware, rimanendo con la poppa in superficie. L’equipaggio si salvò dai gas di cloro, uscendo da una apertura praticata con l’aiuto di un piroscafo.
20 gennaio 1921 – Il sommergibile inglese K.5 per un errore di manovra scomparve in profondità nella Manica, con tutto l’equipaggio.
2 settembre 1921 - Il sommergibile americano R.6 affondò in porto a San Pedro per un tubo lanciasiluri aperto, con due vittime.
7 dicembre 1921 - Il sommergibile americano S.48 rimase sul fondo senza riuscire a riemergere al largo di Bridgeport nel Conn. Riemerso con la sola prua, l’equipaggio usci dai tubi lanciasiluri rimanendovi aggrappato per ore prima di essere salvato.
23 marzo 1922 – Il sommergibile inglese H.42 riemerse davanti al cacciatorpediniere Versatile e fu speronato, affondando in profondità con la perdita di tutto l’equipaggio.
21 agosto 1923 – Il sommergibile giapponese N.70 in un collaudo presso Kobe affondò con 83 vittime.
28 ottobre 1923 - Il sommergibile americano O.5 venne speronato e affondato dal piroscafo Abangares presso Limon Bay, canale di Panama, con tre vittime.
29 ottobre 1923 - Il sommergibile giapponese 26 affondò per un tubo lanciasiluri e l’equipaggio riuscì a salvarsi.
10 gennaio 1924 – Il sommergibile inglese L.24 emerse e fu speronato dalla corazzata Resolution, affondando con la perdita di tutto l’equipaggio.
19 marzo 1924 – Il sommergibile giapponese 43 affondò presso Sasebo, ma non fu possibile salvare l’equipaggio pur potendovi parlare con una boa telefonica.
26 agosto 1925 – Il sommergibile italiano Veniero fu speronato e affondato dal piroscafo Capena presso Capo Murro di Porco, con la perdita di tutto l’equipaggio.
28 settembre 1925 – Il sommergibile americano S.51 in navigazione notturna presso Block Island fu speronato e affondato dal piroscafo City of Rome, con soli tre superstiti che erano in torretta.
12 novembre 1925 – Il sommergibile inglese M.1 veniva speronato e affondato dal piroscafo svedese Vidar, senza possibilità di salvare l’equipaggio.
9 agosto 1926 – Il sommergibile inglese H.29 affondava nell’arsenale di Devonport per errore con 6 vittime.
17 settembre 1927 – Il sommergibile americano S.4 in emersione fu speronato al largo di Provincetown Mass dal cacciatorpediniere Paulding e affondò con la morte dell’equipaggio soprattutto per asfissia perché il recuperò richiese tre mesi.
Nota: Dati semplicemente riportati dalla pubblicazione originale.
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