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Scrivici |Nomi e motti delle navi italiane
- Tradizioni della Regia Marina -
VENTI IMPETU DELENDO RUO : il motto dell’ Espero, con Ciano nel 1932 in Cina, forse con combattenti in Spagna nel 1936, con l’equipaggio schierato forse prima del 1940.
Ringraziamo Marco Caligaris e Mauro Vampi, per il motto dell'Espero, Ciro Artiano per il motto della Solferino, Marco Cech per il motto del Trento.
I nomi delle navi
Una nave può essere mezzo di trasporto o strumento di guerra, ma per un marinaio non sarà mai un semplice oggetto. La nave è un involucro che accoglie e protegge da un ambiente ostile, oppure è fonte di orgoglio e di unità per il suo equipaggio, che manifesta attaccamento (se non affetto) per la compagna di tante esperienze. La nave ha una personalità, come cosa viva, ed è quindi naturale assegnarle un nome, spesso carico di simboli e significato. Un paese come l’Italia, ricco di storia, ha avuto solo l’imbarazzo della scelta fra tanti nomi. In fondo anche le vie di una città meritano l’individualità e suggestione di un nome storico, piuttosto che anonimi numeri.
Se tutti sanno chi sia stato Garibaldi, molti non sanno chi fosse Antoniotto Usodimare e correranno quindi ad informarsi per non fare brutte figure. L’assegnazione dei nomi, oltre che tributo a personaggi da non dimenticare, è anche stimolo a conoscere la Storia italiana. Nomi famosi e di eccellenza avevano il loro spazio quando la Marina Italiana era una grande Marina e aveva tante navi. Ma non mancavano anche figure immaginarie e bastava il semplice uso di un vocabolario ben fornito come quello nazionale.
Percorrendo i nomi delle navi militari, troviamo grandi personaggi della Storia (Cesare, Pompeo, Regolo,…), condottieri (Scipione, Di Giussano, Delle Bande Nere,…), navigatori (Pigafetta, Tarigo, Da Verazzano,…) , artisti e poeti (Da Vinci, Alfieri, Carducci,…) , eroi risorgimentali (Mameli, Garibaldi, La Masa,…), valorosi della Grande guerra (Crispi, Toti, Montanari,…), scienziati (Marconi, Galvani, Torricelli,…) oppure luoghi memorabili o redenti (Solferino, Vittorio Veneto, Trieste…) e coloniali (Tembien, Sciré, Amba Aradam,…). Ma anche le semplici figure di soldati (Carabiniere, Corazziere, Aviere,…) , figure mitologiche (Nereide, Sirena, Minerva,…), animali (Gabbiano, Ape, Gazzella,…), venti (Espero, Ostro, Libeccio,…), eventi naturali (Turbine, Baleno,…), minerali e metalli (Diamante, Onice, Bronzo,…).
Insomma la libertà di scelta non è mancata e l’assegnazione di nomi attinenti era un modo per individuare la parentele tra unità di uno stesso gruppo progettuale. Spesso una storia o un nome altisonante suggerivano un futuro dignitoso e longevo che si sperava di augurare alla nave. Lo stesso nome già impiegato per una nave perduta o demolita poteva essere riutilizzato per una nuova unità, come una immaginaria discendenza.
REDENTA REDIMO: il motto dell’Incrociatore Trieste. Particolare da "Gli Incrociatori Pesanti Italiani" - Gay, Andò, Bargoni - Ateneo e Bizzarri
I motti delle navi italiane
Il semplice nome sembrava forse troppo stretto e in un lontano passato nacque il desiderio di accompagnarlo con una frase, breve ma lapidaria, poetica o importante, magari in latino. Poteva provenire da Cicerone, Dante, D’Annunzio o essere la frase estrema di un eroe risorgimentale. Ciò era in linea con le tradizioni italiane dove ogni casata o città aveva le sue insegne e una frase sibillina, dai molteplici significati. Come lo stemma e il motto araldico, anche le navi avevano la polena e il motto. Se le navi moderne dovevano dotarsi di fregi essenziali, come una semplice stella, il motto aveva sempre un luogo dove collocarsi. Era talvolta il comandante, forse desideroso di imprimere un suo segno, a volere e scegliere il motto, suggestivo e quasi misterioso, con necessaria spiegazione o illustre riferimento, per dare nobiltà alla nave e trasmettere un messaggio, anche edificante per l’equipaggio. La consuetudine si diffuse e divenne regola, tanto che negli anni trenta ogni unità da guerra aveva il suo motto, con rare eccezioni. Talvolta una immagine scattata a bordo ci mostra il motto, come elemento di identificazione. Spesso vi era correlazione tra il motto scelto e il nome della nave, ma potevano anche essere indipendenti.
"Osare", il motto della Torpediniera Solferino, riportato anche su cartoline o carta intestata.
E gli altri?
Certamente il costume di assegnare nomi e motti alle navi è comune a molte Marine da guerra.
Anche la Royal Navy usava nomi di fantasia o evocativi, insieme a nomi di figure storiche o reali. Pure i britannici usavano l’assegnazione di nomi simili per identificare unità con caratteristiche simili. Ciò è particolarmente evidente con i sommergibili: ad esempio le unità della classe “U” portavano tutte nomi con questa iniziale. Non c’era quindi solo l’Upholder, ma anche Unbending, Ultimatum, Unbeaten, Unique, Upright,… Come nella Marina Italiana, un nome glorioso di una unità scomparsa poteva essere attribuito a una nuova unità: così è avvenuto per un nuovo Upholder della Royal navy.
Naturalmente non poteva mancare il motto del Trento: Nomen Neptunus Dedit, Dabo Neptuno Gloriam.
I motti su Trentoincina.
Dove disponibile, indichiamo nelle schede del database il motto di alcune unità con qualche spiegazione, anche del nome.
Ad esempio, cerca dentro la scheda di queste navi il relativo motto e la spiegazione:
Inoltre sul menù di destra compare sempre un motto, scelto casualmente ad ogni nuova consultazione.
Sono gradite eventuali segnalazioni da parte dei visitatori su motti mancanti.
Chi è interessato alla tradizione dei motti, può trovare diverse risposte nella pubblicazione “I Motti delle Navi Italiane” dell’Ufficio Storico della Marina Militare (1998).
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